La Commissione per i diritti delle Donne del Parlamento europeo ha votato questa mattina una relazione contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e per rendere più efficace la lotta alla pedopornografia, approvando gli emendamenti presentati dall’onorevole Tiziano Motti (Udc, gruppo Ppe).

La relazione, nel testo originale, chiede misure repressive di detenzione uniformi a livello europeo per i soggetti che siano stati riconosciuti colpevoli di abusi sessuali sui minori. Grazie agli emendamenti presentati dall’eurodeputato Motti, inoltre la Commissione ha accolto anche la misura ulteriore dell’interdizione dall’esercizio di professioni a contatto con i minori per chi ha commesso reati a sfondo sessuale contro i bambini. «E’ assolutamente impensabile – commenta Motti – immaginare il proprio figlio a scuola dove insegna una persona condannata, ad esempio, per detenzione di materiale pedopornografico».

Si allarga inoltre il consenso (già manifestato dalla maggioranza dei Parlamentari europei con la sottoscrizione della Dichiarazione scritta n. 29 contro pedofili e molestatori sessuali, approvata lo scorso anno) intorno alla necessità di un migliore coordinamento fra autorità pubbliche e forze di polizia nelle operazioni di scambio tempestivo dei dati relativi ai pedofili, che grazie al principio di libertà di circolazione nell’Unione europea potrebbero far perdere rapidamente le proprie tracce. Sul lato informatico i deputati si sono dichiarati d’accordo su un maggior controllo da esercitare sugli ambienti virtuali, come social network e blog, dove lo scambio di materiale pedopornografico spesso prolifica, con la richiesta alla Commissione europea ed agli Stati membri di poter disporre di misure efficaci e tempestive per rimuovere il contenuto illegale e identificare gli autori.

La relazione approvata rilancia infine il Sistema di un Allarme rapido a livello europeo, sull’esempio di quello che già esiste in Inghilterra, dove un semplice click all’interno di un apposito sito web fa scattare immediatamente la segnalazione alla polizia britannica in merito alla presenza di siti a contenuti pedopornografici.

Il sistema inglese però non raggiunge alcun risultato quando i server che ospitano i contenuti illegali si trovano al di fuori della giurisdizione nazionale, ossia in un altro Stato, quando non addirittura in un altro continente.