Dai due allenamenti al giorno di sportiva alle corse quotidiane di madre. La vita di Silvia Riccò, triathleta reggiana dal passato glorioso, non è certo diventata noiosa. L’abbiamo incontrata di giovedì mattina alla piscina Melato dove sfrecciava a suon di bracciate spedite nella vasca da 25 metri prima di recarsi al lavoro.

Da quando ha abbandonato la vita agonistica che nel triathlon l’ha portata a vincere praticamente tutto, Silvia Riccò si districa come tutti tra famiglia e lavoro. Di rinunciare allo sport però non se ne parla. “Non siamo fatti per stare 8 ore davanti ad una scrivania”. Parole sante, di atleta.

Difficile resistere alla tentazione di farle qualche domanda.

Silvia, già in vasca alla 7 del mattino?

Approfitto delle prime ore del giorno e di un’apertura intelligente della struttura di via Melato per farmi una nuotata. E’ uno dei pochi momenti durante la settimana in cui ho l’opportunità di fare attività sportiva e ne approfitto ben volentieri! L’attività fisica non è qualcosa a cui si può rinunciare, bisogna approfittare del tempo a disposizione.

Molti forse non sarebbero d’accordo con te, soprattutto in tempi di crisi… Cosa diresti loro?

Che non è una questione di denaro, nemmeno di tempo, se proprio vogliamo dirla tutta. Volendo l’occasione di farsi due passi a piedi, una nuotata o un giro in bicicletta si può trovare abbastanza facilmente. Certo, siamo tutti molto bravi nel trovare delle scuse confezionate “su misura”.

Abbandonare la vita da atleta è stata una tua scelta convinta. Dopo questa decisione com’è cambiato il tuo modo di vivere lo sport?

E’ cambiato. Oggi è prima di tutto un piacere, un elemento fondamentale nella mia vita, ma non più un lavoro. Quando mi allenavo facevo due allenamenti al giorno, oggi due o tre a settimana. Nonostante gli impegni quotidiani di donna e di madre cerco di non farmi mancare mai un po’ di sport. Anzi, penso che non dovrebbe farselo mancare nessuno. Dobbiamo renderci conto che “fare sport” è un bisogno dell’uomo, al pari di “mangiare” e “dormire”.

Pensi che ci siano davvero le condizioni sul territorio affinché tutti possano riuscire a tenersi in movimento?

Diciamo che ci sono grandi margini di miglioramento, ma è possibile. Le aperture “pre-lavoro” della Melato di martedì e giovedì ne sono un esempio. Un’opportunità che può cogliere chiunque senza mancare ai propri impegni. La mia esperienza di atleta mi ha portato a visitare altri Paesi e ho capito che l’Italia ha molto da imparare.

… per esempio?

Tanto per cominciare attrezzare i luoghi di lavoro, pubblici e privati. Nel 1991 a Sidney assistetti, per strada e in orario di pausa, ad una gara di corsa tra uffici.

Approfittare della pausa pranzo per muoversi un po’ sarebbe molto più facile se disponessimo di una doccia funzionante per un cambio veloce prima di tornare alla scrivania. Personalmente credo ci guadagnerebbero anche le imprese, senza contare il risparmio sulla spesa sanitaria nazionale.

Il tempo è scaduto. Silvia ci lascia. La giornata lavorativa deve avere inizio…