L’osservatorio congiunturale sulla piccola e la media impresa di Confartigianato Emilia Romagna ha analizzato l’andamento dell’economia regionale nel secondo semestre 2010 ed ha creato una proiezione sull’andamento del prossimo semestre. I dati sono stati raccolti attraverso un’indagine telefonica, tra il 22 novembre e il 3 dicembre, su 900 imprese dell’Emilia Romagna con meno di 20 dipendenti. Il secondo semestre del 2010 non ha smentito l’andamento dei primi sei mesi del 2010 con andamenti negativi per tutti i principali indicatori produzione, domanda, fatturato, export ed investimenti. L’artigianato soffre più della piccola e media impresa mentre analizzando gli andamenti provinciali è più positiva la situazione di Forlì-Cesena e Piacenza, stabile quella di Bologna, Modena, Parma, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini, resta invece negativa Ferrara.

Il quadro generale

Nel secondo semestre 2010 è stata registrata una leggera flessione di produzione/domanda (congiunturale pari a -0,3%) per un saldo degli andamenti (+0,2) che rivela un sostanziale equilibrio. Il periodo più critico sembra dunque essere alle spalle, ma le indicazioni per il prossimo semestre descrivono una ripresa ancora incerta, si attende un incremento oltre il mezzo punto percentuale. Nella seconda parte del 2010 si rileva una contrazione del fatturato pari a -0,3%, con una leggera prevalenza di andamenti negativi su quelli positivi (saldo -0,9). Su base annua, invece, si evidenzia un lieve progresso (+0,1%), che potrebbe ampliarsi ulteriormente nel prossimo semestre (+0,3%), anche se in verità circa il 69% delle aziende non si attende nei prossimi mesi particolari evoluzioni del proprio volume d’affari. Nella seconda parte del 2010 la contrazione dei posti di lavoro è pari a -1,9%; la flessione degli addetti è intorno al punto e mezzo percentuale, mentre nel prossimo semestre si prevede una maggiore tenuta dell’intero sistema con una variazione media attesa pari a -0,1%. Le difficoltà di ripresa si riflettono sulla quota di investitori che nel secondo semestre 2010 si attesta di poco al di sopra del 10%. Le esportazioni nel secondo semestre 2010 segnano un progresso del 0,3%, confermato su base annua (+0,2%), ma che rivela una generale staticità delle imprese esportatrici. Per i prossimi mesi si attende un incremento del fatturato dall’export con intorno al punto percentuale.

Artigianato e piccola impresa

Nell’artigianato si rilevano ancora flessioni nella produzione/domanda e nel fatturato (-0,7% e -0,5%), che descrivono una situazione economica ancora negativa e più accentuata rispetto al trend generale. Anche sul fronte occupazionale si registrano maggiori difficoltà con una contrazione di addetti pari a -2,5% e negli investimenti si registra una propensione minore rispetto al primo semestre (11,0%). Nel prossimo semestre il comparto potrebbe mostrare segnali di ripresa con tassi di sviluppo superiori a quelli medi di riferimento per produzione/domanda e fatturato (+0,7% e +0,5%); in leggero rialzo la propensione ad investire (12,3%), mentre nell’occupazione si potrebbe assistere ancora a qualche fuoriuscita di personale (-0,4%). La piccola impresa sembra tenere meglio rispetto all’artigianato con volumi produttivi e di fatturato stabili e con un calo di addetti più contenuto (-1,1%). Nelle previsioni per il prossimo semestre il settore dovrebbe crescere ulteriormente. Qualche recupero si potrebbe registrare sul fronte occupazionale (+0,2%) ed in leggero progresso si potrebbe rilevare anche la propensione ad investire.

I settori di attività

Il settore manifatturiero evidenzia nel secondo semestre un sostanziale equilibrio con la prima parte dell’anno per produzione (+0,2%) e volume d’affari (-0,1%). Più significativo l’incremento degli ordini (+0,5%), mentre cala di quasi due punti percentuali l’occupazione ed è in flessione anche la propensione ad investire (7,3%). Il clima di incertezza che caratterizza i prossimi mesi condiziona le previsioni degli addetti ai lavori con moderati incrementi nei volumi di fatturato e ordini (+0,4% per entrambi) e con un progresso più sostenuto nei volumi produttivi (+0,6%). Nell’occupazione si potrebbe realizzare qualche nuovo inserimento di manodopera (+0,2%) e dovrebbe risalire la quota di investitori.

I comparti dell’alimentare, della chimica, plastica, vetro, carta, dell’elettrica ed elettronica, della meccanica e macchine e dei mobili e legno evidenziano dinamiche positive, sia a livello congiunturale che tendenziale in particolare nel settore della chimica ed in quelli dell’elettromeccanica. Le previsioni per i prossimi sei mesi rivelano una situazione di generale equilibrio con qualche significativa possibilità di incremento nelle aziende della meccanica, dell’elettrica e dei mobili. Le imprese del tessile, abbigliamento, concia e del metallo e prodotti in metallo fanno invece ancora fatica ad invertire la tendenza ed ad intraprendere un percorso di sviluppo che le consenta di lasciarsi alle spalle il periodo più difficile. Per il prossimo semestre non sono attese particolari evoluzioni a testimonianza di come l’attuale incertezza economica non favorisca ancora, in tali comparti, una concreta ripresa. Il settore edile appare quello in maggiore difficoltà e di fatto frena il processo di ripresa dell’intero sistema economico. A livello congiunturale si rileva nel secondo semestre una flessione della domanda superiore al punto percentuale (-1,3%), mentre la flessione del fatturato si ferma a -0,7%. Pesante il calo dell’occupazione (-2,8%) e di poco inferiore all’11% si segnala la quota di investitori. Sul fronte occupazionale si conferma una perdita degli occupati superiore ai due punti percentuali. Le previsioni per i prossimi sei mesi potrebbero segnare un’inversione di tendenza con qualche recupero nella domanda (+0,6%) e nel fatturato (+0,3%), che potrebbero favorire anche una moderata ripresa degli investimenti (13,1%). Nell’occupazione si dovrebbe registrare invece ancora qualche fuoriuscita di personale (-0,5%). Negli ultimi mesi del 2010 il settore dei servizi alle imprese ha recuperato nella domanda parte della perdita maturata nel corso del primo semestre (+0,3%), mentre il volume d’affari ha subito ancora un leggero calo (-0,1%). Le prospettive del settore sono buone con incrementi di domanda e volume d’affari tra il +0,7% ed il +0,8%; stabile l’andamento occupazionale, mentre gli investimenti si dovrebbero ridurre passando dal 15% del secondo semestre 2010 a poco più del 10% previsto per la prima parte del 2011. Il settore dei servizi alle persone presenta un leggero incremento del fatturato (+0,2%), stabile la domanda. Non si registrano movimenti in uscita sul fronte occupazionale. Nei prossimi sei mesi non si segnalano particolari dinamiche di sviluppo con il mantenimento di domanda e numero di addetti e con una leggera contrazione del fatturato (-0,2%). Bassa si dovrebbe inoltre mantenere la propensione ad investire (6,5% tra investimenti programmati ed investimenti possibili).

Performance provinciali

Per quanto riguarda le dinamiche provinciali possiamo suddividere la regione in tre fasce territoriali, a seconda delle dinamiche registrate e delle prospettive per il futuro. Forlì-Cesena e Piacenza hanno evidenziato performance positive nella produzione/domanda, fatturato e ordini e nella provincia romagnola si rileva, nel secondo semestre 2010, anche un’elevata incidenza degli investitori. Buone in quest’ultima area anche le previsioni per il prossimo periodo, mentre gli andamenti attesi per Piacenza non rivelano particolari evoluzioni. Bologna, Modena, Parma, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini presentano nel complesso un andamento stazionario con una leggera prevalenza di andamenti negativi a Bologna, Modena e Parma per quanto riguarda la produzione/domanda ed il fatturato e con una leggera tendenza di crescita invece per Ravenna e Rimini. Nel prossimo semestre Bologna, Modena, Reggio Emilia e Rimini continuano a presentare andamenti stazionari, mentre qualche indicazione positiva si ricava dalle performance di Parma e Ravenna. Infine, la provincia di Ferrara evidenzia le dinamiche più negative con andamenti al ribasso nella produzione/domanda e nel fatturato sia a livello congiunturale che tendenziale. In prospettiva si potrebbe realizzare una maggiore stabilità dei livelli, con una possibile risalita degli investimenti.

Reazioni maggiori per Piacenza e Forlì-Cesena, non per Ferrara. Stabili Bologna, Modena, Parma, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini

Per quanto riguarda le dinamiche provinciali possiamo suddividere la regione in tre fasce territoriali, a seconda delle dinamiche registrate e delle prospettive per il futuro. Forlì-Cesena e Piacenza hanno evidenziato performance positive nella produzione/domanda, fatturato e ordini e nella provincia romagnola si rileva, nel secondo semestre 2010, anche un’elevata incidenza degli investitori. Buone in quest’ultima area anche le previsioni per il prossimo periodo, mentre gli andamenti attesi per Piacenza non rivelano particolari evoluzioni. Bologna, Modena, Parma, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini presentano nel complesso un andamento stazionario con una leggera prevalenza di andamenti negativi a Bologna, Modena e Parma per quanto riguarda la produzione/domanda ed il fatturato e con una leggera tendenza di crescita invece per Ravenna e Rimini. Nel prossimo semestre Bologna, Modena, Reggio Emilia e Rimini continuano a presentare andamenti stazionari, mentre qualche indicazione positiva si ricava dalle performance di Parma e Ravenna. Infine, la provincia di Ferrara evidenzia le dinamiche più negative con andamenti al ribasso nella produzione/domanda e nel fatturato sia a livello congiunturale che tendenziale. In prospettiva si potrebbe realizzare una maggiore stabilità dei livelli, con una possibile risalita degli investimenti.

Bologna

Nella provincia di Bologna nel secondo semestre 2010 si rilevano dinamiche leggermente negative, ma che esprimono un andamento stazionario dei livelli produttivi e di fatturato. Solo gli ordini presentano un saldo positivo (+25), mentre nell’occupazione si assiste ancora ad una tendenza al ridimensionamento degli organici aziendali (-2,7). Bassa inoltre si mantiene la propensione ad investire collocandosi leggermente al di sopra della tendenza di fine 2009 (6,7%). La staticità degli andamenti si rivela anche considerando le dinamiche tendenziali in cui emergono per produzione/domanda e fatturato andamenti ancora negativi, seppure i saldi risultino contenuti (-1,2 e -1,8). Anche nel prossimo semestre si ricava un generale clima di incertezza e la provincia non dimostra di poter intraprendere una decisa crescita: evoluzioni leggermente negative si prevedono infatti per produzione / domanda e fatturato, qualche miglioramento è atteso sul fronte degli ordinativi e degli investimenti, mentre nell’occupazione sono possibili ancora ridimensionamenti

Ferrara

Proseguono anche nella seconda parte del 2010 le difficoltà delle aziende ferraresi con andamenti negativi per produzione/domanda e fatturato. In equilibrio l’andamento degli ordini, è ridotta ai minimi termini la propensione ad investire (3,6%). Per i prossimi mesi non si evidenziano ancora dinamiche di sviluppo bensì di generale stabilità, con qualche nuovo possibile ridimensionamento nei volumi di lavoro e di fatturato, ma con una tendenza positiva nel mercato del lavoro. In ripresa si prevede la quota di investitori, seppure solo il 3,5% ha già programmato effettivamente di investire.

Forlì-Cesena

Nel secondo semestre si registra un’inversione di tendenza con una ripresa della produzione/domanda e del fatturato (saldi rispettivamente pari a +18,2 e +18,1) e con una tendenza un po’ meno marcata negli ordini (+7,4), che su base annua arriva però a +15,2. Negativa continua ad essere la dinamica occupazionale, mentre negli investimenti si conferma un’elevata quota di investitori (19,7%). La provincia romagnola dimostra comunque di avere buone potenzialità di sviluppo anche nel prossimo semestre seppure con tendenze di crescita più contenute nella produzione/domanda (+5,5) e nel fatturato (+9,8) e con la possibilità di invertire anche la tendenza occupazionale (saldo +7,3). Una frenata è invece prevista negli investimenti.

Modena

La provincia di Modena si colloca in una fascia intermedia. Il territorio, infatti, presenta un andamento positivo degli ordini sia rispetto al semestre precedente (saldo +24,3), sia in riferimento alla seconda parte del 2009 (saldo +7,7), mentre nella produzione/domanda e nel fatturato il trend registrato riflette una situazione di sostanziale equilibrio per quanto riguarda il primo parametro e di leggero ridimensionamento per quanto riguarda il secondo (-6,7). Sul fronte occupazionale si continua a rilevare una prevalenza di andamenti negativi ed in ulteriore calo si segnala il livello degli investimenti (7,2%). Per il prossimo futuro si prevedono dinamiche ancora negative per produzione/domanda, fatturato e ordini; qualche indicazione positiva per la dinamica occupazionale, con possibili incrementi degli investimenti.

Parma

Nell’ultimo semestre si registrano nella provincia di Parma andamenti maggiormente negativi rispetto alla prima parte dell’anno. Su base annua si può rilevare una generale stabilità della produzione/domanda, del fatturato e degli ordini. Nel mercato del lavoro prosegue una tendenza al ridimensionamento e in ribasso è anche la propensione ad investire (11,5%). La provincia tuttavia sembra poter intraprendere un sentiero di crescita nei prossimi mesi dato che si prevedono tendenze di sviluppo sia nella produzione/domanda, che nel fatturato. Stabile il livello degli ordini, mentre non appare ancora del tutto superata l’emorragia di posti di lavoro; anche gli investimenti risultano ancora troppo condizionati dall’incertezza.

Piacenza

Piacenza si rivela nella seconda parte del 2010 come la realtà maggiormente in ascesa con trend di sviluppo sia a livello congiunturale che su base annua. Le tendenze di crescita più marcate si registrano nella produzione/domanda (+17,9) e nel fatturato (+20,2), ma anche negli ordini si rileva una dinamica positiva (+8,0). In ascesa si rileva la quota degli investimenti, seppure la propensione rimanga ancora al di sotto della media regionale (8,3%), mentre si registra un segno negativo sulla dinamica occupazionale (-2,0). Per il prossimo semestre si prevede un certo immobilismo negli andamenti con un possibile incremento solo degli ordini (+14,3) e con qualche possibilità in più di investire.

Ravenna

Le imprese della provincia di Ravenna mostrano una certa tenuta nella seconda parte del 2010. Si evidenzia un miglioramento del livello degli ordinativi (+11,7) ed una tendenza positiva nella produzione/domanda (+3,8). Anche nell’occupazione prevale il numero di imprese che ha operato in termini di ampliamento degli organi aziendali, resta elevata la propensione ad investire (22,6%). I saldi tendenziali confermano la tenuta della provincia rispetto a fine 2009, mentre indicazioni positive si ricavano per il prossimo semestre con qualche possibile progresso sia nella produzione/domanda (+12,3), che nel fatturato (+6,5) e negli ordini (+15,6). Stabile l’occupazione, elevata la propensione ad investire.

Reggio Emilia

Prosegue anche nel secondo semestre dell’anno la fase di stallo che caratterizza gli andamenti delle aziende reggiane ed anche in prospettiva non si intravedono significativi segnali di ripresa. Solo a livello tendenziale si può apprezzare qualche miglioramento nella produzione/domanda (+7,7), mentre di segno negativo risulta il trend occupazionale (-4,1 rispetto al 1° semestre 2010; -6,8 rispetto al 2° semestre 2009). Crollano negli ultimi sei mesi del 2010 gli investimenti, ridotti di circa due terzi, ma tale livello potrebbe risalire nel prossimo semestre con circa il 16% delle aziende interessata ad investire. In prospettiva, come detto non si attendono particolari evoluzioni con qualche significativo progresso solo sul fronte degli ordinativi (+9,5).

Rimini

Nel secondo semestre 2010 si registrano tendenze positive per gli ordini a livello congiunturale e tendenziale, mentre su base annua significativo miglioramento della produzione/domanda e del fatturato. Anche nell’occupazione si possono ricavare indicazioni positive, mentre in calo di oltre sette punti si rileva la propensione ad investire. Le previsioni per i prossimi mesi esprimo un generale equilibrio degli andamenti che però non dovrebbe favorire gli investimenti dato che si stima un ulteriore calo rispetto a fine 2010 (3,1% investimenti programmati; 7,8% investimenti possibili).

IL 46% DELLE IMPRESE E’ NEL TUNNEL DELLA CRISI Va peggio per edilizia e servizi alle persone – Insoluti in crescita

Confartigianato Emilia Romagna ha realizzato una ulteriore rilevazione che, attraverso una serie di domande specifiche, consente di indagare aspetti che esulano dall’analisi congiunturale e che consentono di descrivere in maniera più completa e dettagliata la situazione economica complessiva. Alle aziende è stato chiesto di immaginare la crisi come un tunnel lungo 100 metri e di indicare il punto in cui si pensa di essere al momento, inoltre è stato chiesta una valutazione dei tempi di pagamento, tema scottane per aziende piccole e sottocapitalizzate.

Il tunnel della crisi

Il 46% delle imprese emiliano-romagnole dichiara di trovarsi ancora nel bel mezzo della crisi. È anche vero comunque che rispetto a metà anno risulta maggiore la proporzione di imprese che ha percorso più di 60 metri ed è avviata verso la fine del tunnel: 41,5% contro 36,7%. Numeri che evidenziano un leggero progresso negli ultimi sei mesi. Nelle aziende manifatturiere e nei servizi alle imprese la maggioranza delle aziende si trova nell’ultima parte del tunnel (rispettivamente 48,3% e 46,2%), mentre nell’edilizia e nei servizi alle persone la situazione risulta più complessa: in entrambi i casi, infatti, oltre la metà delle imprese dichiara di trovarsi nel pieno della crisi (52,6% e 50.2%). Tra artigianato e piccola impresa poi si mantiene il gap già evidenziato a metà anno con le aziende artigiane più in dietro rispetto alla media generale.

Alla fine del 2010 le imprese dell’Emilia Romagna hanno percorso 64,6 metri del tunnel con un leggero progresso rispetto a quanto rilevato a metà anno (60,4 metri). In testa si confermano le aziende dei servizi alle imprese (68,6 metri percorsi), mentre i servizi alle persone sono rimasti un po’ fermi sui loro passi evidenziando un progresso minimo rispetto a giugno (63,8 metri). Il settore manifatturiero occupa la seconda piazza della graduatoria con 65 metri percorsi, mentre fanalino di coda rimane l’edilizia che risulta attardata di quasi sei metri rispetto la media generale.

A livello provinciale Modena, Forlì-Cesena e Rimini risultano più indietro delle altre province con una lunghezza percorsa del tunnel intorno ai 63 metri, ma le due province romagnole hanno evidenziato progressi consistenti (rispettivamente +8,2 e +5,2 metri rispetto giugno 2010). Spostando l’attenzione ai piani alti della graduatoria Piacenza conferma il proprio primato con oltre 69 metri percorsi e con un avanzamento superiore alla media regionale (+5 metri). Anche Bologna si colloca su una posizione più avanzata rispetto alla media generale (65,3 metri percorsi), ma resta dietro Parma e Reggio Emilia per cui si misurano distanze pari rispettivamente a 66,7 metri e 65,9 metri con un progresso, per quest’ultima, di quasi sei metri.

Tra artigianato e piccola impresa si conferma anche nel secondo semestre un divario consistente; si riduce, tuttavia, la distanza tra i due comparti dato che nell’artigianato si registra un progresso di quasi otto metri, mentre la piccola impresa risulta ferma a 73,7 metri.

Tempi di pagamento

Considerando dapprima la clientela privata nel corso del secondo semestre 2010, nel complesso, i tempi di pagamento si aggirano intorno a 70 giorni. Si va dai 27,5 giorni per le imprese dei servizi alla persona agli oltre tre mesi delle aziende dell’edilizia, circa 99 giorni. All’interno dell’intervallo si collocano le aziende manifatturiere (65,5 giorni) e quelle dei servizi alle imprese (80,4 giorni). La stabilità dei tempi di pagamento tra fine 2009 e fine 2010 viene confermata dal fatto che oltre il 68% delle aziende intervistate non ha riscontrato particolari variazioni; rimangono “mosche bianche” le aziende che invece hanno osservato una diminuzione (2,5%).

In termini quantitativi si ricava complessivamente un allungamento dei tempi di pagamento pari a circa quattro giorni e mezzo, entità minima in virtù di una maggiore stabilità che rispetto alla precedente rilevazione si registra nei settori del manifatturiero, dell’edilizia e dei servizi alle imprese. In particolare nel manifatturiero e nei servizi alle imprese meno del 30% delle aziende rileva un allungamento dei tempi di pagamento rispetto alle proporzioni rilevate a fine 2009 in cui rispettivamente il 40,5% ed il 48% delle imprese aveva invece riscontrato tale dinamica. Nel complesso si registra un progresso pari a 4,6 giorni con l’incremento più consistente che si rileva nei servizi alle imprese (oltre sei giorni), nonostante oltre sette imprese su dieci dichiarino di non aver riscontrato particolari variazioni rispetto al 2009. Nell’edilizia la maggiorazione è pari a circa cinque giorni ed anche nei servizi alle persone i tempi risultano allungati (+4 giorni); la maggiore stabilità si ricava nel settore manifatturiero con tre giorni e mezzo di divario.

Spostando l’attenzione sulle aziende che lavorano per le amministrazioni pubbliche il discorso cambia sensibilmente. Il cliente pubblico paga in media paga dopo tre mesi, con una differenza di circa venticinque giorni rispetto alla normale clientela. Tale handicap risulta più marcato nelle aziende dell’edilizia con tempi di riscossione che si allungano fino ad oltre 156 giorni rispetto ai 99 giorni riscontrati con i privati. Un altro scarto marcato si rileva nei servizi alle imprese in cui si passa dagli 80 giorni dei clienti privati ai circa tre mesi e mezzo degli enti pubblici, ma anche nei servizi alle persone la differenza nei tempi di pagamento è rilevante e si aggira intorno ai 25 giorni. Solo nel manifatturiero esiste una differenza meno marcata tra clienti pubblici e privati seppure si contano più di 15 giorni di divario e si passa dai 65 ad oltre 80 giorni dalla fornitura del prodotto. Anche considerando la categoria dei committenti pubblici non si rilevano particolari differenziazioni tra il 2009 ed il 2010. Tuttavia in temimi quantitativi si registra nel complesso un incremento superiore ai 14 giorni in virtù di un peggioramento soprattutto nell’edilizia, oltre diciotto giorni di divario, nel manifatturiero e nei servizi alle persone con un surplus rispettivamente pari a 14,3 e 12,5 giorni.

Il peggioramento della liquidità aziendale, oltre che essere determinato da un ritardo di pagamento dei clienti, deriva inoltre da un aumento dei crediti insoluti, che incidono in maniera sempre più rilevante sul bilancio aziendale. Oltre il 70% degli intervistati ha dichiarato una situazione invariata rispetto al 2009, il 24,3% del campione ha registrato un incremento dei crediti non ancora riscossi, in particolare le aziende edili (32,9%) ed i servizi alle persone (30,8%).

Valutando l’evoluzione del fenomeno da un anno all’altro si registra un leggero miglioramento nel complesso con un abbassamento della quota di chi ha aumentato la propria esposizione ai crediti insoluti (da 28% a 24,3%) ed un contestuale incremento della proporzione di chi invece non ha registrato particolari variazioni rispetto all’anno precedente (da 69,8% a 72,9%).

Nel’artigianato e nella piccola impresa, infine, si rileva una situazione analoga tra una rilevazione e l’altra confermando tendenzialmente un maggior rischio tra le aziende artigiane.

Dichiarazione del Presidente Regionale Marco Granelli

«Poco meno della metà delle aziende, precisamente il 46%, si sente nel bel mezzo della crisi, un dato in miglioramento rispetto alla rilevazione della scorsa estate, quando a sentirsi così era il 53% delle imprese, ma comunque non sufficiente a farci dire che abbiamo finalmente imboccato la strada giusta. Confartigianato non ha alcuna intenzione di ingrassare le fila delle cassandre ma se a domanda diretta artigiani e imprenditori rispondono di sentirsi nel bel mezzo della crisi qualche misura ulteriore dovrà essere messa in campo, sia dal Governo centrale che dalle Amministrazioni periferiche. Da queste ci aspettiamo un’attenzione costante sul fronte del credito in cui, anche in una regione virtuosa come l’Emilia Romagna, molto altro resta da fare. La liquidità resta infatti l’emergenza numero uno ma servono anche sostegni al reddito delle famiglie e dell’occupazione, per far ripartire la domanda interna, inchiodata da troppo tempo. Servono inoltre politiche a favore di artigiani e piccole e medie imprese vocate all’export ma con le spalle troppo strette per aggredire da sole i mercati esteri, soprattutto quelli emergenti».