Il potenziamento dei servizi sul territorio è uno dei punti chiave del nuovo Pal, Piano attuativo locale, che orienterà le scelte sul futuro sviluppo della sanità modenese. Un concetto che indica la forte volontà di avvicinare ulteriormente i servizi ai luoghi in cui le persone vivono, per evitare, quando possibile, spostamenti inutili e il ricorso improprio a strutture sanitarie, a partire dagli ospedali. Difficile non essere d’accordo con questo approccio, anche perché tutte le indagini evidenziano che, là dove ci sono le necessarie condizioni di sicurezza, portare i servizi sanitari al domicilio o vicino a casa dei cittadini incide positivamente sulla qualità e sull’efficacia della cura, e consente un impiego virtuoso delle risorse economiche disponibili.

Ora però si tratta di tradurre questa scelta in azioni per realizzare un percorso rispetto al quale Federfarma Modena, l’Associazione che riunisce la totalità delle farmacie private, avanza alcune perplessità e preoccupazioni. Il tema sul quale occorre riflettere è soprattutto quello degli effetti derivanti dall’apertura delle Case della Salute, strutture nuove, destinate ad ospitare medici di base, pediatri, la guardia medica, gli assistenti sociali, il Cup, i poliambulatori, il centro prelievi e altri servizi di diagnostica e l’assistenza infermieristica. Se i comportamenti adottati non saranno sufficientemente ponderati, in alcune zone si dovrà fare i conti con un rischio “desertificazione”, cioè con il pericolo che medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e farmacie territoriali allontanino le proprie sedi dalla gente, ottenendo esattamente l’effetto opposto rispetto a quello auspicato.

“Con riferimento specifico all’attività delle farmacie territoriali, che rimane prima di tutto la dispensazione dei farmaci, evidenziamo che se la realizzazione delle Case della Salute dovesse portare alla concentrazione di servizi territoriali in un’unica sede, si potrebbero scardinare quegli equilibri che garantiscono ai cittadini la presenza in tutti i comuni di almeno una farmacia.

Le farmacie del territorio sono un patrimonio della comunità, per la loro capillare distribuzione, per le rigorose regole che ne disciplinano il funzionamento sulla base di una concessione pubblica, per la capacità di fornire un servizio senza soluzione di continuità, 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno. Va però precisato che sino a oggi ciò è stato possibile perché sono rispettate quelle regole che ne permettono la sopravvivenza anche in quelle zone in cui criteri esclusivamente commerciali renderebbero impossibile la sopravvivenza di una farmacia.

Questo modello va mantenuto anche con il nuovo Pal e, ove possibile, rafforzato. Non vorremmo che le Case della Salute diventassero anche punti alternativi alle farmacie di distribuzione dei medicinali. Se così fosse, si aggiungerebbe un nuovo problema a quello, già esistente, del ricorso alla cosiddetta distribuzione diretta attraverso le farmacie ospedaliere e altri punti di consegna sempre gestiti dall’Azienda Usl. Una scelta, che come molti cittadini sanno, obbliga sempre più persone a spostamenti evitabili e che impediscono alle persone di ritirare i farmaci presso la farmacia di fiducia o semplicemente più vicina”, spiega il presidente provinciale di Federfarma Modena Silvana Casale.

“Siamo disponibili, come peraltro sempre avvenuto in passato a dare il nostro contributo professionale e organizzativo. Quindi nessun pregiudiziale contrasto all’introduzione di elementi di novità, quanto la richiesta di potere partecipare, per la parte che ci compete, alla definizione delle modalità di realizzazione del potenziamento dei servizi territoriali, portando la nostra esperienza. In questo senso abbiamo apprezzato l’apertura della direzione dell’Azienda Usl di Modena che ci ha confermato la volontà di mantenere aperto il dialogo con le farmacie. Da parte nostra, ribadiamo la più ampia disponibilità ad operare in modo integrato e strettamente collegato con il Servizio Sanitario nazionale” conclude Silvana Casale.