«La flessibilità deve essere pagata di più della non flessibilità. Chi accetta un lavoro flessibile e lavora di più, ha il diritto di essere retribuito meglio». Lo ha detto il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni intervenendo al convegno su “Giovani-innovazione-lavoro” che si è svolto stamattina a Sassuolo nell’aula magna dell’Ipsia Don Magnani.

L’iniziativa, alla quale hanno partecipato oltre 300 dirigenti, delegati e iscritti cislini, ha aperto la prima Festa provinciale della Cisl di Modena, proseguita nel pomeriggio con una visita alla Galleria Ferrari di Maranello, un quadrangolare di calcio e un torneo di bocce. A proposito del tema principale del convegno, Bonanni ha dichiarato che i giovani non sono i “paria” del mondo del lavoro.

«Se accettano la flessibilità per entrare nel mercato del lavoro – come emerge anche dalla ricerca su giovani e lavoro realizzata dalla Cisl modenese – hanno tuttavia diritto a tutte le tutele dei lavoratori non atipici, dalla maternità alla malattia. Per questo i contributi previdenziali devono essere reali, non figurativi». Quanto alla scuola, altro tasto dolente citato dai giovani modenesi nella ricerca Cisl, per Bonannni è stata sfasciata e deve essere ricostruita, a partire dalla cultura generale.

«Serve un’istruzione migliore, altrimenti – ha affermato il leader Cisl – anche la formazione professionale rischia di essere poco utile».

Nel corso del dibattito, presenti anche il presidente di Confindustria Modena Vittorio Fini e il docente universitario Iacopo Senatori, Bonanni ha detto che il sindacato italiano sta vivendo un momento storico.

«Si sposta l’asse della discussione dal salario “a prescindere” al salario guadagnato. È interesse di tutti, a partire dai lavoratori, che le imprese vadano bene e siano competitive. Noi della Cisl dobbiamo aiutare gli altri a pensarla così. Lo stesso dicasi per la governance: la Cisl – ha ricordato Bonanni – è da sempre a favore della partecipazione dei lavoratori, almeno negli organi di indirizzo e controllo delle aziende. In Germania questo modello funziona benissimo, non si capisce perché non potrebbe non avere successo anche in Italia. Se i lavoratori sono responsabilizzati e coinvolti, lavorano meglio, producono con maggiore qualità e tutta l’economia ne guadagna. Superato il fordismo, vorrei che le nostre aziende fossero come le botteghe rinascimentali, dove il maestro (oggi manager) insegnava il mestiere ai giovani e – ha concluso il segretario Cisl – li motivava a imparare l’arte del lavoro».