Apre domenica 16 settembre nel modenese la caccia alla fauna stanziale, come lepri e fagiani, e uccelli acquatici (anatidi e trampolieri), che vedrà impegnate oltre dieci mila doppiette. In vista dell’apertura, i cacciatori modenesi stanno ritirando nei Comuni di residenza il tesserino regionale, un libretto dove ogni cacciatore deve trascrivere negli appositi spazi oltre la data, la sigla dell’Atc o Afv anche il tipo di caccia svolto quel giorno (da appostamento o vagante).

Pertanto i cacciatori trovano nei Comuni due calendari, da usarsi necessariamente assieme: quello regionale dovrà essere usato per le disposizioni regionali, quello provinciale espone solo le modifiche valide per il modenese. Il calendario provinciale definisce anche le norme comportamentali per la salvaguardia dell’ambiente agricolo e forestale: quando e come si può entrate in un frutteto o in un campo coltivato, in una zona di rimboschimento o in un vigneto. Definite anche le prescrizioni sulle armi.
La Provincia, in conformità con il calendario regionale, ha stabilito anche le limitazioni a tutela di alcune specie che presentano sensibili cali di popolazione come l’allodola, la starna e il merlo. Previsti controlli della Polizia provinciale sullo svolgimento dell’attività.
Come spiega Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente, “abbiamo anche tenuto conto delle esigenze di protezione dei nostri prodotti agricoli, in particolare in questo periodo dei vitigni, come peraltro ci hanno chiesto le associazioni agricole”.
Proprio per tutelare i vitigni, quindi, si potranno cacciare anche gli storni negli Atc Modena 1 e Modena 2 (quelli che comprendono la pianura, la collina e parte della montagna) ma con limitazioni. Tra le altre regole imposte dal calendario quelle relative a strana e pernice rossa che sono protette in tutta l’area dell’Atc Modena 1 e Modena 3, mentre nel Modena 2 ne è proibita la caccia nelle aree collinari comprese nel progetto speciale di ripopolamento. Negli Atc la caccia al fagiano e alla lepre comune termina il 2 dicembre.
Prosegue intanto fino al 30 settembre la caccia al maschio di capriolo nell’ambito della caccia di selezione effettuata solo da cacciatori autorizzati, mentre fino al 31 gennaio si svolge la caccia di selezione al cinghiale che vede impegnati circa 400 cacciatori autorizzati dalla Provincia.

Le cifre dei 3 Atc modenesi
Nel modenese gli Ambiti territoriali di caccia (Atc) sono tre e hanno una dimensione complessiva di quasi 160 mila ettari. I confini degli Atc dividono il territorio orizzontalmente in tre parti: l’Atc Modena l (a nord, e riguarda la bassa pianura, da Carpi a Finale Emilia), l’Atc Modena 2 (quello centrale, copre la media pianura, tutta la collina e parte della montagna ovvero da Soliera a Pavullo) e l’Atc Modena 3 che è quello più a sud, in alta montagna. Ogni Atc è governato da un Comitato direttivo, l’organo di gestione, e da una assemblea dei soci.

L’attività degli Atc è stata modificata di recente dalla Regionale che ha trasformato gli Atc in strumenti di governo del sistema assegnando una più accentuata funzione di controllo alle Province.
La legge inoltre amplia i compiti degli Atc introducendo per loro la possibilità di svolgere attività verso gli iscritti di protezione civile e di formazione culturale, in campo faunistico-venatorio. Previste anche quote di disponibilità di accesso agli Atc per realizzare scambi interregionali di cacciatori ed equilibrare la presenza venatoria sul territorio, nel rispetto del principio di reciprocità con le altre Regioni.

Scattano i controlli della Provincia
Anche quest’anno sull’attività venatoria vigileranno i venti agenti della Polizia provinciale che hanno il compito di tenere sotto controllo qualcosa come 250 mila ettari di territorio: infatti, oltre alla superficie cacciabile, 160 mila ettari in tutta la provincia modenese, dovranno controllare il rispetto del regime di divieto di caccia nelle aree protette (circa 60 mila ettari), in quelle parti di campagna che i Comuni hanno dedicato allo sviluppo dei piani regolatori, in cui è vietato cacciare, e nelle aree rurali vicino ai centri abitati dove i sindaci hanno vietato la caccia.
Al loro lavoro si aggiungerà, soprattutto in montagna, quello del Corpo Forestale dello Stato; collaboreranno anche una quarantina di vigili ausiliari volontari provinciali nonché alcuni nuclei di Gev e le tre guardie venatorie degli Atc.