E’ possibile guarire dal trauma di una violenza sessuale? Questa è la domanda a cui si cercherà di dare risposta nel convegno “Il corpo violato”, organizzato sabato 8 marzo alle ore 11.00 a Bologna presso la Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio. All’incontro parteciperanno Elsa Antonioni della Casa delle Donne per non subire violenza, Raffaella Lamberti del Centro di documentazione delle Donne, la semiologa Patrizia Violi dell’Università di Bologna e lo psicoterapeuta Maurizio Stupiggia.


Attraverso il confronto di esperienze e punti di vista diversi, il convegno verterà sull’utilità che la terapia psicologica, e in particolare quella psico-corporea, può avere nel trattamento del trauma dell’abuso.
Direttore della Scuola di specializzazione in Psicoterapia biosistemica di Bologna e docente di Pedagogia speciale all’Università di Genova, nel 2007 Maurizio Stupiggia ha pubblicato il libro “Il corpo violato” (Edizioni La Meridiana), in cui spiega come il modello clinico psico-corporeo riesce a superare i limiti delle terapie tradizionali, coinvolgendo tanto gli aspetti mentali quanto quelli corporei delle persone che hanno subìto violenza sessuale.

“Ci troviamo di fronte a una vasta letteratura che tenta di comprendere ciò che accade alla persona abusata a livello mentale, relazionale, psico-sociale – dice Stupiggia -, ma siamo quasi sprovvisti di strumenti che comprendano la fenomenologia del corpo e la possibile guarigione dell’intera persona attraverso l’intervento su di esso. Eppure il corpo è il luogo di accadimento primario dell’evento traumatico, ma, come spesso accade, l’ovvio non sempre viene preso in seria considerazione”.

Se una ferita può essere lenita, curata, addirittura rimarginata, fino a lasciare solo una traccia nel segno di una cicatrice, nel caso dell’abuso, spiega Maurizio Stupiggia, “ciò che viene leso è il senso profondo di sé, le proprie fondamenta, il giudizio di sé davanti alla propria coscienza. Nell’abuso viene infranto quello specchio interiore che ci permette di sentirci noi stessi, di percepire il corpo e i pensieri in modo familiare”.

L’abuso sessuale distrugge gli argini interni di protezione, getta l’individuo in uno stato di perenne esposizione, di insicurezza e di perdita della capacità di giudizio. Produce un trauma relazionale tra sé e gli altri e una disconnessione tra le sensazioni corporee e gli stati cognitivi, che possono durare l’arco di tutta la vita. Il corpo violato diventa un luogo inospitale, perché attraverso sensazioni, odori e movimenti possono riemergere improvvisamente i terribili ricordi della violenza subìta.

“Il ricordo è spezzato in due, la componente corporea e le rappresentazioni mentali – continua Stupiggia -. La speranza di guarigione non può che passare attraverso la ricomposizione di questa frattura. Se ci dimentichiamo di tenere in connessione la componente corporea e quella mentale, rischiamo di peggiorare ancora di più la situazione già fragile e compromessa del paziente”.

Il modello clinico psico-corporeo adottato da Stupiggia prende in considerazione entrambi gli aspetti, superando così le categorie di pensiero e le tecniche dei metodi terapeutici usuali, basate esclusivamente sul trattamento della psiche o del corpo. Il suo lavoro di psicoterapeuta somiglia così a quello di un sarto, a un’opera costante di ricucitura per far combaciare gli aspetti mentali e quelli corporei e così facilitare il superamento del trauma dell’abuso.