“E così un altro ‘pezzo’ della nostra fiera se ne va. Abbiamo letto del ‘divorzio’ fra l’ente fieristico modenese e l’organizzatore di Country Life, il quale ha deciso di portare la manifestazione a Verona”. Questo l’esordio delle dichiarazioni di Massimo Fogliani, direttore di Confapi pmi Modena, a proposito della recente notizia, il quale così commenta la novità: “Quanto ancora dovrà durare lo stillicidio, prima che ci si renda conto che, così come è strutturato, il polo fieristico modenese è un pozzo senza fondo?

Noi non intendiamo entrare nel merito di questa o quella manifestazione, non di meno registriamo che piano piano, ma costantemente, diverse delle manifestazioni organizzate a Modena, prima o poi ‘emigrano’ altrove. Prima di Country Life, ricordo, fu la volta di Ambiente-Lavoro e di Tanexpo. Le ragioni specifiche possono essere diverse: in quest’ultimo caso, ad esempio, l’organizzatore riferisce di condizioni economiche molto più favorevoli e, soprattutto di questi tempi, come dargli torto? Soprattutto se la manifestazione approda a un quartiere, come quello veronese, che è particolarmente qualificato da tanti punti di vista, mentre un po’ meno comprensibili sono i trasferimenti verso Bologna, alla luce del rapporto esistente fra i due soggetti”.

Prosegue Fogliani: “Ecco un bel tema da inserire nelle riflessioni degli ‘Stati generali’: la Fiera di Modena, così come è strutturata, risponde alle necessità del territorio? Visto che in sé è tutt’altro che un business, è o non è uno strumento di marketing territoriale, al servizio delle imprese e della comunità locale?

Ricordo che il sindaco Pighi, in una intervista rilasciata all’agenzia Dire lo scorso 30 aprile ebbe a dichiarare, testualmente: ‘Il legame fra la Fiera di Modena e la Fiera di Bologna avrà bisogno di essere ridefinito: credo che per il nostro sistema di imprese il quartiere debba essere mantenuto, ma non è detto che debba essere di proprietà dell’amministrazione comunale. Abbiamo bisogno della nostra vetrina e sono d’accordo su un maggiore coordinamento a livello regionale. Non una succursale di Bologna, ma inserita in un sistema di eventi che rientrano in un’ottica regionale’.”

“Mi permetto allora di rivolgermi al sindaco per chiedergli un chiarimento: come si fa a mantenere il quartiere, alienandone la proprietà, senza diventare succursale, di Bologna o altri che siano? Sarebbe davvero l’uovo di Colombo!”.

Continua quindi il direttore Confapi: “Quando finalmente si uscirà dalla autoreferenzialità, che continua a caratterizzare troppe scelte, ci accorgeremo che il resto del mondo percepisce non già Modena, Bologna, Reggio, ecc., bensì un’area caratterizzata da molteplici pregi in campi diversi. Allora ci si renderà conto che ciò di cui abbiamo necessità è un sistema fieristico che serva l’intera regione, e che gli Enti modenesi, dalla Camera di Commercio alle Fondazioni bancarie agli Enti locali, devono fare la loro parte, entrando nelle compagini sociali delle infrastrutture più importanti della regione, per rafforzarle e orientarle, pur nell’ambito suddetto, verso un ruolo di più incisiva rappresentanza degli interessi modenesi”.

Conclude Fogliani: “Viceversa, se non si provvederà a farsi carico della questione in termini concreti, e in tempi ragionevoli, la fiera di Modena continuerà a rappresentare un salasso economico consistente, a fronte di risultati che hanno più a che fare con la politica dell’immagine che con la sana gestione. E non mi sembra che possiamo più permettercelo”.