Il 2010 termina con un altro importante riconoscimento per la Struttura Complessa di Ematologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena, diretta dal prof. Mario Luppi. Sul numero del 18 dicembre 2010 della prestigiosa rivista The Lancet (pp. 2075-2085) sono stati infatti presentati i risultati di uno studio multicentrico, disegnato e coordinato a livello nazionale dal prof. Michele Cavo dell’Istituto Seragnoli di Bologna, cui hanno contribuito 73 centri italiani fra cui, appunto, il reparto di Ematologia del Policlinico di Modena. Lo studio, che ha meritato anche l’editoriale della rivista (p. 2043), si intitola “Bortezomib with thalidomide plus dexamethasone compared with thalidomide plus dexamethasone as induction therapy before, and consolidation therapy after, double autologous stem-cell transplantation in newly diagnosed multiple myeloma: a randomised phase 3 study” cioè: Confronto sull’efficacia terapeutica di Bortezomib più talidomide e desametasone rispetto a talidomide più desametasone come terapia di induzione e terapia di consolidamento prima e dopo doppio trapianto di cellule staminali autologhe nelle nuove diagnosi di mieloma multiplo: studio randomizzato di fase tre.

“Dalla metà degli anni novanta – ha spiegato il prof. Franco Narni (foto), responsabile del Centro Trapianti di Midollo del Policlinico e coautore della pubblicazione – il trapianto autologo si è affermato come terapia standard per pazienti “giovani” affetti da mieloma multiplo. Bisogna precisare che il mieloma è una patologia dell’età matura, ma con termine tecnico si definisce “giovane” il paziente di età inferiore ai 65-70 anni, che può ancora essere sottoposto ad un trattamento intensivo come il doppio trapianto autologo. Farmaci introdotti negli ultimi dieci anni si sono dimostrati efficaci in pazienti ricaduti dopo trapianto, e il loro impiego è stato recentemente approvato anche nella terapia di prima linea per pazienti non candidabili al trapianto. La novità è rappresentata dal fatto che lo studio pubblicato sulla rivista “The Lancet” ha dimostrato che è possibile ottenere una risposta nel 96% dei casi se il trapianto è associato ad un trattamento che includa il Bortezomib, una molecola che inibisce il proteasoma 26S, fin dalle prime fasi della malattia. Inoltre, il 68% dei pazienti mantiene la risposta a 3 anni (rispetto al 50-55% riportato in studi precedenti). L’Ematologia di Modena, che pratica circa 40 trapianti autologhi ogni anno (la metà dei quali su pazienti portatori di mieloma), ha contribuito a questo studio con 26 trapianti in poco più di un anno. I risultati di questo studio hanno portato alla definizione di un protocollo terapeutico, accettato a livello internazionale, che permette fin d’ora di trattare in modo più efficace i pazienti con mieloma multiplo. Non bisogna però dimenticare che, nonostante i progressi, il mieloma resta una neoplasia difficilmente eradicabile. Un prossimo studio, che sarà avviato entro pochi mesi nella speranza di prolungare la durata della risposta, prevede l’impiego di nuovi farmaci nella terapia di consolidamento e di mantenimento. Il particolare interesse per questa neoplasia (la seconda per incidenza in campo oncoematologico) è confermato dal contributo che il nostro Centro ha dato ad uno studio internazionale sul trapianto allogenico per pazienti con donatore compatibile: i risultati saranno pubblicati a breve in altra sede” ha concluso il prof. Franco Narni.

“Il nostro gruppo di lavoro”, commenta il prof. Mario Luppi, “svolge una intensa attività di ricerca clinica partecipando a studi promossi in modo indipendente, oppure proposti da gruppi cooperatori nazionali (come in questo caso) o internazionali o direttamente dalle aziende farmaceutiche. Tale ricerca, di tipo traslazionale, è rivolta alla diagnosi e alla cura primaria delle malattie ematologiche ma anche all’ottimizzazione della terapia di supporto, alla diagnosi precoce e specifica e alla cura delle complicanze infettive, che rappresentano purtroppo una temibile conseguenza dei trattamenti con chemioterapici o farmaci innovativi e delle procedure trapiantologiche. I risultati ottenuti”, conclude il prof. Luppi, “sono il frutto dell’impegno quotidiano di tutti i medici, degli specializzandi e degli infermieri dell’Ematologia (Reparto, Unità Trapianti, Day Hospital) e sono stati possibili grazie al contributo dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico di Modena, che ci sostiene nella nostra attività sperimentale clinica, e di A.I.L. Modena ONLUS, che ci supporta in molte delle nostre attività di ricerca clinica”.

Soddisfazione per i risultati ottenuti è stata espressa anche dal Direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena dott. Stefano Cencetti che ha riguardo ha sottolineato come “La continua ed incessante opera di ricerca e sperimentazione svolta dal personale medico-clinico del Policlinico di Modena consenta in molti casi di migliorare sensibilmente le prestazioni e le attese di vita dei malati. Quanto si sta facendo ed ottenendo in campo oncologico da parte dei nostri sanitari merita a pieno il nostro plauso ed il riconoscimento per le eccellenze raggiunte, ma evidenzia anche quanto sia importante che in un campo delicato come questo le ricerca clinica non si interrompa e possa godere dei sostegni necessari perché vengano raggiunti altri traguardi a beneficio degli utenti e dei malati”.