Trasmettiamo un intervento di Gianni Cavicchioli, assessore al Lavoro e all’immigrazione della Provincia di Modena, relativo al provvedimento contenuto nel decreto sicurezza approvato ieri dal governo che consente ai medici di denunciare gli stranieri clandestini.


Clandestino uguale criminale. La norma approvata ieri in Senato all’interno del Decreto sicurezza che consente ai medici la denuncia all’autorità del paziente straniero non fa altro che consolidare questo assioma: assimilare lo stato di clandestinità a quelle condizioni di evidente reato, tipo ferita da arma da fuoco, che sino a oggi era l’unica condizione che obbligava il medico a sporgere denuncia. Il clandestino non è quindi solo potenzialmente, ma preventivamente considerato un criminale.
Senza ripetere quanto da tanti osservato sulla semplice opportunità di questa scelta a cautela della salute anche dei cittadini italiani, rimarcando invece, non si può farne a meno, la vigliacca arroganza di un provvedimento che evidenzia la deriva xenofoba di questo Governo, vale la pena anche osservare in quale momento si colloca questo provvedimento.
Già la legge Bossi – Fini non poteva che produrre clandestinità, in virtù dell’ipocrisia di accettare ingressi di lavoratori solo se già in possesso di un contratto di lavoro (chi mai ha assunto qualcuno, a qualsiasi titolo, senza averlo almeno visto in faccia?), ma a questo, almeno fino a ieri, ha sempre posto rimedio la regolarizzazione postuma favorita, soprattutto in aree come la nostra, da una domanda di lavoro sempre crescente e da condizione di integrazione favorevoli.
Ma oggi, nella situazione di crisi economica e occupazionale che stiamo attraversando, che ne sarà di coloro che, regolari, presenti da anni sul nostro territorio, spesso con famiglia e figli che vanno a scuola con i nostri figli, rischieranno di tornare clandestini solo perché hanno perso il posto di lavoro? Cos’hanno fatto, se non aver lavorato e contribuito alla nostra crescita fino a ieri? Cos’hanno fatto se non accudire anziani o bambini perché noi non avevamo tempo di farlo? Di quale reato potremo accusarli per farli diventare criminali? O non è forse questa la strada per indirizzarli verso quella palude di sommerso lavorativo e di torbido sociale dove regna l’illegalità e si muove la vera criminalità, più o meno organizzata?
Chissà se un provvedimento di questo genere è frutto solo di un meschino calcolo elettorale teso a mantenere quel clima di paura e di insicurezza sul quale la maggioranza di questo governo ha costruito il successo elettorale dell’aprile 2008; o se invece è proprio frutto di una cultura che spazia dall’egoismo, all’odio fino ad arrivare al razzismo.

Gianni Cavicchioli
Assessore al Lavoro e all’immigrazione Provincia di Modena