Il giornalismo in Italia, i suoi limiti e le sue potenzialità sono stati al centro dell’intervento di Giovanni Mazzoni direttore di E’Tv in programma domenica 7 marzo a Reggio Emilia ai Musei civici in chiusura della prima edizione di Fatti dal mondo. Le ultime notizie commentate dai giornalisti della citta’, il ciclo di incontri con i direttori delle testate locali promosso dal Comune di Reggio Emilia – Musei Civici e da Rotary Club di Reggio Emilia.

Dopo il saluto degli organizzatori che hanno manifestato la volontà di proseguire l’iniziativa con una nuova edizione, davanti ad un pubblico ancora una volta molto numeroso, Giovanni Mazzoni che non si definisce giornalista ma piuttosto uno dei maggiori creatori a livello locale di redazioni giornalistiche (nel 1985 ha fondato con Giovanni Ghirelli, l’emittente Teletricolore ed ha diretto per cinque anni il quotidiano L’Informazione nelle edizioni di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna), è partito con una domanda provocatoria: “Che cos’è un giornalista?.

Da questa domanda ha preso il via per fare il punto sullo stato del sistema dell’informazione nel nostro Paese, evidenziando come nella storia italiana del giornalismo, sin dalle origini dello Stato unitario, sia presente un intreccio tra industria, politica e stampa. Spesso i giornali e i giornalisti hanno combattuto e combattono battaglie per conto di terzi e in nome di interessi tenuti sotto traccia.

“Il giornalista è l’unico professionista – ha affermato Mazzoni – che non nasce “imparato” perché, come afferma l’articolo 21 della Costituzione, tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Il mestiere dunque si deve imparare sul campo perché anche gli studi universitari preparano al giornalismo essenzialmente dal punto di vista teorico. Per svolgere l’attività giornalistica in Italia occorre far parte di un apposito ordine professionale che coordina, su un piano regionale, più associazioni di categoria. L’Albo dei giornalisti riunisce in maniera singolare due categorie di giornalisti: i giornalisti professionisti e i giornalisti pubblicisti”.

Mazzoni poi, prendendo spunto dalla notizia clou del giorno cioè il varo del decreto Napolitano sulle liste, come commentato dalle principali testate nazionali della domenica (dal Corriere della Sera a Repubblica, dal Manifesto ad Avvenire, dal Sole 24 ore a Il Fatto), è passato ad affrontare lo stato di disagio crescente verso una informazione sempre più sottoposta alle dispute politiche, alla rissa, in un ambiente nel quale le trasformazioni tecnologiche e lo spostamento di quote significative della funzione informativa verso i nuovi media si accompagnano a un diffuso e perdurante precariato professionale.

In particolare il direttore di Teletricolore, facendo riferimento ai protagonisti del processo informativo (fonte, mediatore, destinatario) ha rimarcato la necessità da parte del giornalismo di riferirsi come un tempo nel giornalismo anglosassone, al fatto oggettivo, a ciò che è accaduto veramente, ed ha sottolineato l’esigenza da parte del lettore di essere avveduto, accorto nel guardare oltre la superficie dei fenomeni per scoprire il fitto e progressivo intreccio di interdipendenze che nutre la complessità dell’informazione. Secondo Mazzoni oggi sono rarissimi i casi in cui il fatto costituisce la fonte diretta della notizia. Tra il giornalista e la fonte primaria (ossia l’insieme degli accadimenti) si pone lo schieramento politico che interviene sull’interpretazione degli avvenimenti e offre al cittadino lettore un’informazione di parte che non gli consente di formare i suoi giudizi o di verificare le sue verità. Anche escludendo i giornali-movimento ed i giornali di partito, il mondo politico nei mass media italiani è largamente sovrarappresentato.

Con il suo vivace intervento il direttore di E’Tv, che non ha tralasciato di considerare nel suo intervento testate come la Padania e Il Riformista, ha sottolineato come la professione giornalistica sia in crisi e venga messa in dubbio la stessa necessità di una corporazione e di una professione che abbia il monopolio dell’informazione.

E se nei confronti dello scontro politico ormai “infinito” il giornalista ha le armi spuntate a causa del verticismo che caratterizza la professione dove l’ultima parola spetta inevitabilmente all’editore, nella cronaca – precisava Mazzoni – il giornalista ha un maggior margine di libertà e la possibilità di porsi come “difensore civico”, di fare inchieste, di raccogliere le sollecitazioni dei cittadini, di verificarle, di denunciare come cerca di fare a livello locale, non senza incomprensioni, L’Informazione, la testata diretta da Corrado Guerra.

L’incontro si è concluso con alcune interessanti sollecitazioni da parte del pubblico sui criteri di notiziabilità propri della logica di produzione delle notizie e sulla richiesta da parte dei lettori di ulteriori occasioni di confronto con i giornalisti della città.