Gennaio – marzo 2010: sul fronte occupazionale le piccole imprese del commercio e dei servizi pagano un conto salato nel primo trimestre dell’anno. Rispetto al medesimo periodo del 2009 il calo dei posti di lavoro si assesta a – 5,8%. Contestualmente aumenta in modo molto sensibile il numero delle ore di CIG. La congiuntura economica rimane quindi decisamente pesante e gli effetti anche sulle piccole imprese del commercio del turismo e dei servizi continuano a destare seria preoccupazione tra gli operatori.

Sono le principali indicazioni che emergono dall’indagine realizzata dall’Osservatorio provinciale di Confesercenti Modena che raffronta i dati relativi al primo trimestre del 2009, con quelli dello stesso periodo del 2010. Oltre 1300 le imprese passate al setaccio, attive nei settori del piccolo commercio alimentare (12,5% del totale), pubblici esercizi (36,1%), minuto extralimentare (25,6%%), servizi di intermediazione (7,3%), ingrosso (14,4%) e servizi alla persona (4,2%).

L’evoluzione appare decisamente negativa: se infatti l’occupazione tra le piccole imprese del commercio e dei servizi nell’ultimo trimestre del 2009 aveva mostrato una sostanziale tenuta assestandosi intorno al -1,6%, nel primo trimestre dell’anno in corso, come evidenziato dall’indagine, si registra una flessione quasi del 6%. Al pesante calo dei posti di lavoro vanno aggiunte 10.550 ore di CIG registrate nelle stesse imprese prese a campione.

Analizzando l’andamento dei diversi settori e confrontandolo col medesimo periodo dello scorso anno emerge tra i più colpiti dal punto di vista occupazionale l’ingrosso, con un calo del -7,3% e un monte ore di CIG di oltre 7.500 ore (ben oltre il 70% di tutte le ore di CIG del campione esaminato). Settore che sconta l’affermarsi sempre più deciso dei fenomeni di creazione di “catene corte” ossia la scelta di molte imprese di saltare alcuni passaggi della filiera distributiva per ottenere maggiori economie sull’acquisto delle merci. Negativi i dati che fa registrare anche il minuto extra alimentare: l’occupazione scende al -9,2% con una forte incidenza sul settore dell’abbigliamento che paga un avvio molto debole della stagione primavera-estate 2010. Meno pesante il dato relativo ai pubblici esercizi: il calo del -4,6% è comunque accentuato dalla forte componente stagionale che contraddistingue il settore nel primo trimestre dell’anno, periodo durante il quale di norma si assiste ad una fisiologica contrazione della clientela.

In controtendenza, solo il minuto alimentare che segna un incoraggiante +3,5% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. Secondo Confesercenti questo dato è in primo luogo il risultato di un processo di riposizionamento delle imprese del settore su una fascia di mercato che esige sempre maggiore qualità del prodotto e del servizio offerto. Questo per le aziende significa quindi investimenti sul personale dipendente e sulla formazione dello stesso, necessariamente migliori e superiori rispetto al passato. Quasi invariato infine, -1,2% il settore dell’intermediazione che continua a registrare una situazione di stagnazione.

L’andamento dei consumi. Le dinamiche occupazionali riflettono l’andamento negativo dei consumi che registrano nei primi due mesi dell’anno un’ulteriore flessione dell’1,4% sullo stesso periodo del 2009 (dati istat). Tale tendenza sta contraddicendo nei fatti le previsioni di un seppur lieve recupero per l’anno in corso. Ciò rischia di sottoporre le imprese ad un’ulteriore recrudescenza del ciclo negativo

“Arriva dunque l’ennesima conferma che la crisi è ancora molto profonda, interessa trasversalmente tutti i settori e rischia di minare alla radice il tessuto di piccole e medie imprese della nostra provincia. Ci sono però azioni che possono essere messe in campo anche sul nostro territorio, protese a ridare competitività e slancio alle imprese, partendo in primo luogo dal credito. E’ sempre più indispensabile che il sistema bancaria sostenga in primo luogo le imprese che non hanno esitato ad innovare ed ad investire nel proprio lavoro e che oggi si trovano a dover fare i conti col calo di fatturato e col conseguente aumento dell’incidenza degli oneri finanziari. Queste aziende, in molti casi di dimensioni ridotte, stanno facendo il possibile per salvaguardare il proprio capitale umano, di fondamentale importanza per le sfide che apporterà il futuro e senza un adeguato supporto la loro stessa sopravvivenza si fa ogni giorno più difficile”.

I PRINCIPLI DATI DELL’INDAGINE

Il campione: 1300 aziende attive nei settori del piccolo commercio alimentare, pubblici esercizi, minuto extralimentare, servizi di intermediazione, ingrosso e servizi alla persona.

Il periodo di riferimento: primo trimestre 2010, rispetto al primo trimestre 2009.

Andamento occupazione: calo complessivo del 5,8 per cento

Ore lavorate: calo del 10,8 per cento

Settore che soffre di più: ingrosso con un calo degli occupati del 9,2 per cento

Settore che soffre di meno: piccoli negozi del settore alimentare, con un incremento del 3,5 per cento di occupati

Ore di Cassa Integrazione Guadagni (ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga): 10.550