Il senatore del Pd Giuliano Barbolini e la giornalista Silvia Bonacini, referente per Modena della campagna “LasciateCIEntrare” hanno visitato in mattinata il Cie di Modena. Dopo la visita, momenti di tensione all’interno della struttura che hanno comportato l’arrivo in forze di agenti, militari e vigili del fuoco. Nel giro di mezz’ora, la calma è ritornata, anche grazie all’intervento del questore Pinto.

“Un luogo difficile, dove si concentrano storie diverse tutte, peraltro, accomunate da un notevole carico di sofferenze e disagi; un luogo che non può essere definito di accoglienza perché chi vi si trova non è un ospite, ma è un “trattenuto”; un luogo la cui natura è stata cambiata profondamente dalla legislazione che si è susseguita dalla Bossi-Fini in avanti; tuttavia, almeno a Modena, non un lager: la gestione della struttura, pur con tutti i distinguo che ho rappresentato, rimane sufficientemente rispettosa delle persone”: con queste parole il senatore del Pd Giuliano Barbolini ha cercato di spiegare ai rappresentanti dei media locali che lo attendevano all’esterno della struttura, quale situazione sia presente oggi nel Cie, il Centro identificazione ed espulsione, di Modena. In mattinata, infatti, il senatore Barbolini, la giornalista Silvia Bonacini, referente per Modena e Bologna della campagna nazionale “LasciateCIEntrare”, e il fotografo Dante Farricella hanno potuto rendersi conto, in prima persona, di come è organizzata la vita degli uomini che attualmente sono internati nella struttura di via La Marmora. La visita, tra l’altro, ha avuto anche uno strascico inaspettato: gli immigrati, sapendo che all’esterno c’erano rappresentanti dei media, hanno dato vita ad un tentativo di protesta per attirare l’attenzione sui tanti e diversificati problemi di chi vive all’interno di un Cie. Sul posto sono intervenute squadre di uomini della Questura, dell’Arma, dei Vigili del fuoco e anche dell’Esercito. Nel giro di poco più di mezz’ora, comunque, la calma è ritornata, soprattutto dopo che il questore di Modena Pinto è sceso, di persona, tra gli uomini che protestavano per rispondere alle loro domande. Come ha, poi, spiegato il questore allo stesso senatore Barbolini, alla base della dimostrazione si sono accumulate la voglia di far sentire alta la propria voce anche al di fuori della struttura, il disappunto scatenato dal fatto che solo una parte degli internati è riuscita a parlare con la delegazione in visita, e la coincidenza con il vicino rimpatrio di alcuni immigrati evidentemente non desiderosi di essere riportati nei paesi d’origine. Per fortuna, comunque, nessun ferito e neppure danni ingenti alle cose.

Quanto è stato appurato, comunque, costituirà l’oggetto di una interrogazione che il senatore Barbolini presenterà in Senato nei prossimi giorni. Ci sono storture e vere e proprie iniquità che si sono andate sovrapponendo nel tempo. La prima in ordine di importanza – portata alla ribalta della cronaca dalla denuncia della Cgil – è il bando di assegnazione al massimo ribasso per il prosieguo della gestione del Cie. L’attuale gestione da parte della Misericordia scadrà, infatti, alla fine di marzo, il ministero ha emanato un bando che impone un tetto massimo di costo per ospite di 30 euro, quando attualmente il costo è di 72/74 euro: “Delle due l’una – ha detto Barbolini – o si era scialacquato prima e allora occorre indagare su chi ne porta le responsabilità, oppure la cifra proposta ora non potrà consentire di rispondere alle esigenze minime dei “trattenuti” con un aggravio di incognite per quello che potrà capitare in futuro”.

A questo si devono aggiungere altri tre aspetti giudicati iniqui: il periodo di trattenimento è stato portato dal precedente Governo a 18 mesi, quando in realtà, per il disbrigo delle pratiche, nella maggior parte dei casi, sono sufficienti tre o quattro mesi; il fatto, poi, che al Cie passino anche ex carcerati che hanno scontato la loro pena: “E’ mai possibile – si è chiesto ancora il senatore – che mentre erano in carcere non si sia appurata la loro identità di modo che, una volta liberati, la strada del rimpatrio fosse già spianata? Vanno superati compartimenti stagni e problemi di procedure”. Infine, il fatto che la sorveglianza sul Cie pesi solo sull’organico della Questura modenese quando, invece, gli internati arrivano da una zona ampia dell’Emilia e della Lombardia, e nell’assegnazione del numero dei poliziotti a Modena di tutto questo non si tiene conto.

Silvia Bonacini, come detto, è la giornalista referente per Modena e Bologna della campagna “LasciateCIEntrare” promossa, tra gli altri, a livello nazionale, anche dalla Federazione nazionale della stampa e dall’Ordine nazionale dei giornalisti, mentre, a livello locale, ha potuto contare sull’adesione e il sostegno della Rete 1° marzo, del Pd e di Sel, di Arci ed Acli. La campagna punta a mantenere alta l’attenzione dei media e quindi delle diverse comunità su quanto accade e su come si viva all’interno dei Centri di identificazione ed espulsione.

I “numeri” del Cie di Modena (dati relativi all’anno 2011)

1) ospiti totali – 594

2) principali nazionalità rappresentante: 47,5% tunisini, 23,9% marocchini, 5,7% albanesi, 4,0% nigeriani, 3,4% algerini, 2,4% moldavi, 2,2% libici

3) il 99% sono maschi

4) l’età è compresa tra i 25 e i 30 anni

5) 384 gli ospiti che hanno ricevuto un decreto di espulsione

6) 36 gli ospiti che hanno richiesto il permesso di soggiorno per motivi umanitari e la protezione internazionale

7) 116 gli ospiti che hanno ricevuto il permesso di soggiorno in passato

8) 32 gli ospiti provenienti dal carcere

9) 40 gli ospiti che hanno fatto richiesta d’asilo

10) 75 gli ospiti che hanno ricevuto supporto psicologico

Dichiarazione di Cécile Kyenge, coordinatrice nazionale della Rete Primo Marzo: “Come rete primo marzo e coordinatrice della campagna LasciateCIEntrare per Modena e Bologna ritengo sia importante denunciare ogni privazione dei diritti umani e della libertà personali: la verifica delle condizioni all’interno dei Cie italiani ha l’obiettivo di ristabilire il diritto di cronaca violato fino a dicembre con la circolare Maroni, ora decaduta, ristabilendo così il diritto d’informazione dei cittadini – sostiene Cécile Kyenge a commento dell’entrata al Cie di Modena- vi è ora la necessità di eliminare gli ostacoli che racchiudono le persone dentro questi centri riportando l’Italia al rispetto delle diverse convenzioni che ha firmato negli accordi internazionali: per questo la campagna lasciatecientrare si è allargata a tutto il territorio europeo coinvolgendo il partner European alternatives e Migreurope”.

 

(Foto di Dante Farricella)