«L’esigenza di una manovra di riallineamento può concretizzarsi, vedremo con che importo, in vista dell’assestamento finale del bilancio comunale 2011, ma imputarla a mancate scelte dell’Amministrazione, o indicare sbrigative soluzioni tramite tagli marginali, sembra davvero sottostimare il contesto in cui ci muoviamo.

In primo luogo, perché la crisi continua a mordere, più di quanto ci si poteva attendere a inizio anno, quando tutti i soggetti istituzionali prevedevano una ripresa del PIL nel 2011 (Eurostat e Istat +1,4%, Ocse +1,1%, DPEF di Tremonti 1,3%, poi abbassato ad aprile all’1,1%… ). Il nostro bilancio si è formato a inizio anno nel quadro di queste previsioni autorevoli, anche del Governo. Ora il nuovo crollo dell’economia significa contrazione delle poche entrate dirette comunali per concessioni edilizie e per le altre voci che sono legate alle attività economiche e commerciali, alla circolazione automobilistica, etc.

Ma il vero motore delle nostre difficoltà di bilancio – comuni a tutte le amministrazioni d’Italia – sta nel fatto che i tagli sono lineari e indiscriminati, e nulla per ora è avvenuto sul fronte del riconoscimento ai comuni virtuosi come Modena, il capoluogo meno indebitato d’Italia. Oggi, nella totale incertezza in cui il Governo lascia il paese, non sappiamo neppure se questo basso indebitamento ha un valore, e che criteri intende adottare il Governo per definire i “comuni virtuosi” che avrebbero diritto ad un allentamento del patto di stabilità, ovvero la possibilità di usare per investimenti e sviluppo i loro soldi che giacciono bloccati a Roma alla Cassa depositi e prestiti dove, temiamo, potranno a breve essere “inghiottiti” dalla manovra. Di questo la Lega ora tace, mentre – per bocca del consigliere Barberini – fa le pulci al bilancio modenese.

Bossi aveva parlato dell’allentamento del patto di stabilità per i comuni virtuosi a Pontida; durante le settimane in cui Lega e Governo erano (o fingevano di essere) ai ferri corti, i ministri leghisti avevano annunciato di aver ottenuto da Tremonti un’attenuazione del patto. Ma nella realtà vera, non nella dimensione demagogica degli annunci di piazza, di tutto questo oggi non c’è traccia. Causa la nuova crisi finanziaria, si dirà. A maggior ragione, diciamo noi, nel novero delle misure pro-sviluppo e per la ripresa dovrebbe esserci l’autorizzazione ai comuni non indebitati a utilizzare le risorse di cui dispongono e che hanno accantonato per investimenti finalizzati alla crescita. Invece, pare che il governo sia intenzionato ad autorizzare quasi esclusivamente nuove opere al sud, per 7 miliardi, come il nuovo tracciato ferroviario Palermo-Catania, la classica opera di cui si parla da anni e che mai vedremo nella realtà. Nulla o ben poco va al nord.

In più, come noto, non godiamo come comune di un effettivo federalismo fiscale, pur tanto sbandierato dalla Lega: i milioni di Irpef che i modenesi versano a Roma si fermano a Modena solo nella misura dell’addizionale dello 0,5%, ad esempio.

Dunque, per pareggiare il bilancio comunale possiamo agire quasi esclusivamente sul lato delle spese. Ed è qui che ancora una volta la Lega ci indica facilmente la strada: taglio ai costi della politica e tagli alle consulenze.

Sul primo punto, ribadiamo che come sempre il Pd è in prima fila nel contenimento dei costi della politica: siamo la regione che retribuisce meno i consiglieri regionali, che per prima taglia il loro vitalizio, e anche il costo dei nostri consiglieri comunali – checché ne dica la lega – è irrisorio, tanto che anche un loro dimezzamento alla fine varrebbe un risparmio di poche decine di migliaia di euro. Ma va bene: la politica deve essere la prima a farsi carico dei sacrifici, per essere credibile; però si dica seriamente che nel bilancio del Comune di Modena, col sindaco che da anni gira in bicicletta, gli stipendi già ridotti agli assessori e i gettoni azzerati persino ai consiglieri di quartiere, si fa fatica a vedere in questa voce risparmi risolutivi per il pareggio di bilancio. Piuttosto, il Pd da anni ha presentato una proposta per dimezzare il numero dei parlamentari, che vale alcuni milioni di euro, oggi e ancora di più in prospettiva (visto che si parla anche dei vitalizi ai parlamentari): sfidiamo semplicemente la Lega e il Pdl, in queste ore di misure straordinarie, ad avviare questa riforma costituzionale, ben più concreta di altre annunciate.

Altrettanto vale per il tema delle consulenze, anch’esse messe nel mirino – per l’ennesima volta – da Barberini in questi giorni. Lo ripetiamo: le consulenze del Comune di Modena sono già state pesantemente ridotte e comunque non sono “soldi gettati”: i 3 milioni e cento mila euro a bilancio si riferiscono a spese difficilmente sopprimibili. Un’amministrazione non solo non può avere, ma non ha interesse ad avere al suo interno tutte le competenze relative ad esempio alla consulenza giuridica, fiscale, ingegneristica. Anche le imprese quando hanno bisogno di servizi specialistici non continuativi spesso li acquistano all’esterno: questa opzione è un modo per risparmiare comprando le competenze solo quando servono davvero. E visto che assunzioni e turn-over sono quasi bloccati, non stupirà che alcune voci di consulenza siano non solo insopprimibili, ma razionali.

La conclusione è quella che andiamo dicendo da mesi: le nostre difficoltà locali vengono da una quadro economico nazionale e internazionale oggettivo, ora in peggioramento, che l’inettitudine e passività del Governo hanno aggravato e non sanno contrastare. Si deve partire da qui. Poi tutte le misure di contenimento dei costi della politica e di altri costi, già largamente attuate qui da noi, possono proseguire, specie a livello nazionale, con benefici per tutti. Ma indicarle come soluzione, specie a livello locale, è demagogia. La vera soluzione verrà solo da un nuovo patto sociale, anche dalle pesanti razionalizzazioni che stiamo attuando da mesi nei nostri servizi, ma in cui però non si può chiedere che a pagare siano solo i Comuni, cioè i servizi per i cittadini e i lavoratori normali, i pensionati, gli scolari, mentre nessun prezzo si chiede da parte di Lega e PdL a chi in questa crisi ha speculato e accresciuto le sue rendite».