Il Consiglio comunale di Modena, nella seduta di lunedì 18 ottobre, ha approvato la proposta di integrare lo Statuto comunale inserendo un riferimento alla necessità di garantire il diritto all’acqua “attraverso l’inalienabile proprietà pubblica delle reti idriche” e “adottando atti che perseguano l’effettiva rispondenza del servizio idrico locale all’interesse pubblico e all’utilità generale”. La proposta di deliberazione è stata presentata dai consiglieri Pd Paolo Trande e Giancarlo Campioli e sottoposta ieri per la terza volta all’Aula, che l’ha approvata con il voto favorevole del Pd e contrario di Pdl, Lega nord e Sinistra per Modena. Si sono astenuti Mpa, Udc e Pierluigi Taddei del Pdl, mentre non ha partecipato al voto Vittorio Ballestrazzi (Modenacinquestelle.it).

Nella prima votazione, avvenuta nel mese di settembre, non era stato raggiunto il consenso dei due terzi dei consiglieri, richiesto per modificare lo Statuto in prima istanza. Il regolamento prevede poi che sia sufficiente il voto favorevole della maggioranza assoluta in due successive votazioni. Dopo una richiesta di sospensiva avanzata da Federico Ricci di Sinistra per Modena, la proposta è stata votata e approvata una prima volta lunedì scorso e una seconda volta ieri pomeriggio.

In apertura di dibattito, Vittorio Ballestrazzi (Modenacinquestelle.it), che aveva precedentemente presentato una proposta di delibera bocciata dal Consiglio, si è scusato con i modenesi per aver innescato il procedimento, “poiché – ha spiegato – è stata bocciata la mia proposta che, definendo il servizio ‘privo di rilevanza economica’, avrebbe azzerato il guadagno di società come Hera, che gestiscono le reti idriche in regime di monopolio, mentre sta per essere approvata la proposta della maggioranza che non cambia nulla rispetto ad oggi”.

Federico Ricci ha motivato la contrarietà di Sinistra per Modena alla delibera per una questione di contenuti e di metodo. E ha precisato: “La modifica statutaria è uno stillicidio a cui costringe la privatizzazione forzata prevista dal decreto Ronchi. La modifica che viene votata non fa male, ma non consente di raggiungere l’obiettivo fissato dal Forum dell’acqua”. “Inoltre – ha concluso – ci saremmo aspettati una maggiore ricerca di consenso con altre forze politiche”.

“L’integrazione non aggiunge nulla, poiché è risaputo e riconosciuto da tutti che l’acqua è un bene pubblico” anche per il capogruppo del Pdl, Adolfo Morandi, che però difende la legge nazionale, “pensata al fine di rendere le reti di distribuzione più efficaci ed efficienti e per consentire a società private in grado di fare i necessari investimenti di entrare nella gestione”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo della Lega nord, Mauro Manfredini, che ha osservato come “da subito il decreto abbia scatenato critiche da parte di molti, nonostante esso riaffermi la piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche il cui governo spetta all’ente pubblico”. L’acqua “è un bene di proprietà dello Stato – ha aggiunto il consigliere – quindi è impensabile privatizzarla; si tratta invece di affidarne la gestione attraverso gare trasparenti. Questa proposta di modifica è solo una questione politica”.

Per il capogruppo del Pd Paolo Trande, invece, “facciamo qualcosa di positivo perché con la nostra integrazione introduciamo nello Statuto il concetto che sull’acqua non si fa lucro”. E ha aggiunto: “Balestrazzi si attribuisce il merito, che non ha, di aver intrapreso un procedimento per estromettere Hera dalla gestione dell’acqua. In realtà, ha intrapreso un processo istituzionale sulla scia di quanto sta facendo il Forum dell’acqua pubblica che ha però chiesto questa procedura per sterilizzare gli effetti del decreto Ronchi. Hera non c’entra nulla”.

Sergio Celloni (Mpa) si è detto favorevole alle privatizzazioni, “ma fino ad oggi non le ho viste fare a vantaggio dei cittadini” e ha aggiunto “anche la governance tra pubblico e privato in atto a Modena con Hera non mi sembra abbia portato vantaggi agli utenti dal punto di vista delle tariffe”. Davide Torrini (Udc) ha sottolineato: “Colgo nella delibera la volontà del Pd di prendere sul tema una posizione più forte di altre proposte già bocciate, ma credo che sull’acqua e in generale sui servizi pubblici, il problema non sia se privatizzare, ma come farlo”, tenendo distinte proprietà e gestione. Torrini ha inoltre precisato: “Di Hera occorrerebbe farne due: una per gli impianti di proprietà pubblica e una privata che li gestisca”. Per il sindaco Giorgio Pighi “il tema è evitare che leggi nazionali possano realizzare un sistema in cui l’utilizzo dell’acqua sfugga dalla mano pubblica per effetto di soggetti che intervengono nella gestione. Non ritengo opportuno evidenziare nello Statuto che ‘l’acqua non deve essere un bene di rilevanza economica’ perché, per quanto condivida l’affermazione, essa cadrebbe nel vuoto: non è lo Statuto la sede per farlo. E’ invece opportuno individuare con puntualità quali devono essere le caratteristiche del servizio idrico”.