L’accordo interconfederale del 15 aprile 2009 ha compiuto due anni ed è a metà del suo percorso. In quell’intesa, firmata da tutti i sindacati a eccezione della Cgil, si confermava un modello di assetti contrattuali basato su due livelli: il contratto collettivo nazionale di categoria e il contratto aziendale.

Oggi l’attenzione generale rischia di concentrarsi soprattutto sugli aspetti della contrattazione nazionale e poco sul secondo livello, ignorando che in azienda, in tempi di crisi, ci sono più chance di incrementare la produttività, promuovere lo sviluppo occupazionale e rilanciare la crescita economica.

Per illustrare le opportunità della contrattazione di secondo livello e aiutare le imprese a orientarsi nel labirinto delle nuove regole, superando le vecchie prassi, Confindustria Modena organizza un convegno che si terrà martedì 31 maggio 2011 alle ore 17 presso l’auditorium “Giorgio Fini” di via Bellinzona 27/A.

Dopo l’introduzione di Simone Gradellini, responsabile area Relazioni industriali e lavoro di Confindustria Modena, si succederanno quattro significative testimonianze aziendali: Fabrizio Cerutti, direttore Risorse umane di Grandi Salumifici Italiani, Tiziano Neri, responsabile Risorse umane di Giorgio Armani Operations, Valter Olivieri, responsabile Relazioni con le persone di Ferrari e Gilberto Rabitti, direttore Risorse umane di Florim Ceramiche.

Interverranno anche Angelo Colombini, segretario nazionale Femca Cisl, e Rocco Palombella, segretario generale Uilm Uil.

«Il secondo livello di contrattazione», commenta il direttore di Confindustria Modena Giovanni Messori, «ha ricevuto sinora un’attenzione minore, complice la crisi prolungata. È tempo di concentrarsi anche su questo strumento e sulle sue potenzialità. Oltre alla nuova durata triennale, le regole 2009 sono infatti pensate per obiettivi ambiziosi e sono la chiave per realizzare un vero decentramento degli accordi e rispondere a esigenze per loro natura intrinsecamente “particolari”, mediante salari variabili che premino la produttività, la qualità, l’efficacia e l’innovazione».