«La n’drangheta ha dato vita a una “mafia quotidiana” che si insinua, attraverso le sue imprese, nella vita economica di tutti i giorni facendosi forte anche di un’omertà diffusa tra gli imprenditori e basata non tanto sulla paura quanto sulla convenienza. Una mafia che in questo modo taglia fuori gli imprenditori onesti e che ci riguarda tutti da vicino». A spiegarlo è Giovanni Tizian, il giornalista autore del volume “Gotica” sotto scorta da mesi per le sue inchieste sulle infiltrazioni della criminalità organizzata, nel suo intervento al Consiglio provinciale di mercoledì 28 marzo introdotto dal presidente Demos Malavasi.

Segnali di un forte radicamento della n’drangheta sono ormai evidenti sia in Emilia Romagna che a Modena. Mafiosi calabresi provenienti dalla piana di Gioia Tauro, e non solo casalesi, operano nei territori modenesi e reggiani attraverso un’efficientissima organizzazione di tipo imprenditoriale che si muove soprattutto nei settori dell’autotrasporto, immobiliare, logistica e gioco d’azzardo legale. La n’drangheta, ha affermato Tizian, è in grado di adeguarsi al mondo che cambia, «ha mutato pelle, e quegli anticorpi che in Emilia hanno sempre funzionato contro la mafia tradizionale che si presentava chiedendo il pizzo, oggi non bastano più. È necessario combattere non solo contro l’organizzazione ma anche contro una mentalità “mafiosa”, oggi molto diffusa, in base alla quale è accettabile qualunque strumento ci permetta di arrivare prima alla meta. È importante quindi – ha concluso – che la Direzione investigativa antimafia (Dia) prevista a Bologna sia presto operativa e sia dotata degli uomini necessari. Perché la Dia non svolge solo un’azione repressiva ma anche una, fondamentale, di controllo e mappatura del territorio che permette ai cittadini di capire meglio chi è colluso con la mafia. A quel punto sta alla responsabilità di ciascuno decidere secondo etica o secondo convenienza».

SABATTINI: ‘MODIFICARE REGOLE SU SOGGIORNI OBBLIGATI’

«Le mafie vorrebbero che calasse il silenzio sulle loro attività criminali ma grazie al lavoro di Giovanni Tizian e di tanti altri giornalisti come lui questo non sta accadendo». È con questo saluto che Demos Malavasi, presidente del Consiglio provinciale di Modena, ha aperto l’incontro con l’autore del volume “Gotica” e di numerose inchieste sulle infiltrazioni della criminalità organizzata. E proprio all’importanza di «ribellarsi all’indifferenza» ha fatto riferimento il presidente della Provincia Emilio Sabattini nelle conclusioni in cui ha rivendicato «il ruolo centrale della politica, che deve essere esemplare e reagire, sollecitando lo Stato a modificare alcune regole non condivisibili, quali ad esempio quelle relative i soggiorni obbligati». Sabattini infatti ha citato la recente disposizione della questura che fissa l’ordine di residenza a Nonantola per un casalese al centro di numerose inchieste.

«Il nostro territorio – ha aggiunto il presidente della Provincia – ha già dato, dobbiamo chiedere che quelle norme vengano modificate. Così come chiediamo al mondo economico di essere coerente rispetto alla necessità di non lasciare aperti dei varchi a chi poi distrugge il mercato. Rispetto agli appalti, per esempio, anche i privati devono essere richiamati alla propria responsabilità».

Malavasi nell’introduzione aveva definito l’incontro con Tizian simbolico: «Diciamo a Giovanni che il suo impegno contro le mafie è anche il nostro, di uomini e donne impegnati in politica e nelle istituzioni che dobbiamo dire in modo netto che combattiamo contro ogni tentativo di infiltrazione mafiosa non solo con le parole ma con le scelte concrete e i fatti». Malavasi ha poi ribadito, a fronte di un aumento dei fenomeni di corruzione di amministratori, funzionari e imprenditori, la richiesta al Parlamento di «approvare in tempi rapidi una buona legge contro la corruzione e una normativa su appalti e subappalti in tutti i settori che impedisca il ricorso al massimo ribasso». Sottolineando come il Consiglio abbia assunto come centrale nel sua attività politica e amministrativa l’impegno contro le mafie, Malavasi ha affermato che è necessario che «gli enti pubblici potenzino e qualifichino le loro stazioni appaltanti andando nella direzione di una stazione appaltante unica».

IL DIBATTITO: “LA MAFIA È QUI, NECESSARI GLI ANTICORPI”

È Lorenzo Biagi (Lega nord) ad aprire il dibattito al termine dell’intervento in Consiglio provinciale di Giovanni Tizian nel quale il giornalista ha ribadito che ormai si deve parlare di «forte radicamento della n’drangheta anche in Emilia Romagna». Il consigliere ha affermato di essere convinto che «dovrebbero essere lo Stato e la politica a combattere la mafia. È un’impresa molto difficile quando il controllore diventa il controllato, quando la mafia entra nello Stato ma credo che la politica sana esista ancora e possa agire con responsabilità anche mettendo in campo sistemi di controllo come gli osservatori sugli appalti». Dello stesso parere Fabio Vicenzi (Udc) per il quale esiste una politica «sulla quale si può ancora fare affidamento, chiamata a riportare l’etica al centro dell’impegno politico». Vicenzi si è soffermato anche sulla necessità di «creare anticorpi in grado di contrastare le nuove modalità di infiltrazione della mafia».

Per Luca Gozzoli (Pd) è necessario conoscere meglio la realtà del nostro territorio «comprando e leggendo “Gotica”, diventando corresponsabili della denuncia e cambiando il nostro agire per tenersi al di fuori della zona grigia». Per Gozzoli inoltre ci vorrebbe anche a Modena una sede distaccata della Dia perché «serve un forte lavoro di intelligence». Secondo Bruno Rinaldi (Pdl) la mafia si è propagata nel nostro territorio «attraverso piani regolatori dissennati. È giusto controllare gli appalti pubblici – ha aggiunto il consigliere – ma sarebbe necessario tenere molto alta l’attenzione anche su quelli privati». E Sergio Pederzini (Idv) si è domandato «quanti dei nostri imprenditori, in difficoltà per la crisi, hanno ceduto alle lusinghe di una valigetta di denaro», affermando la necessità di tenere alta la guardia. «La mafia qui da noi c’è» ha affermato Patrizia Cuzzani (gruppo Misto) sostenendo che «bisogna prenderne atto e recuperare un’etica dell’onestà attraverso politiche di contrasto alla corruzione e coraggio nel denunciare».

Per Elena Gazzotti (Pd) il lavoro di Giovanni Tizian «restituisce dignità alle vittime delle mafie e oppone il potere delle parole alle parole del potere mafioso». La consigliera ha poi evidenziato il lavoro dell’amministrazione che ha «fatto bene creando l’osservatorio appalti, sostenendo occasioni di solidarietà, affrontando il tema del gioco d’azzardo, dando voce alle persone impegnate su questi temi».

«La mafia ormai è un fenomeno del nord» per Dante Mazzi (Pdl) secondo il quale «la politica non è esente da colpe nel “negazionismo” delle infiltrazioni mafiose nel nostro territorio». Mazzi ha poi messo l’attenzione sul tema dei subappalti «ai quali sarebbe necessario prestare la stessa attenzione delle gare d’appalto dove in genere si presentano aziende pulite». Per questo il consigliere ha proposto l’istituzione di una banca dati delle aziende che ricevono i subappalti. Secondo Davide Baruffi (Pd) «il primo antidoto è chiamare la questione con il suo nome: mafia. Il secondo è investire sul civismo. La crisi ha aperto spazi alla criminalità organizzata – ha proseguito il consigliere – ed è necessario che ciascuno faccia la sua parte, rafforzando gli strumenti di indagine e di controllo del territorio, favorendo la crescita, monitorando gli appalti pubblici e privati, aumentando la preparazione degli uffici tecnici che gestiscono le gare».