Galassi, Presidente Provinciale Confcommercio: “Confcommercio a tutti i livelli è in prima linea per scongiurare l’applicazione di una norma sbagliata, che non farebbe altro che spostare fette di consumi dalla piccola alla grande distribuzione Confcommercio Modena plaude alla decisione di Toscana e Piemonte di impugnare la norma sulla liberalizzazione degli orari ed auspica che l’Emilia Romagna faccia lo stesso.

“La liberalizzazione selvaggia delle aperture e degli orari sarebbe una sciagura per il piccolo commercio, perché determinerebbe un ulteriore spostamento dei consumi a favore della grande distribuzione, nel cui unico interesse è stata varata la norma sul tema contenuta nel decreto Monti”.

È questo il primo commento di Carlo Galassi, Presidente Confcommercio della provincia di Modena, rispetto alla prospettiva che gli orari e le aperture del commercio vengano completamente liberalizzati.

“Appare discutibile – prosegue Galassi – la teoria secondo cui dalla liberalizzazione degli orari deriverebbe un beneficio per il Paese in termini di maggiore ricchezza prodotta: chi conosce le dinamiche del settore, ma soprattutto le tendenze in atto da tempo sui consumi sempre più selettivi da parte delle famiglie, sa bene che le aperture domenicali indiscriminate non accrescono i consumi, ma semplicemente li drenano dal piccolo commercio – che non può reggere le maggiori spese in termini di costi del lavoro e generali – alla grande distribuzione”.

“E’ bene chiarire che nel commercio – puntualizza Galassi – da tempo non esistono più barriere all’ingresso e dunque la nostra battaglia non è certo quella di conservare per il settore privilegi inesistenti; si tratta semmai di preservare e salvare il valore del piccolo commercio dei centri storici e dei quartieri, in termini di presidio sociale, di sicurezza urbana, di vivibilità e di salvaguardia dell’identità territoriale”.

“Peraltro vi è anche da considerare – precisa Galassi – che la scelta, da parte del governo Monti, di intervenire su una materia di competenza regionale, è di dubbia costituzionalità: questo spiega perché, come abbiamo chiesto a livello nazionale, alcune regioni come la Toscana e il Piemonte hanno deciso di impugnare la norma suddetta davanti alla Corte Costituzionale per manifesto conflitto di attribuzione”.

“Sono peraltro dell’idea – afferma Galassi – che, come dimostra l’esperienza condotta a Modena – una disciplina equilibrata sulle aperture nei festivi sia nell’interesse di tutti e possa trovare il consenso dei diversi attori: piccolo dettaglio, grande distribuzione, sindacati dei lavoratori e consumatori”.

“Preme poi sottolineare – continua Galassi – che l’Italia, introducendo la giungla negli orari e nelle aperture, diventerebbe una caso unico in Europa: basta infatti scorrere la regolamentazione degli orari dei negozi nei maggiori Paesi europei per rendersi conto che la chiusura domenicale e festiva trova largissimo applicazione”. “Ciò evidentemente – conclude con amarezza Galassi – perché in tanti Paesi europei c’è maggiore rispetto per il diritto, almeno alla domenica, al riposo”.