Sabato  31  marzo  alle  20.00  nella  Sala  Bibiena del Teatro Comunale di
Bologna, “Primo toccare” balletto in tre parti: White, Black, Red.
Musiche  di Autechre, Lilith, Mika Vainio (White); Arvo Pärt (Black); David
Tudor (Red).
“Primo  Toccare”  è  inserito  nel calendario di “centocage | Bologna rende
omaggio  a  John  Cage  |  1912–1992-2012”, l’omaggio che la città e le sue
Istituzioni  culturali  e  musicali  pubbliche  e  private dedica al grande
compositore  americano  nel centenario della nascita e nel ventennale della
sua scomparsa.

L’autore  della  musica  del terzo episodio, Red, è David Tudor, conosciuto
come  uno  dei maggiori esponenti della musica sperimentale per pianoforte,
collaboratore di John Cage ed esecutore di molte delle sue composizioni.

Lo  spettacolo,  il  secondo  dei  tre  balletti  della  Stagione d’Opera e
Balletto  2012,  è  una produzione del Balletto Teatro di Torino, direttore
artistico Loredana Furno in co-produzione con Biennale de la Danse de Lyon,
Regione Piemonte, TorinoDanza, BolzanoDanza.

La coreografia è di Matteo Levaggi.
Le scene sono di Corpicrudi.
Le luci sono di Marco Policastro riprese da Fabio Sajiz.
I costumi sono di Alessandro de Benedetti e Corpicrudi.

I  ballerini  sono:  Kristin  Bjerkestrand, Giuseppe Inga, Manuela Maugeri,
Viola Scaglione, Vito Pansini, Gert Gijbels.

Primo  toccare è un’opera unica concepita da Matteo Levaggi e dagli artisti
contemporanei  Corpicrudi.  Suddivisa  in tre episodi – White, Black, Red –
Primo  toccare  è  una  creazione ipnotica che rivela soprattutto immagini,
visioni segnate da colori decisi che descrivono un misterioso e forse nuovo
modo  di  mettere  in  scena  la  danza  diventando  qui evento non lontano
dall’esperienza  pura  della  vita.  Levaggi  definisce  questo  lavoro una
riflessione dicotomica sull’eternità e la caducità attraverso punti cardini
dell’esistenza,  quali  sesso,  vita,  vanità,  morte.  Viaggio  estetico e
sensoriale  dal  rimando  iconografico  al  nostro  passato  storico  nelle
installazioni  create da Corpicrudi (la Vanitas dei dipinti seicenteschi in
White,  un  altare cristiano in Black, la tradizione scultorea greco-romana
in Red).

“[…]  Che  danza  è  quella  di Matteo Levaggi? È la danza di un coreografo
convinto   del  valore  intrinseco  dell’arte  del  corpo  significante  in
movimento.  L’arte della danza, per lui, quindi si accompagna in condizioni
di  parità  alle  arti  della musica e alle arti plastico-visuali. Arti che
convivono   in   scena,   senza  sopraffarsi.  […]  Levaggi,  come  i  suoi
co-generazionali  Benjamin Millepied, Christopher Wheeldon, Wayne McGregor,
porta  nel  suo  DNA  l’eredità  di  maestri come George Balanchine e Merce
Cunningham.  Il  suo  lavoro  diretto  e sintonico con Karole Armitage, che
assomma  nel  proprio percorso appunto la doppia militanza, balanchiniana e
cunninghamiana, e che aggiunge a questa solidità teorico estetica un astuto
tocco  fashion  up  to date, ha indubbiamente segnato la “mano d’autore” di
Levaggi,  che  crede  nella danza pura, che racconta solo se stessa nel suo
organico  svolgersi,  in un contesto di bellezza, a volte austero e a volte
glitterato, in totale postmoderna disinvoltura. […]
Con  ogni  evidenza  il proposito del coreografo è quello di riflettere sul
valore  della  bellezza  e  sulla  sua  possibile  condanna, rinnovando una
pluristagionale  collaborazione  con  Corpicrudi  avviata  precisamente  in
occasione  di  Primo toccare, ora di scena a Bologna, nato in tre momenti e
per  tre  luoghi:  Bianco/White alla Biennale de la Danse de Lyon nel 2008,
Nero/Black al Joyce Theater di New York nel 2009 e Rosso/Red a BolzanoDanza
nel 2010.[…]

Primo  toccare  è  nato  a  tappe,  debuttando  in  diversi luoghi per ogni
sezione,  ma ha finito per configurarsi come un unico balletto in tre atti,
pensato per capitoli […].
I  non colori, bianco e nero, delle prime due sezioni di Primo toccare sono
fortissimi,  non  meno del capitolo rosso, che ovviamente fiammeggia, tutto
allagato  di  un  profondo  carminio.   Il soffio della vita nell’ipnotico,
limbico,  glaciale,  White,  con  le  sue modelle cristallizate sotto vetro
negli abiti di Alessandro De Benedetti, su un sonoro che è respiro e gemito
sensuale,  nato  o  meglio  snaturato  dal  silenzio  fino  a una risonanza
d’organo  (musica  di  Autechre, Lilith, Mika Vainio), trova e manifesta il
suo senso nella teca di fiori virginali esposti con con un teschio argenteo
in  proscenio, una natura morta, una vanitas figurativa (le nature morte di
teschi,  strumenti  musicali  e fiori a cui ci ha abituato l’antica pittura
fiamminga  del  XVII secolo), un sic transit gloria mundi live, una critica
alla  follia  e  alla  superbia  umane  in  quello che non è esattamente un
giardino di delizie; sintetizzando, un’installazione che mette in risonanza
l’eterno e il transitorio, ossia “i” temi dell’arte: vita, morte, erotismo.
Black,  ritualmente intimo, in tonalità voluttuose, su musica di Arvo Pärt,
rimanda  a  immagini pagane di altari cristiani, con l’ara sacra abitata da
modelle  in  nero  “inscatolate” nel plexiglas, anziché da Madonne e Santi,
mentre  l’a  solo  Red,  surreale  e onirico, in un luogo di luce scarlatta
rinvia  alla  scultura  grecoromana del nostro passato, esibendo statue che
citano   l’antichità   nella   loro   aurea  e  simbolica  proporzione.  La
danzatrice/il  danzatore  (talvolta  Levaggi stesso), in cerca di statuaria
perfezione,  sembra  non  avere  altro  scopo  se  non quello di mostrarsi,
intessendo  un elogio del corpo quasi autoerotico, un dialogo interiore con
il  suo  Dio  profano,  in cui perdersi in una danza dove i suoni (di David
Tudor)  appaiono generati dal movimento stesso”.(Elisa Guzzo Vaccarino, dal
programma di sala)

Matteo  Levaggi, formatosi prima alla scuola del Balletto Teatro di Torino,
successivamente  in  Aterballetto, sin dai suoi primi passi come coreografo
evidenzia  eclettismo  nelle scelte, prediligendo compositori contemporanei
(come  Sollima,  Autechre,  Pan  Sonic). Nel 2006 Ismael Ivo lo invita alla
Biennale di Venezia.

CORPICRUDI  (il  duo  formato dagli artisti contemporanei Samantha Stella e
Sergio  Frazzingaro) hanno creato per il progetto tre installazioni, ognuna
dominata  da  un  differente  colore,  giocando con la percezione visiva di
corpi,  oggetti, suono e movimento. WHITE LUX è immersa in un bianco limbo,
BLACK  LUX respira un’atmosfera intima e rituale, mentre RED LUX è un sogno
surreale  in antiche visioni. I loro set-museo sono basati sul concepimento
del  corpo  e  di alcuni simboli (il teschio e i fiori recisi dalle Vanitas
seicentesche,  che  rappresentano  rispettivamente  la fine della vita e la
fine della bellezza nell’episodio White, un altare con due modelle immobili
come  in  una comunione nell’episodio Black, una galleria di statue attinte
dalla  tradizione  greco-romana  in  Red),  come  elementi che rimandano al
nostro passato storico.

“Primo  toccare”  va  in  scena  sabato 31 marzo (ore 20, Sera B) e replica
domenica 1 aprile (ore 15.30 e ore 20.00, Pomeriggio e Sera C).