Si riunisce domani – mercoledì 17 marzo – il settore vitivinicolo di Confcooperative Modena. Si tratta dell’organismo che associa le cinque cantine sociali aderenti a Confcooperative, le quali trasformano oltre il 60 per cento dell’uva complessivamente prodotta in provincia di Modena. L’incontro, convocato dal presidente del settore Carlo Piccinini, si svolge alle 16,30 al settimo piano del Palazzo Europa a Modena. I rappresentanti delle cantine cooperative sono chiamati ad analizzare l’andamento del mercato e fare le prime valutazioni sul Lambrusco Modena Doc. Si parla anche della nuova legge sulla tutela dei vini Doc e Igt, accolta positivamente da Confcooperative in quanto recepisce la nuova normativa comunitaria senza stravolgere un sistema che dal 1992 ha consentito ai nostri vini di affermarsi sui mercati mondiali. Fedagri, la federazione delle cooperative agroalimentari aderenti a Confcooperative Modena, auspica che la tanto richiamata semplificazione consenta agli operatori vitivinicoli e alle cantine cooperative di trovare un giusto equilibrio tra l’effettiva efficacia dei controlli e l’opportunità di gravare il meno possibile, burocraticamente ed economicamente, sui produttori.

Positivo anche il giudizio sulla semplificazione delle modalità di rivendicazione. Con la nuova legge tutti i dati confluiranno nello schedario viticolo gestito dalle Regioni, eliminando così il doppio binario e la gestione separata delle dichiarazioni di produzione e delle rivendicazioni sugli Albi dei Vigneti e sugli elenchi delle vigne; tutti i dati del vigneto saranno presenti nel fascicolo aziendale e sulla base di questo si faranno le rivendicazioni. Tuttavia Fedagri teme che l’introduzione del capitolo sui controlli possa comportare una situazione operativa costosa per i produttori. Anche sulle sanzioni introdotte Confcooperative ritiene che si sarebbe potuto fare di meglio. L’applicazione di norme complesse come quelle che caratterizzano il settore vitivinicolo rende spesso difficile, a parte i casi di frode palese, definire l’effettiva gravità della violazione. Proprio per questo Fedagri aveva chiesto di introdurre l’istituto della diffida che, però, non è stato recepito nel testo approvato dal Consiglio dei Ministri.