E’ il canto a tenore il protagonista del prossimo appuntamento della rassegna modenese “I luoghi sacri del suono”. I Tenores di Bitti, per la prima volta in città, giovedì 16 giugno alle 21.15 riempiranno la Chiesa di San Domenico (a Modena in Piazza San Domenico, 13) con le loro voci gutturali, che rimandano a tempi antichissimi.
Ascoltando il “canto a tenore” di Omar Bandinu, Marco Serra, Bachisio Pira e Arcangelo Pittudu si ha l’impressione di una fusione totale con la natura: tipico della sardegna centrale, è caratterizzato da straordinaria complessità tecnica, ricchezza timbrica e forza espressiva. E’ realizzato da quattro voci maschili, dalla più grave alla più acuta – bassu, contra, oche e mesu oche – che disposte cerchio intonano canti che hanno caratteristiche musicali differenti a seconda della provenienza geografica. Il particolare impasto vocale risuona arcaico, come se provenisse da un mondo lontano: ciò è dovuto soprattutto all’utilizzo alla tecnica del canto gutturale, di cui esistono pochissimi altri esempi conosciuti. Non è difficile capire perchè l’UNESCO nel 2005 abbia deciso di includerli – unico caso in Italia insieme all’Opera dei Pupi Siciliani – tra i 43 capolavori che costituiscono il patrimonio intangibile dell’umanità. Il canto a tenore dei pastori del centro della Sardegna è uno stile vocale di grande fascino e uno straordinario esempio di polifonia del Mediterraneo per complessità, ricchezza timbrica e forza espressiva. Alcuni vecchi, che in gioventù cantavano, raccontano che le tre voci che compongono il coro, altro non fossero che il muggito del bue, il belato della pecora ed il suono del vento opportunamente armonizzati fra loro dai pastori sardi che in questo modo avrebbero dato origine al canto. Una leggenda che sottolinea il forte legame fra natura e cultura che è alla base del canto a tenore.
La Chiesa di San Domenico è stata scelta per le particolari caratteristiche acustiche e per la possibilità di disporre il pubblico attorno agli esecutori. La Chiesa sorge nel luogo dove nel 1243 i frati di San Domenico eressero una prima chiesa, orientata liturgicamente (con facciata ad ovest). Dopo l’arrivo degli Este a Modena e l’inizio dell’edificazione del nuovo Palazzo Ducale, la chiesa risultava molto vicina e disarmonica rispetto alla residenza estense, per questo nel 1707/1708 fu decisa la demolizione e l’edificazione di un nuovo tempio, con facciata allineata a quella del Palazzo. La chiesa fu aperta al culto nel 1731. Il campanile fu eretto nel 1835. A sinistra dell’ingresso, si trova un gruppo di statue in terracotta di Antonio Begarelli raffiguranti Gesù in casa di Marta, opera di forte realismo.
“I luoghi sacri del suono” si conclude giovedì 23 giugno alle 21.15 presso la Chiesa di Sant’Agostino (Largo Porta Sant’Agostino, 6): l’ultimo appuntamento è con il concerto del Coro Luigi Gazzotti che si unisce agli straordinari strumentisti di Arte Resoluta.
La rassegna, a ingresso gratuito, è ideata e organizzata dall’Associazione Corale Luigi Gazzotti e sostenuta da Comune, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Banca Popolare dell’Emilia Romagna e Franco Cosimo Panini Editore.
Infoline: tel. 347.8206636 www.coroluigigazzotti.it

