economia“C’è una restaurazione. ll neoliberismo (Giavazzi, Alesina) rialza la testa, pur avendo sbagliato le previsioni che “il mercato da solo ci avrebbe fatto uscire dal tunnel della crisi” e “la crisi attuale è analoga a quella del ’29, dovuta ad un errore della banca americana”, mentre oggi, con l’intervento della banca centrale non ci sarebbe crisi”.

Alberto Berrini, economista, apre la riflessione, voluta dalla Cisl emiliano-romagnola sulla crisi in atto, cui partecipano studiosi, amministratori, sindacalisti.

Per tracciare le prospettive della recessione Berrini utilizza lo schema delle lettere. Dove la V ‘legge’ la recessione come caduta e rimbalzo (“che non c’è”); la L intende discesa e stagnazione (“evitata grazie agli interventi di governi e banche”) e la U (“dove siamo”) indica caduta, stagnazione e ripresa. “Il problema è quanto la base della U sia grande” –osserva l’economista- mentre il dibattito nel Paese verte attorno agli interventi, sufficienti o meno, del governo per uscire dalla crisi. Se la considerazione più diffusa è che non abbia fatto abbastanza –continua il professore- a discolpa c’è però un debito pubblico del 113 per cento ed un Pil nel ’09 a -5 per cento. La situazione è pre cura Ciampi (1992) –osserva ancora Berrini-, per cui diciassette anni di risanamento sono stati bruciati in un anno e mezzo di crisi”.

Il dibattito nel paese prosegue su quanto Stato (assistenza ed interventi economici) e quanto mercato occorra mettere in campo per uscire dalla crisi. Per la Cisl la ‘ricetta’ è “più sociale, perché il capitalismo si riforma dal basso e gli organismi intermedi devono contare di più. La crisi non ha solo origine finanziaria, ma discende da una grande disuguaglianza dei redditi, per cui salari bassi e consumi bassi portano alla recessione”. Pertanto, “più società, intesa come più democrazia economica e quindi più partecipazione alla ricchezza”. Anna Maria Furlan della segreteria nazionale Cisl, non ha dubbi: “Occorre mettere a fuoco una strategia strutturale che oltre a tamponare l’emergenza dia prospettive di sviluppo. Dunque, ripensare il modello di sviluppo del Paese, accanto ad una riforma sostanziale del sistema sociale che metta al centro famiglia, lavoro e contrattazione”. “E’ da qui che si deve ripartire” –ribadisce Furlan-, attraverso: riforma della contrattazione in tutti i settori come definito nell’intesa di gennaio; riforma fiscale a tutela delle famiglia e della capacità produttiva dell’impresa; estensione degli ammortizzatori sociali. Quindi, “serve una riforma strutturale –ribadisce la sindacalista- per sostegno al reddito (ammortizzatori sociali) e mercati finanziari (partecipazione dei lavoratori all’impresa)”.

“In Emilia-Romagna il ‘Patto per attraversare la crisi’ sottoscritto con le parti sociali non mira solo a fronteggiare l’emergenza con ammortizzatori sociali in deroga, credito alle imprese per evitare i licenziamenti e costruire un ponte tra la crisi e la ripresa, ma ha una visione strategica” –afferma nel suo intervento Vasco Errani, presidente della Regione ER-. Spiegando che “prevede robusti investimenti per innovazione, ricerca, formazione, internazionalizzazione delle imprese e fondo regionale per la non autosufficienza welfare (400 milioni di euro). Questa strategia –ribadisce Errani- in un momento molto difficile sta dando buoni frutti”.

Piero Ragazzini, responsabile della Cisl emiliano-romagnola, rimarca che “trovare strumenti di democratizzazione dell’economia, che noi della Cisl chiamiamo capitalismo associativo o partecipazione dei lavoratori nelle sorti dell’impresa, è la scelta obbligata per evitare che i lavoratori siano alla fine sempre quelli che pagano anche per gli errori che non commettono”. Nel merito, per esempio, Ragazzini propone nelle multi utility come Irenia (fusione di Iride ed Enìa) di “fare sperimentazioni di partecipazione almeno nei consigli di sorveglianza”. Infine, il segretario regionale Cisl sollecita a “stipulare un ‘patto fiscale’ per aggredire l’evasione e cominciare, attraverso la contrattazione di secondo livello, a dividere i profitti che comunque anche in questi anni ci sono stati”.