Il tema degli incentivi alle energie rinnovabili è assolutamente decisivo per l’ambiente, per lo sviluppo ed anche per il nostro territorio che, grazie alla presenza di tante piccole e medie aziende operanti nel settore, ha saputo tenere più di altri di fronte alla crisi.

Il controllo delle fonti energetiche è sempre stato un tema delicatissimo e cruciale che spesso, e ancora oggi, origina conflitti, guerre, distruzioni.

Ciò è avvenuto anche perché il tema della produzione, dell’accumulazione e del trasporto dell’energia ha sempre richiesto l’investimento di capitali enormi e di conseguenza la concentrazione in poche mani di questi capitali.

Ecco perché i grandi gruppi multinazionali e le potenze mondiali si battono per controllare gli approvvigionamenti e le fonti energetiche che dovrebbero appartenere a tutta l’umanità.

Il nucleare non sfugge certo a questa logica, anzi la amplifica; produrre energia dall’atomo significa costruire mega impianti dai costi altissimi e difficilmente preventivabili (come mostra la centrale della francese Areva in Finlandia).

Al contrario il fotovoltaico, ma potenzialmente anche l’eolico e le altre fonti rinnovabili, sono accessibili anche a chi dispone di piccoli capitali, al limite anche alla singola famiglia che utilizza il proprio tetto per soddisfare i propri fabbisogni energetici.

A ben guardare questa è una straordinaria rivoluzione democratica in quanto, tanti piccoli impianti accessibili a tutti e assolutamente eco-compatibili, possono sostituirsi a mega-centrali altamente invasive, inquinanti e pericolose (come dimostra il tragico caso del Giappone in questi giorni).

E’ chiaro che questo ai potenti sempre più assetati di potere non piace.

Che sia per questo che il governo di PDL e Lega sta distruggendo un settore economico legato alle fonti rinnovabili in cui anche tante piccole imprese stavano trovando occasione di sviluppo e di crescita di qualità?

Questa era una occasione incredibile su cui puntare, investire ed orientare la ricerca, anche perché calza a pennello con la nostra struttura produttiva fatta di tante piccole e piccolissime imprese diffuse sul territorio e diminuirebbe significativamente la nostra dipendenza dall’estero per la fornitura di materie prime per la produzione di energia (dal gas russo al petrolio libico) a differenza di quanto succederebbe con la costruzione di nuove centrali nucleari.

Dovrebbe essere quindi interesse anche delle associazioni di categoria, a partire su scala nazionale da Confindustria, sostenere queste imprese e la cosidetta “green-economy” e far sentire la propria voce su questi sciagurati provvedimenti che vanno in direzione nettamente contraria a quanto gli altri paesi in Europa e nel mondo stanno realizzando.

La produzione di energia in forma democratica rappresenterebbe davvero una straordinaria innovazione e un grande contributo ad uno sviluppo di qualità in equilibrio con l’ambiente e il territorio.

(Thomas Casadei, consigliere regionale PD)