“Il confronto non è mancato. La nostra non è una legge contro alberghi e ristoranti ma per promuovere la qualità degli agriturismi e di tutta
l’offerta turistica”.


“Intendiamo approvare una legge per promuovere l’agriturismo, non certo una legge contro i ristoranti e gli alberghi. Anche perché non
esiste e non può esistere una contrapposizione tra la ristorazione tradizionale e l’offerta agrituristica, che è comunque un’offerta di
nicchia, che non arriva a coprire l’1% dell’offerta complessiva in regione. La proposta della Giunta regionale definisce dunque una serie di
regole per migliorare la qualità dell’offerta agrituristica, per rendere più efficaci i controlli e per promuove la valorizzazione dei prodotti
tipici del territorio. Siamo convinti che questi nuovi più stringenti requisiti di qualità contribuiranno ad innalzare il livello qualitativo
dell’offerta turistica nel suo complesso, a beneficio di tutti dunque. Ristoranti e alberghi compresi”.

Questa la risposta dell’assessore regionale all’agricoltura, Tiberio Rabboni alle prese di posizione delle associazioni dei commercianti a
seguito del passaggio del progetto di legge regionale sugli agriturismi al vaglio della Commissione politiche economiche dell’Assemblea
legislativa.

“Su questo progetto di legge – ha proseguito Rabboni – non è certo mancato il confronto. Abbiamo incontrato i rappresentanti del commercio in diverse occasioni, modificando l’impianto iniziale della legge. Il numero
medio di pasti giornalieri consentiti sarà conteggiato, come richiesto dalle associazioni di categoria del commercio, mensilmente e non più
annualmente, con l’effetto di ridurre la possibilità di allestire banchetti per matrimoni e altre cerimonie; abbiamo ridotto da 60 a 50, il numero di pasti che potranno essere erogati giornalmente per gli agriturismi privi di camere , mentre – per fare un solo esempio – la Regione Lombardia prevede un tetto di 130 pasti. Una quantità di pasti superiore in Emilia – Romagna potranno essere ammessi solo per le aziende in grado di assicurare il pernottamento degli ospiti e che aderiranno ai cosiddetti ‘club di eccellenza’”.

Quanto al numero massimo delle camere,
esso è fissato in 15, in media con le altre Regioni italiane, aumentabili di 5 camere solo nelle zone di montagne e di interesse naturalistico, ove
l’offerta alberghiera tradizionale è praticamente assente. Si tratta peraltro di una potenzialità di cui solo alcuni agriturismi potranno avvalersi dal momento che la legge prevede che gli edifici utilizzabili possano essere solo quelli già presenti
nell’azienda al momento dell’entrata in vigore della legge.

Un altro punto qualificante della legge è – secondo Rabboni – l’obbligo per gli agricoltori di utilizzare, per la preparazione dei pasti, prodotti dell’agricoltura locale e tipici regionali per un valore minimo dell’80% rispetto al 50% attuale. “Mi sembra si tratti di un vincolo rilevante rispetto ad altri operatori dell’accoglienza, introdotto per caratterizzare fortemente l’offerta agrituristica e per dare allo stesso tempo un contributo rilevante alla valorizzazione del “made in Emilia-Romagna”. Voglio sottolineare peraltro che quando parlo di prodotti tipici intendo non generici prodotti nominalmente emiliano-romagnoli, ma prodotti a denominazione di origine tutelata e controllata, realmente proveniente dal territorio emiliano-romagnolo,
quali vini Doc e Igt e prodotti Dop e Igp”.
I controlli, affidati a Province e Comuni, infine diventeranno obbligatori nell’arco del triennio a garanzia del consumatore.