La pratica diffusa delle “dimissioni in bianco”, che consiste nel far firmare ad una lavoratrice o ad un lavoratore, al momento dell’assunzione, una dichiarazione autografa di dimissioni non datata, lasciando al datore di lavoro un’arma di ricatto e di indiscriminato potere, è un’offesa alla dignità dei lavoratori e un sopruso inaccettabile.

Con questo strumento il datore di lavoro può , in qualsiasi momento e a sua totale discrezione, apporre la data e interrompere il rapporto di lavoro.

Si calcola che siano almeno 2.000.000 i lavoratori coinvolti, il 10% delle controversie di lavoro di cui l’80% con esito sfavorevole per il valore legalmente intrinseco della firma autografa.

Se il problema riguarda tutti i lavoratori, particolarmente odioso è l’accanimento verso le donne lavoratrici alla nascita di un figlio.

In un paese che si colloca agli ultimi posti in Europa, per basso tasso di occupazione femminile e per il più basso di natalità, la maternità e il lavoro di cura rappresentano ancora il più grave ostacolo all’accesso e al mantenimento del posto di lavoro delle donne.

Bisogna ricordare che il governo Prodi, con la legge 188, che normava le procedure tecniche di dimissioni ancorandole alla registrazione della data, aveva reso impossibile questo abuso. Purtroppo, la legge 188 è stata abrogata dal ministro Brunetta con la legge 133.

E tutto è ricominciato.

Sentiamo il dovere, come donne e come cittadine, di portare, al più presto, questo problema all’attenzione del Consiglio Comunale di RE, con la speranza di raccogliere ampio consenso affinché, nell’ambito della trattativa tra governo e forze sociali sia trovata una soluzione al problema, mediante il ripristino della legge 188, come da più parti richiesto o con misure altrettanto efficaci che restituiscano a lavoratrici e lavoratori del nostro paese quel grado di dignità e giustizia che meritano.

(Gigliola Venturini, Valeria Montanari, Luisa Carbognani, Katia Baccarini, Emanuela Caselli, Rossana Cavatorti -Consigliere comunali RE gruppo PD)