Interessa tutti i lavoratori del settore privato (industria, artigianato, agricoltura, edilizia, bancari, cooperazione sociale, trasporto merci),
della sanità privata e quelli dei servizi essenziali quali Telecom e Poste, lo sciopero provinciale di 4 ore (dalle 14 alle 18) indetto dalla CGIL per
venerdì 14 novembre 2008 per protestare contro la politica economica del Governo, rivendicare urgenti misuri anti-crisi e contro le linee guida di Confindustria sulla riforma del modello contrattuale che penalizza i salari
e ingabbia la contrattazione.

Esclusi dallo sciopero quei lavoratori che
hanno già avviato mobilitazioni unitarie, come la scuola, il pubblico impiego, i pensionati, e i lavoratori del commercio privato che sono in sciopero il 14-15 novembre contro l’accordo separato e per la mancanza di
una consultazione democratica fra i lavoratori stessi sull’accordo raggiunto.

Lo sciopero provinciale del 14 novembre – che prevede anche il corteo (in partenza alle ore 14 dal parco Novi Sad) per le vie del centro storico e
manifestazione in piazza Grande con comizio del segretario della CGIL Donato Pivanti – rientra nella mobilitazione della CGIL coordinata a livello regionale con scioperi e manifestazioni in tutti i territori da Rimini a Piacenza, Ferrara e Ravenna.
Le ragioni dello sciopero sono le stesse che animano ormai da diverse settimane la mobilitazione della CGIL di Modena, avviata con la prima grande manifestazione al parco Ferrari il 27 settembre, proseguita il 10
ottobre con il presidio davanti a Confindustria contro le linee guida di riforma contrattuale e con la decisione presa all’unanimità dell’Attivo dei
delegati attivisti e funzionari del 21 ottobre di dare mandato alla segreteria CGIL sulla proclamazione della sciopero.

Uno sciopero che chiede una decisa inversione di politica economica e sociale al Governo Berlusconi.
“Di fronte alla crisi del capitalismo finanziario e ai forti contraccolpi sull’economia reale – ha detto stamattina in conferenza stampa Donato
Pivanti nel presentare lo sciopero – servono provvedimenti urgenti che non siano solo il pur doveroso salvataggio delle banche, ma che si traducono in redistribuzione di ricchezza verso salari e pensioni”.
“Servono ancora – ha aggiunto Pivanti – politiche di rilancio del welfare, per la scuola, aumenti delle pensioni, interventi assistenziali per i lungo
degenti e le loro famiglie, sostegno per chi perde e rischia di perdere il posto di lavoro”.
E purtroppo anche a Modena saranno tanti, a cominciare dai precari, 25.000 contratti a tempo determinato e interinali che saranno i primi a essere espulsi dalle fabbriche, insieme ai collaboratori a progetto (4-5.000 nella
nostra provincia) che potrebbero non vedersi rinnovato il contratto, i precari del pubblico impiego che non verranno stabilizzati.
“Esistono difficoltà nelle aziende ceramiche, nell’edilizia e anche in quelle metalmeccaniche – ha precisato Vanni Ficcarelli della segreteria
CGIL – con un preoccupante ricorso alla cassa integrazione ordinaria. In edilizia c’è il rischio concreto di perdere 1.000 posti di lavoro (tanto è
il calo di lavoratori iscritti in Cassa Edili a settembre 2008), in ceramica c’è stato un aumento di oltre il 30% di ricorso alla Cig a giugno
2008 (rispetto a giugno dello scorso anno) con il passaggio da 72.000 ore a 360.00 ore coinvolgendo circa 1.000 lavoratori, ma si prevede che possono arrivare sino a 2/2.500 lavoratori coinvolti a fine anno”.

“Preoccupa la crisi in settori come l’oleodinamica sinora mai toccati, – ha spiegato Ficcarelli citando i dati dell’osservatorio CGIL – pensiamo ai
lavoratori dei 3 stabilimenti modenesi della Bosch, in parte già in cassa integrazione e le previsioni non sono rosee per i prossimi mesi. Intanto anche il fondo Eber per i lavoratori artigiani, un sistema di mutualità di
derivazione contrattuale, si sta assottigliando per il ricorso intensivo delle aziende artigiane”.
“Nonostante il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali da parte delle
aziende – aggiunge Pivanti – il Governo non ha rifinanziato la cassa integrazione per il 2009 e già si stanno esaurendo i fondi regionali della
«cassa in deroga» per il tessile-abbigliamento”.
Si parla con insistenza di proclamare lo stato di crisi per il settore del parmigiano-reggiano, mentre nella lavorazioni delle carni si acutizzano i
problemi legati agli appalti di manodopera con sfruttamento intensivo di lavoratori e compressione di diritti e salario.
“I primi a fare le spese della crisi sono proprio fasce deboli del mercato del lavoro come i soci lavoratori delle cooperative di facchinaggio” ha
aggiunto Pivanti “che grazie a contratti pirata stipulati da sindacati di comodo si vedono ridotto anche sino al 40% del loro salario”.
Che succederà a quella parte di giovani, immigrati e giovani coppie in affitto o con il mutuo, che già faticano a pagare, se saranno espulsi dal mercato del lavoro e senza sostegni?

Per questo la CGIL rivendica urgentemente politiche anticicliche per far ripartire l’economia e tutelare il lavoro, mentre serve anche un contratto nazionale che valorizzi il lavoro.
Per questo la CGIL ribadisce il suo no alle linee guida di riforma del contratto proposte dalla Confindustria che non aumenta i salari, ingabbia
la contrattazione, e mentre non estende la contrattazione di 2° livello lega gli aumenti contrattuali unicamente al salario variabile.
“La discussione sulla riforma contrattuale in questo momento non ha più senso, non è una priorità e per di più alimenta le contrapposizioni con Cisl e Uil.
Oggi – ha concluso Pivanti – bisogna ripartire dai bisogni di lavoratori, pensionati e precari, rilanciando lo sviluppo, detassando salari e
pensioni, aumentando gli ammortizzatori sociali per dare copertura anche chi oggi ne è sprovvisto, precari e lavoratori delle piccole medie imprese”.