salumiIl 96% delle lavoratrici e dei lavoratori dell’industria alimentare modenese, privata e cooperativa, ha approvato l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Nel mese di ottobre sono state effettuate 71 assemblee di consultazione, che hanno coinvolto 2.197 lavoratori. Tutte le assemblee, tranne una, hanno espresso un netto e chiaro consenso all’ipotesi di accordo.

Da ricordare che il nuovo contratto nazionale prevede un aumento mensile delle retribuzioni a regime pari a 142 euro, al parametro 137, con il 62% di tale importo erogato nei primi 10 mesi di vigenza contrattuale, l’istituzione del fondo sanitario integrativo con il contributo a carico dell’impresa di 10 euro mensili per singolo lavoratore e l’integrazione economica dell’aspettativa facoltativa per maternità attraverso la bilateralità contrattuale.

Forte l’affermazione del voto favorevole, con percentuali che superano il 96%, nelle più grandi industrie alimentari modenesi: Grandi Salumifici Italiani, Inalca (Gruppo Cremonini), Tre Valli, Italcarni e Granarolo.

L’unica impresa in cui si è affermato il no è Cantine Riunite & CIV. L’inequivocabile risultato ottenuto, sia in termini di partecipazione alle assemblee, ma anche per l’esito della consultazione, dimostra che i lavoratori e le lavoratrici del settore dell’industria alimentare modenese hanno apprezzato l’intesa raggiunta. Un’intesa non scontata, ottenuta con quattro mesi di trattativa, costata 16 ore di sciopero, blocco degli straordinari e delle flessibilità.

Un contratto nazionale che è stato ottenuto grazie alla forte determinazione delle Organizzazioni sindacali di categoria a portare avanti una piattaforma unitariamente, in un difficile contesto economico e con un accordo separato sul modello contrattuale che ha provocato profonde divisioni sindacali.

Il contratto nazionale degli alimentaristi dimostra che è possibile rinnovare i contratti tutti insieme, consegnando ai lavoratori un importante risultato economico ma anche di conquistare nuovi diritti. I lavoratori e le lavoratrici dell’industria alimentare, partecipando numerosi alle assemblee di consultazione, sia nella fase di preparazione della piattaforma che nella fase di valutazione dell’accordo, hanno dimostrato che la democrazia sindacale è ancora un valore fondamentale. Negando questo valore è impossibile tutelare gli interessi e i bisogni dei lavoratori.

Il contratto nazionale degli alimentaristi dovrebbe far riflettere i sostenitori degli accordi separati, come quello siglato da Fim/Cisl e Uilm/Uil con Federmeccanica, che hanno firmato un contratto senza una consultazione democratica fra tutti i lavoratori del settore. Un accordo separato che divide i lavoratori, li priva del diritto di esprimersi, spacca i sindacati e inasprisce il conflitto sociale nel nostro paese.