Caro direttore

Ci eravamo illusi che la destra, colta da improvvisa resipiscenza, rinunciasse allo scontro muro contro muro sulla legge bavaglio (il disegno di legge sulle intercettazioni) e modificasse in profondità un testo che – con la scusa risibile della difesa della privacy – impedisce ai poliziotti e ai magistrati di svolgere indagini efficaci contro la criminalità, ai giornalisti di informare i cittadini. Insomma un testo indigeribile anche per molti esponenti della maggioranza.

E invece, ancora una volta, ha prevalso il richiamo della foresta al quale il cosiddetto Partito della libertà (mai definizione risuonò più beffarda) non riesce in alcun modo a resistere. Incurante dei problemi veri del Paese – crisi economica, disoccupazione, criminalità organizzata, corruzione – il premier individua nelle indagini delle forze dell’ordine e dei magistrati e nel lavoro dei giornalisti le uniche vere emergenze nazionali e li addita al popolo come principali ostacoli al buon governo.

Dunque, nel pensiero (e nelle azioni) della destra italiana, i pilastri di ogni democrazia liberale – ovvero l’informazione libera e la magistratura autonoma – diventano nemici da abbattere.

Ancora una volta Berlusconi è disposto a sacrificare il diritto degli italiani alla sicurezza e all’informazione pur di proteggere se stesso e i propri familiari e amici. L’aberrazione è evidente ma temo che l’opinione pubblica – sottoposta a un pressing micidiale di manipolazione e occultamento della verità da parte di un sistema televisivo quasi interamente controllato dalla maggioranza di governo – continui a considerare la disputa tra Berlusconi da una parte, giornalisti e magistrati dall’altra, come qualcosa che poco ha a che fare con gli affanni quotidiani di milioni di cittadini. Insomma come qualcosa che riguarda il cosiddetto teatrino della politica e non la vita e i diritti di ciascuno di noi.

E’ questa la ragione che ci ha spinto, come Partito democratico, a lanciare una campagna contro la legge bavaglio e il principio autoritario che la ispira. “Meglio un uso sbagliato delle intercettazioni che una magistratura impotente e una stampa imbavagliata” scrive l’autorevole Financial Times. Meglio una democrazia fallibile – aggiungiamo noi – di un potere che si ritiene infallibile e che, in nome del mandato popolare, se ne infischia di regole e leggi. Meglio quindi una stampa anch’essa fallibile ma libera di informare, di esprimere opinioni, di criticare, di svelare il malaffare, di sollecitare il potere politico a fare meglio e di più. Perché sappiamo che una stampa libera fa bene non solo all’opinione pubblica ma anche alla politica.

E’ la ragione che ha spinto molti suoi colleghi giornalisti, di ogni orientamento culturale e politico, a denunciare il sopruso che si sta compiendo in queste ora fuori e dentro le aule parlamentari. Ed è la ragione per la quale le forze dell’ordine e la magistratura hanno apertamente denunciato, qualora la legge fosse approvata, l’impossibilità di svolgere indagini efficaci contro la criminalità organizzata e diffusa.

Per questo non vorrei limitarmi ad esprimere ai giornalisti una solidarietà di rito ma dimostrare con un gesto, piccolo ma non solo simbolico, il sostegno convinto dei democratici alla libera circolazione delle idee e delle informazioni. Apriremo le nostre direzioni agli organi di stampa, rendendo trasparente al massimo il dibattito interno al nostro partito. Credo che sia questo un modo per aiutarvi nel vostro lavoro e una prova del nostro impegno in difesa del diritto della stampa a informare e dei cittadini a essere informati.

Cordiali saluti

Davide Baruffi