L’articolo si intitola “Challenges in prescribing drugs for children with cancer” (Le sfide nella prescrizione di medicinali ai bambini malati di cancro) ed è firmato come primo autore, con altri specialisti, dal prof. Paolo Paolucci, direttore del Dipartimento Integrato Materno – Infantile del Policlinico di Modena. Il testo è stato recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “The Lancet Oncology” e affronta il tema delicatissimo della pianificazione delle cure oncologiche pediatriche e, in particolare, degli effetti a distanza dei farmaci impiegati sui bambini affetti da tumore.

Ne sono autori, oltre al prof. Paolucci (qui in qualità di responsabile del Gruppo di Esperti Europei di Oncologia Pediatrica del progetto “TEDDY”), il Presidente della Società Internazionale di Oncologia Pediatrica – Sezione Europa, la Prof.ssa Kathy Pritchard-Jones, e altri studiosi del progetto europeo FP VI denominato “Teddy” (Task Force in Europe for Drug Development for the Young).

“L’oncologia pediatrica ha raggiunto alti livelli di cura (oltre il 70 %) nonostante la limitata disponibilità di farmaci anti-tumorali studiati specificamente per essere impiegati nei bambini colpiti da cancro – si legge nell’articolo – Questo sorprendente risultato è stato conseguito nel corso degli ultimi 40 anni grazie al progressivo sviluppo di studi clinici pediatrici rigorosi, impostati su larga scala, multicentrici nazionali, europei e internazionali”. I problemi però nascono perché “l’efficacia della cura ha ricevuto maggiore attenzione rispetto alla sicurezza delle cure, tant’è che gli effetti collaterali della terapia praticata in organismi in accrescimento devono essere tuttora considerati, valutati, definiti e/o ridefiniti”. Inoltre, la mancanza di dati di farmacocinetica, di studi di definizione di dose, di schemi terapeutici distinti per fasce d’età, di formulazioni appropriate possono condurre a sottodosaggio o sopradosaggio in specifiche fasce d’età. Di conseguenza “tali limitazioni possono altresì comportare inadeguata efficacia della terapia, sviluppo di chemio-resistenza, nonché accresciuto rischio di effetti collaterali precoci e tardivi”.

Queste preoccupazioni hanno dato vita a numerose iniziative in Europa in merito alla necessità di introdurre una specifica Regolamentazione Pediatrica. Questa è stata finalizzata sia a migliorare il rapporto rischio-beneficio dei farmaci impiegati in età evolutiva, sia a definirne una precisa struttura legislativa allo scopo di superare i limiti del passato.

“Al fine di intraprendere studi appropriati di farmaci in questo contesto, diventa essenziale il supporto finanziario, che fino ad oggi non è mai stato destinato a favorire gli studi necessari in età evolutiva – prosegue l’articolo – Ora l’Europa ha dimostrato la propria determinazione etica a superare le presenti difficoltà di prescrizione dei farmaci per i bambini colpiti dal cancro, introducendo adeguate misure volte a incoraggiare nuove partnership tra pubblico e privato. Una nuova era di sperimentazione scientifica in campo pediatrico può prendere pertanto corpo attraverso il più adeguato coinvolgimento di ricercatori, oncologi pediatri, società scientifiche, agenzie di regolamentazione nazionali e europee, industria farmaceutica. A tutti questi soggetti è demandato il compito di familiarizzare e cogliere queste nuove opportunità aperte dalla nuova regolamentazione europea, del tutto positivamente finalizzata a incrementare la cooperazione tra ricercatori clinici e industria farmaceutica in Europa a beneficio della qualità di tutte le cure farmacologiche destinate all’età evolutiva”.