Stamane erano 399 i detenuti del Sant’Anna di Modena, a fronte di una capienza di 222 persone. Per usare le parole del capo della amministrazione penitenziaria, anche a Modena “c’e’ un rubinetto aperto che allaga la casa, e tutti guardano senza intervenire”.


“La presenza di detenuti stranieri supera il 70% del totale – afferma Borghi – una delle più alte percentuali italiane: è impossibile non cogliere come solo la modifica della legge Bossi-Fini sulla immigrazione potrà modificare questa situazione. Occorre poi favorire l’accesso a misure alternative al carcere già previste dalle leggi vigenti, ma troppo spesso sottovalutate dai giudici di sorveglianza. Una situazione che si ripercuote inevitabilmente anche sugli operatori penitenziari, che anche a Modena sono ben al di sotto delle necessità: basti pensare che per una popolazione così ampia solo 3 sono gli educatori. È comunque positivo, in questo quadro difficile – conclude Borghi – l’impegno del direttore della struttura Paolo Madonna, che sta mantenendo da tempo positive relazioni con gli enti locali (Comune e Provincia di Modena), con la Regione ed i volontari che operano all’interno del Sant’Anna”.