Accordo storico, importante, strategico per il sistema di relazioni nel nostro paese: a fronte di queste dichiarazioni, che vedono Sacconi, Berlusconi, Chiamparino, Cisl, Uil, Sindacato Autronomo, Confindustria, allineati e “gongolanti” in un fronte antidemocratico che vede nel diritto ad un lavoro dignitoso e nella democrazia ostacoli al loro modello di sviluppo, non c’ è più tempo per tergiversare e non è più rinviabile una mobilitazione generale che aggreghi tutte le forze democratiche di questo paese a sostegno di una proposta che sia la base di un modello di sviluppo alternativo e che fondi sulla democrazia, sulla qualificazione del lavoro, sul riconoscimento dei diritti della persona e del lavoratore, sulla qualificazione e l’innovazione del prodotto, sul riconoscimento della rappresentanza, sul rilancio del Contratto collettivo nazionale di lavoro, le ragioni per un rilancio economico e produttivo socialmente sostenibile.

E’ inaccettabile che gli stessi soggetti, responsabili di una crisi che mette in ginocchio l’intero paese, la utilizzino per colpire gli elementi fondanti della nostra democrazia ed i principi regolatori di una società che si definisce civile.

Il “giochino” è sempre lo stesso, se vuoi lavorare bevi da botte quello che ti do e ti dico io, in caso contrario sei fuori dai cancelli; oggi, dopo l’accordo di Torino, non solo se fuori te ma anche la tua rappresentanza.

Il “giochino” diventa ancor più facile quando partecipa al gioco anche una parte della rappresentanza sindacale, come nel caso di Cisl e Uil.

A questo punto come Cgil, prima di proseguire qualsiasi confronto con Confindustria, è indispensabile far vivere nel dibattito interno e nel rapporto diretto con i lavoratori la nostra proposta complessiva per costruire nel paese l’alternativa al cartello che appoggia Marchionne e la Fiat, a partire dalla democrazia e rappresentanza e del modello contrattuale, e costruire le alleanze necessarie per dare un futuro diverso alla gente che lavora ed alle future generazioni.

E’ ora di darci un taglio di subire le continue umiliazioni a cui è sottoposto il lavoro dipendente, non solo quello metalmeccanico, e fare fronte comune per dare dignità al lavoro.

Da una parte licenziano, mettono in cassa integrazione (più di un miliardo di ore quest’anno), dalla sera al mattino ti chiudono i cancelli delle fabbriche e li riaprono solo quando sei disponibile a lavorare con meno salario e senza diritti e dall’altra ti ricattano in continuazione; ma chi sono questi? Cittadini come noi, con la differenza che con noi ci fanno i profitti ed impunemente gongolano quando mettono un altro tassello nel mosaico della degenerazione sociale e civile.

Qualcuno, i soliti noti, parla di sconfitta della Cgil, nascondendo che in realtà è l’intero paese che da questa vicenda ne esce impoverito e con le ossa a pezzi, praticamente con il sedere per terra.

Da oggi, lo si deve sapere, il rischio vero è che in ogni posto di lavoro si aprano conflitti ingestibili ed i cui effetti sono da imputare solo a chi, con l’accordo di Torino, sta gongolando.

(Antonio Mattioli, Segretario Cgil Emilia Romagna, Responsabile Contrattazione e Politiche Industriali)