cave«Il limite di profondità massimo di scavo, individuato per ogni Polo ed Ambito estrattivo dal Piano provinciale modenese cave approvato nel 2009, garantisce la tutela delle falde acquifere in tutto il territorio provinciale, comprese quindi le falde a Castelfranco Emilia e Piumazzo che in base ai nostri rilievi sono a circa 20 metri di profondità».

Lo afferma Stefano Vaccari, assessore all’Ambiente della Provincia di Modena, a proposito delle affermazioni, apparse sulla stampa, da parte di consiglieri comunali di una lista civica di Castelfranco Emilia sul rischio che la attività estrattive nel polo di Piumazzo possano intaccare le falde acquifere.

La normativa tecnica prescrive che gli scavi debbano in qualunque situazione essere mantenuti ad una quota di almeno 1,5 metri al di sopra del livello della falda. In particolare in riferimento al Polo 12 nel Comune di Castelfranco Emilia, il limite di 15 metri di profondità di scavo è subordinato inoltre all’effettuazione di uno specifico studio idrologico ed idrogeologico funzionale alla tutela delle falde acquifere.

«Il limite di 15 metri – sottolinea Vaccari – deciso con il Piano provinciale cave è molto più restrittivo che in altre province limitrofe a Modena, come a Reggio Emilia e Bologna dove si può scavare fino a 20 metri. La nostra scelta è ampiamente di salvaguardia, come del resto tutto il Piano. Abbiamo imposto regole severe su diversi aspetti di natura ambientale, diminuendo le aree dove in passato era possibile scavare; poi tuteliamo maggiormente le aste dei fiumi con l’allontanamento dei frantoi, imponiamo il recupero ambientale delle cave dismesse e intensifichiamo i controlli sulle attività».

Vaccari ricorda inoltre che il Piano provinciale non prevede nuovi poli estrattivi di ghiaie che saranno in parte sostituite da materiali alternativi, qualificazione delle aree vicino ai fiumi, recupero ambientale delle cave dismesse e loro riutilizzo anche per aumentare la capacità delle casse di espansione dei fiumi (una volta terminate le operazioni, le imprese hanno l’obbligo di finanziare il recupero dal punto di vista ambientale delle aree interessate dalle escavazioni).

Tutto questo rispondendo alla domanda di materie prime (soprattutto inerti, cioè ghiaie e argille) per la realizzazione di infrastrutture, nell’edilizia e nel settore ceramico per i prossimi dieci anni.