I dati Istat del mese di aprile 2008 confermano un calo dei consumi delle famiglie italiane del 2,3% rispetto allo stesso mese del 2007 (-0,8% per i
generi alimentari, -3,4 % non alimentari). L’ultima rilevazione Istat sulla povertà relativa in Italia ci dice inoltre che 2 milioni 623 mila famiglie (ovvero 7 milioni 537 mila persone), pari al 12,9 per cento dell’intera popolazione nazionale, non arrivano alla quarta settimana. Uno studio della Banca d’Italia, infine, ci segnala che il 10 per cento delle famiglie più ricche possiede quasi il 45 per cento dell’intera ricchezza netta delle famiglie.


Crescono le difficoltà anche a Modena
La povertà è cresciuta anche a Modena. L’incremento del numero di poveri, negli ultimi quattro anni, oscilla tra le 16.900 e le 21 mila unità in più in tutta la provincia di Modena. Si allarga la forbice tra i più poveri e i più ricchi e anche tra i redditi più alti si registra una riduzione in termini reali. Nel corso degli ultimi 4 anni, per chi vive in famiglie operaie è aumentata la probabilità di far parte del livello più basso dei
redditi (chi sta nel primo quinto passa dal 31 al 34 per cento) ed è ulteriormente diminuita quella di entrare a far parte dei due quinti più ricchi.

In provincia di Modena il ricorso alla cassa integrazione ordinaria nell’industria è aumentato in un anno del 60 per cento e quello alla cassa
integrazione straordinaria del 176 per cento. Complessivamente le ore di cassa integrazione sono passate da 211mila nel primo semestre del 2007 a oltre 410 mila nello stesso periodo del 2008, con un incremento del 95 per cento.

Anche a Modena, quindi, dove il reddito medio delle famiglie è più alto della media nazionale, i consumi calano e aumentano le famiglie che fanno
sempre fatica ad arrivare alla fine del mese. In particolare, le famiglie più colpite sono quelle monoreddito, i pensionati con pensioni basse, le
famiglie operaie con doppio reddito, le famiglie numerose e le famiglie che vivono in affitto, i giovani precari, gli immigrati.

Le proposte del Pd
Ora più che mai è necessario sviluppare una politica che agisca sui consumi e sugli investimenti, in parallelo ad una redistribuzione primaria e secondaria. Senza un aumento dei consumi delle famiglie, che rappresentano il 60 per cento del PIL, l’Italia rischia una pesante
stagnazione economica. L’Italia ha un serio problema di crescita e per crescere adeguatamente ha bisogno di rilanciare i consumi interni ed aumentare la produttività di sistema.
In Emilia Romagna e in provincia di Modena gli indicatori di produttività e di competitività sono senza dubbio migliori di quelli nazionali. La
nostra economia ha retto meglio alla competizione globale. Tuttavia cominciano a diventare sempre più evidenti anche a Modena gli effetti indotti da una competizione da costi sulla condizione di lavoro (salario, orario, mdl, crescenti quote di lavoro illegale, aumento degli appalti e dei subappalti, ecc) che caratterizza alcuni settori, quali l’edilizia, l’attività di facchinaggio, i trasporti, la lavorazione delle carni ecc.
L’unica strategia percorribile che si possa mettere in campo in una economia avanzata come la nostra è quella di valorizzare il lavoro,
ricercando la competitività attraverso la qualità dei prodotti e dei processi lavorativi. Questa strategia competitiva, oltre a remunerare
meglio il fattore lavoro, sarebbe una valida alternativa alla concorrenza fondata su bassi costi e precarizzazione del lavoro.

La campagna in difesa di stipendi e pensioni
Anche a Modena, come nel resto d’Italia, parte la campagna del Partito democratico in difesa di salari e pensioni, in vista della manifestazione
nazionale “Salva l’Italia” in programma a Roma il 25 ottobre. A cominciare da oggi e nei prossimi giorni il partito organizza volantinaggi e banchetti davanti i principali stabilimenti della città e della
provincia.

“Bisogna innanzitutto diminuire la pressione fiscale sui redditi medio-bassi – spiega Michele Andreana, responsabile del Forum lavoro del
Pd di Modena – scegliendo tra detrazioni fiscali, revisione delle aliquote Irpef o restituzione del drenaggio fiscale. In questo modo si potrebbe
ottenere un minor prelievo, nell’arco del prossimo triennio, fino a 100 euro mensili.
Gli enti locali del nostro territorio – continua Andreana – hanno svolto in questi anni un ruolo importante di sostegno delle famiglie e quindi di
difesa del potere d’acquisto dei lavoratori e delle lavoratrici. Tuttavia i tagli imposti dal governo – in particolare la cancellazione dell’Ici – nhanno creato grosse difficoltà ai Comuni, soprattutto a quelli virtuosi, e aumentato il rischio che le azioni di supporto al reddito avviate in questi anni dagli enti locali non siano più garantite. Ciononostante è possibile anche a livello locale mettere in campo azioni per contrastare gli effetti della crisi sulle fasce più deboli della popolazione.
Occorre migliorare l’istruzione e la formazione – dice Andreana – orientando l’offerta sulle figure professionali emergenti; va migliorata
l’integrazione con la scuola e favorito l’accesso alla formazione anche ai lavoratori delle piccole e medie imprese, concentrando l’azione sulle
figure professionali in difficoltà sul mercato del lavoro.
Indispensabile – continua Andreana – dare nuovo impulso e qualificare i centri di ricerca esistenti sul territorio; migliorare le azioni di
controllo sul sistema degli appalti; applicare criteri rigorosi nella concessione di contributi o finanziamenti pubblici alle imprese.
Infine – conclude l’esponente Pd – occorre pianificare e potenziare l’azione congiunta degli organi ispettivi (DPL, ASL, INPS, INAIL) per
contrastare le pratiche di sfruttamento del lavoro, i contratti spuri, dietro cui si nascondono forme di ricatto soprattutto verso i più deboli e
gli stranieri”.