“Sembra assurdo ma con le frane ed alluvioni che negli anni ’50 e 60’ interessarono l’abitato di Succiso a Ramiseto – dichiara Massimo Becchi presidente di Legambiente Reggio Emilia – si è creato un miracolo economico unico nel suo genere. La mancanza completa di vigilanza e controllo da parte degli enti preposti, in primis il Comune di Ramiseto, ha fatto si che negli anni il borgo di Succiso, dichiarato da trasferire a causa delle alluvioni del 1966, con D.M. del 9 dicembre del 1968, invece di essere demolito sia miracolosamente risorto, ristrutturato ed oggetto di villeggiatura, con atti di compravendita eseguiti fino ai giorni nostri”.


I fatti:

dopo le alluvioni del 1966 l’abitato di Succiso, già dichiarato da consolidare nel 1957, fu dichiarato nel 1968 da trasferire. Per questo la L.R. 20/1976 stabilì interventi straordinari, stanziano 1,25 miliardi di lire per la costruzione di nuovi alloggi (l’attuale Varvilla) per le famiglie per le quali era previsto il trasferimento, completamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondarie di Varvilla, con realizzazione di un centro civico, chiesa, canonica, nonché i lavori di demolizione dei fabbricati di Succiso provvisori (le baracche tuttora esistenti) e costruzione di una stalla sociale. Agli enti locali (Provincia, Comune e Comunità Montana) spettava la demolizione del vecchio abitato e dei ricoveri provvisori.
Mentre la Regione rispettò la normativa, gli enti locali non hanno fatto altrettanto, tanto che nel 1988 prendono atto di una situazione fortemente deteriorata, con irregolarità ed illeciti nella tipologia dei nuovi alloggi, mancata demolizione degli edifici lesionati che, pur passati nella proprietà della Regione, furono assegnati dal Comune ai proprietari dei terreni senza alcun atto scritto (e per fortuna che siamo in provincia di Reggio Emilia!!).
Furono costruiti nuovi fabbricati a Varvilla, suppur vincolato da un “Galassino”, e i vecchi edifici lesionati e i manufatti provvisori furono poi risistemati, venduti o affittati.
Per fare fronte a questo si istituisce un tavolo di lavoro che nel 1990 porta a uno studio geologico approfondito per verificare e monitorare la frana, che nel frattempo sembra essersi fermata, che terminerà nel 1995. Intanto la situazione di abusi edilizi continua con la richiesta di 30 domande di condono che vengono rifiutate dal Comune su parere della Regione.
Ad oggi si sta cercando di trasformare il vincolo da trasferimento a consolidamento e siamo nel 2007.

“Certamente una situazione unica nel suo genere, alle porte del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, in cui alla legalità si è sostituito un far finta di nulla in cui gli amministratori locali hanno preferito voltarsi dall’altra parte. Ora a Succiso coesistono le baracche provvisorie, molte risistemate a villini e riccamente arredate (realizzate perlopiù in eternit), il paese nuovo di Varvilla, con edifici senza abitabilità, in quanto doveva essere trasferita dalle unità abitative da demolire e mai demolite, e il paese vecchio, sostanzialmente ristrutturato, senza permessi e in barba ad ogni normativa edilizia. Viene spontaneo a questo punto chiedere l’abbattimento del borgo vecchio, di proprietà della Regione e delle baracche provvisorie utilizzate dopo lo sgombero del paese, in quanto alcune famiglie da una si sono ritrovate con 3 abitazioni, come dire una vera frana dei miracoli”.

“E necessario – conclude Becchi – che la Regione attivi quanto prima un controllo su quanto accaduto, togliendo agli enti locali, troppo coinvolti in interessi localistici, la possibilità di operare su questa materia e faccia proprio, a tutti gli effetti, l’abitato di Succiso, decidendo nel contempo su come procedere. Vista la situazione di mancanza assoluta di legalità è stato inoltre presentato un esposto alla Procura della Repubblica”.