Oltre al chirurgo che ha eseguito l’operazione, ci sono altri due indagati nell’inchiesta della Procura felsinea sulla morte di Daniela Lanzoni, 54 anni. Sono il tecnico che ha preparato il dischetto digitale della Tac e che ha attribuito, quindi, le lastre sbagliate alla donna poi deceduta, ed il medico radiologo che ha firmato il referto della paziente. Per tutti e tre gli indagati il reato contestato dal pm Francesco Caleca, titolare delle indagini, è quello di omicidio colposo.
Intanto non è stata ancora decisa una data per l’autopsia sul corpo della donna perchè si attende la nomina di un pool di consulenti con competenze mediche ed informatiche che dovrà verificare la dinamica dei fatti ed accertare eventuali responsabilità.
Con tutta probabilità il collegio di esperti, che sarà scelto dai magistrati attingendo ad ambienti ‘non bolognesi’, esterni cioè all’ospedale Sant’Orsola o all’ateneo petroniano – proprio per garantire il massimo della trasparenza e della professionalità – non verrà nominato prima di un paio di settimane. I magistrati attendono il rapporto dei carabinieri dei Nas che nei giorni scorsi hanno sentito, in qualità di persone informate dei fatti, diversi protagonisti della vicenda e hanno sequestrato materiale dalla struttura ospedaliera bolognese.
Le indagini dei militari, secondo quanto si è potuto apprendere, si sono concentrate sul percorso di memorizzazione delle immagini radiologiche attribuite erroneamente alla paziente deceduta e sulla produzione del dischetto digitale.
Parallelamente all’indagine condotta dai magistrati si svolge quella della commissione regionale istituita dall’assessore alle Politiche per la Salute, Giovanni Bissoni, alla quale partecipano anche due esperti del ministero della Salute e che entro il prossimo 8 ottobre dovrà presentare una relazione dettagliata sullo svolgimento dei fatti.
Il procuratore capo di Bologna, Enrico Di Nicola, ha assicurato che i lavori della Commissione regionale si svolgono “in piena collaborazione” con l’indagine dei magistrati.

