Cinghiali, caprioli, daini, mufloni e cervi possono e devono diventare una risorsa per il territorio regionale, nel pieno rispetto dell’ambiente, ma anche di tutte le attività umane a partire
dall’agricoltura. E’ questo l’obiettivo di fondo del nuovo regolamento per la caccia agli ungulati in Emilia-Romagna, che la Giunta regionale ha
varato, alla vigilia dell’apertura della stagione venatoria, prevista per l’ 1 giugno.


L’aumento della popolazione di ungulati sul territorio regionale, con il relativo impatto crescente sulle attività antropiche e l’esperienza
maturata nell’applicazione della precedente regolamentazione risalente al 1995, hanno evidenziato l’opportunità di modificare alcune
prescrizioni.

La novità principale riguarda l’unificazione della normativa venatoria per quanto riguarda i diversi tipi di ungulati, inclusa quella relativa al
cervo, che tuttavia manterrà regole specifiche. Inoltre gli Enti di gestione dei parchi, le Province e gli Ambiti Territoriali di Caccia dovranno coordinarsi e concordare tra loro tutte le azioni relative ai censimenti e alle catture della popolazione di ungulati. Un più stretto
coordinamento è previsto anche tra le diverse Province limitrofe, sia all’interno della stessa Regione che tra una Regione e l’altra, per la
gestione dei cervi, dal momento che questi animali possono compiere lunghi spostamenti anche in breve tempo.

Per quanto riguarda invece il cinghiale, la specie più problematica in regione, è stata resa più chiara e semplice la disciplina relativa al
raggiungimento degli obiettivi di densità, attraverso i diversi strumenti previsti, dall’attività venatoria, ai piani di controllo, alla
caccia di selezione.

Il nuovo regolamento recepisce anche norme comunitarie e nazionali di igiene degli alimenti che riguardano gli aspetti sanitari relativi al
consumo di animali selvatici , per garantire la tracciabilità dei capi non destinati all’autoconsumo.

La completa e corretta applicazione del Regolamento è affidata alle Province, ai Parchi, agli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e agli
Istituti di gestione privata, ma soprattutto ai cacciatori, e può costituire la condizione per cui le scelte contenute nei Piani Faunistico-Venatori Provinciali, in particolare quelle relative alla
riduzione dei danni alle produzioni agricole, siano efficacemente attuate e producano i benefici attesi.