Una gigantografia con il volto di Sakineh, la donna iraniana condannata a morte per lapidazione con l’accusa di adulterio, sarà esposta sulla facciata del Palazzo comunale di Modena come segno di adesione alla campagna internazionale per la sua liberazione.

Lo prevede un ordine del giorno, proposto dalla presidente Caterina Liotti e approvato oggi all’unanimità dal Consiglio comunale, che impegna la Giunta e l’Aula consigliare anche a far pervenire al Governo iraniano “la propria convinta opposizione verso l’applicazione di pene in contrasto con i diritti inviolabili di ogni persona” e a promuovere “apposite iniziative politiche di sensibilizzazione sulla vicenda”. Con l’ordine del giorno, dal titolo “Fermiamo le pietre!” il Consiglio ha aderito alla campagna mondiale per la liberazione di Sakineh.

Sakineh Mohammadi Ashtiani, 43 anni, madre di due figli, è detenuta nel braccio della morte nel carcere di Tabriz, nel nord-ovest dell’Iran, con la condanna per aver avuto una relazione con due uomini durante il matrimonio. Il processo che l’ha condannata alla lapidazione ha applicato una disposizione della legge iraniana che consente ai giudici di esprimere il loro giudizio soggettivo e verosimilmente arbitrario di colpevolezza anche in assenza di prove certe e decisive. Durante il processo, Sakineh Mohammadi Ashtiani ha ritrattato una confessione rilasciata sotto minaccia durante l’interrogatorio.

“Le imputazioni sollevate contro Sakineh Mohammadi Ashtiani – si legge nell’ordine del giorno – sono in contrasto con i più elementari diritti umani sulla base della Dichiarazione universale dei diritti umani, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni unite nel 1948, che rifiutando pratiche come la schiavitù e la tortura, considera diritti umani la sicurezza della persona, la protezione da parte della legge, la libertà di movimento e di parola, la libertà di religione e di assemblea, nonché i diritti alla sicurezza sociale, al lavoro, alla salute, all’educazione, alla cultura ed alla cittadinanza. La Dichiarazione esprime chiaramente il concetto che tali diritti umani si applicano egualmente a tutti, senza distinzione di alcun tipo quale la razza, il colore della pelle, il sesso, la lingua od altro status”.

Il caso di Sakineh sta mobilitando l’opinione pubblica nazionale ed internazionale, le istituzioni locali e il Governo con le azioni del ministro alle Pari opportunità; da anni l’Italia è impegnata nel proporre alle Nazioni unite iniziative per la moratoria e, in prospettiva, per l’abolizione della pena di morte. “Anche in sede europea – prosegue il testo dell’ordine del giorno – l’Italia ha fatto sentire la propria voce nell’elaborazione delle misure concordate per rappresentare al Governo iraniano l’aspettativa per il rispetto del diritto alla vita in relazione al caso della signora Ashtiani ed ad altri tanti casi simili”.

Consiglio Comunale: doveroso difendere Sakineh

Con un ordine del giorno approvato all’unanimità, dal titolo “Fermiamo le pietre!”, il Consiglio comunale di Modena ha aderito alla campagna mondiale per la liberazione di Sakineh, la donna iraniana condannata a morte per lapidazione con l’accusa di adulterio. L’ordine del giorno è stato proposto e presentato dalla presidente del Consiglio Caterina Liotti e impegna la Giunta e l’Aula consiliare a far pervenire al Governo iraniano “la propria convinta opposizione verso l’applicazione di pene in contrasto con i diritti inviolabili di ogni persona” e a promuovere “apposite iniziative politiche di sensibilizzazione sulla vicenda”.

Nel dibattito, Eugenia Rossi, Idv, ha sottolineato che “la lapidazione esiste in numerosi Paesi del mondo e purtroppo ce ne ricordiamo solamente in rari momenti, in questo caso anche a causa di una contrapposizione politica ed economica tra la Francia e l’Iran. A queste condizioni, il nostro intervento fatica ad apparire onesto, mentre associazioni come Amnesty international ricordano continuamente l’esistenza di queste gravissime violazioni dei diritti umani”.

Giulia Morini, Pd, ha definito la situazione di Sakineh “un atto di barbarie da parte di una dittatura. L’adulterio – ha detto – non può e non deve essere un reato e la pena di morte non deve esistere. Chiediamo al governo italiano di convocare immediatamente l’ambasciatore iraniano nel nostro Paese e invitiamo tutta la politica a interrogarsi sulla nostra capacità di accogliere chi richiede asilo”.

Sandro Bellei, Lega nord, ha dichiarato: “Dovremmo difendere le donne a 360 gradi e per 365 giorni l’anno, in ogni violazione dei loro diritti, basti citare il gravissimo fenomeno dell’infibulazione. Trovo però un po’ demagogico esporre l’immagine della donna sul Palazzo comunale”.

Adolfo Morandi, Pdl, ha espresso “appoggio a questa posizione, che è trasversale e riguarda il nostro modo di pensare e agire di mondo occidentale, al di là delle idee di destra o di sinistra. Dobbiamo rimarcare che questo tipo di atteggiamenti vanno esecrati e condannati. L’Iran – ha aggiunto – è un Paese che chiede la scomparsa di Israele dalla faccia della terra e violazioni come queste sono l’altra faccia della stessa medaglia”.

Vittorio Ballestrazzi di Modenacinquestelle.it ha ribadito “piena solidarietà, pieno rifiuto di queste pratiche innominabili e pieno appoggio alla meritoria opera di associazioni come Amnesty international. L’Italia – ha detto – garantisce la libertà di culto, ma mi chiedo se dobbiamo permettere che si professi, nel nostro Paese, una religione che permette la lapidazione”.

Per l’assessore alle Pari opportunità Marcella Nordi, “le libertà individuali sono alla base di una società moderna. Cose come queste non succedono solo a Teheran ma in decine di posti nel mondo: pochi giorni fa una ragazza, a Torino, è stata sfigurata con l’acido”.

Federico Ricci di Sinistra per Modena ha affermato: “Un regime oscurantista sta costringendo il popolo iraniano a vivere nel Medioevo. La violenza contro le donne è inoltre a livelli preoccupanti anche nel nostro Paese. Dobbiamo opporci con forza alla violenza senza giustificazioni sia in terre lontane sia quando si manifesta vicino a noi”.

Secondo il sindaco Giorgio Pighi “siamo all’interno del grande tema della violenza di genere. In questo caso si violano conquiste elementari sottoscritte da importanti dichiarazioni delle Nazioni Unite. La pena di morte, dove è ancora praticata, ha finora subito due fondamentali limiti: deve riguardare fatti di assoluta gravità ed essere realizzata con modalità che non siano inumane o degradanti. Basta riferirsi alla convenzione Onu sui diritti dell’uomo – ha concluso il sindaco – per comprendere quanto sia ampia la violazione nel caso di Sakineh”.

Nordi: scrivete all’Ambasciata Iraniana

Inviare una lettera o una cartolina di dissenso all’Ambasciata iraniana di Teheran a Roma, in via Nomentana 363, con la richiesta di liberare Sakineh Mohammadi-Ashtiani. La donna, che è madre di due bambini e ha 43 anni, da quattro si trova nel braccio della morte del carcere di Tabriz e sta per subire la condanna a morte per lapidazione con l’accusa di adulterio sulla base di una confessione estorta dopo due giorni di torture e 99 frustate.

E’ la richiesta che Marcella Nordi, assessore alle Pari opportunità del Comune di Modena, rivolge ai cittadini modenesi, alle istituzioni e ai partiti. “E’ doveroso richiamare l’attenzione verso un grave fatto di negazione dei diritti civili che sta succedendo nel mondo e che non può passare sotto silenzio”, spiega l’assessore. “Non è pensabile che nel terzo millennio, mentre pensiamo di esplorare le galassie più lontane e la medicina fa passi da gigante, vi siano Paesi nei quali una donna non può vivere liberamente la propria sessualità e, se si ribella, viene condannata ad una morte atroce. La difesa dei diritti civili – conclude Nordi – è una battaglia che va sostenuta con determinazione e che il Comune di Modena ha sempre sostenuto”.