Il responsabile del Forum del Pd cittadino sul Welfare Giorgio Prampolini risponde a Leoni (Pdl) sui tagli di bilancio.

La notizia che il bilancio del Comune di Modena dovrà subire tagli spropositati di 11 milioni e mezzo di euro desta profonda preoccupazione, ma affermare, come fa Leoni, che questa giunga inaspettata, è assurdo. Il Pd e la giunta comunale di Modena si stanno preparando da tempo a fronteggiare i tagli ma questo non vuol dire rinunciare a denunciarne la gravità. I tagli sono figli della manovra estiva del Governo, che giudicammo già allora socialmente iniqua, avvisando la città di quali sacrifici avrebbe richiesto, perché caricava tutti i costi sulla scuola, le regioni e gli enti locali con tagli pesantissimi ai servizi mentre ai redditi più alti non chiedeva niente. Una manovra inaccettabile perché non conteneva nulla a sostegno dello sviluppo e dell’occupazione lasciando senza futuro la società.

Quindi sono mesi che ne parliamo e ci stiamo preparando. Altro che indaguatezza e improvvisazione. Purtroppo eravamo stati facili profeti: ci saranno meno trasporto pubblico locale, meno servizi di welfare, meno scuola, meno servizi per i disabili, meno finanziamenti per la casa, meno futuro. Con questa manovra che taglia l’1,2% delle spese dello Stato centrale contro il 13,7% dei trasferimenti agli Enti Locali il governo ha inventato il federalismo a rovescio: meno al territorio e più a Roma. Sfidiamo piuttosto la Lega e tutta la destra a spiegare ai cittadini modenesi che vantaggi sta portando loro questo governo. La manovra è talmente sbagliata che ha messo d’accordo tutti gli amministratori, specie al nord, che la giudicano negativamente, con toni tra loro molto simili a prescindere dal loro colore politico, come abbiamo dimostrato nei giorni scorsi.

Quello che contestiamo a Lega e Pdl è che questa manovra, in questi termini, fosse inevitabile. Il partito democratico aveva proposto fin da quest’estate misure alternative. Alcuni esempi: raccogliere finanziamenti attraverso la vendita di alcune frequenze del digitale, o la trasformazione di fondi bloccati sulle infrastrutture faraoniche e inutili (leggi Ponte sullo stretto), per dare sostegno alle situazioni di vera povertà, rendere meno precario il lavoro, detassare i redditi più bassi, rilanciando i consumi. Per questo non ci rassegniamo a devastare di tagli il welfare locale: questa manovra era evitabile, poteva essere diversa. E’ stata voluta così dalla destra.

Queste settimane saranno decisive per le politiche sociali, per la salute e per la pubblica istruzione, pertanto riteniamo che sia necessaria una grande mobilitazione dei cittadini, per fare sentire la loro voce e proporre misure alternative: noi chiediamo ancora che questa manovra sia cambiata in modo radicale. Il tempo c’è. Se poi davvero non si vorranno ascoltare tutti gli enti locali e i cittadini, soprattutto quelli meglio governati al nord, che per assurdo pagano più degli altri la manovra, allora metteremo in campo proposte innovative sul tema del welfare locale, che stiamo sviluppando negli Stati Generali e nei forum, come l’integrazione fra il sociale e il sanitario, l’avvio di nuove esperienze di organizzazione urbana e di consolidamento della coesione sociale. Nessuna paura dunque a rivedere il welfare locale. Ma tanta pena a doverlo fare con la pistola alla tempia, quando invece sarebbe stato possibile evitare una manovra così iniqua.