Il prossimo 12 aprile ricorre il primo anno di vita del “Patto per Modena sicura”, siglato da Comune e Prefettura di Modena. Il “Coordinamento Legalità e Sicurezze della CGIL di Modena” – che riunisce rappresentanti del Sindacato di Polizia SILP, del sindacato Funzione Pubblica per i settori di Polizia Municipale e Provinciale e di FICIESSE-Associazione Finanzieri e Cittadini – coglie l’occasione di questa scadenza per sollecitare una risposta sulla domanda: “a che punto è la sua applicazione?”

Limitiamo le considerazioni ai punti fondamentali e alle criticità più evidenti.

1) RISORSE – ORGANICI- MEZZI

Il Patto fu sottoscritto a “costo zero” – a differenza del passato – cioè senza l’implementazione di risorse ed organici.

E’ nota la situazione, per quanto riguarda le risorse umane, caratterizzata da forti carenze per decine e decine di unità per ciascuno dei tre Corpi di Polizia, sia nelle loro sedi e/o comandi provinciali, sia nei Commissariati o comandi di zona: conseguenze nefaste dei gravissimi tagli operati dal precedente governo.

Andrebbe mantenuta la pressione – da parte dei firmatari del Patto e di tutte le istituzioni modenesi – per riproporre ed ottenere una visibile inversione di tendenza nelle dotazioni organiche, mezzi e risorse a Modena.

2) UN TAVOLO AMPIO E PREVENTIVO DI CONFRONTO

La prima verifica annuale sullo stato di attuazione del Patto “…anche ai fini degli aggiornamenti e delle modifiche che si rendessero necessarie” (art. 25) dovrà potersi realizzare attraverso una modalità di ampio confronto preventivo e col coinvolgimento delle forze sociali.

3) CABINA DI REGIA

Fu uno strumento potenzialmente innovativo, introdotto per la prima volta nella serie dei Patti modenesi per la sicurezza. Qual è il bilancio che ne traggono le istituzioni firmatarie?

A nostro parere, di fatto, i soggetti promotori non hanno assegnato alla costituenda Cabina di Regia il ruolo e le funzioni ben delineate all’art. 2:

* impegno interforze e sperimentazione di modelli per la definizione di “progetti integrati” sulla vasta materia della polizia di prossimità;

* gestione coordinata del sistema di videosorveglianza;

Il mancato investimento sul potenziale ruolo che potrebbe avere la Cabina di Regia, si segnala come una significativa criticità.

4) POLIZIA DI PROSSIMITÀ

Sono evidenti difficoltà in materia di consolidamento ed estensione dei rapporti di collaborazione operativa fra Corpi di Polizia ad ordinamento nazionale e Polizia Municipale, pur nei limiti delle rispettive e distinte competenze.

Anche i recenti e preoccupanti fatti riferibili alle operazioni di P.G. della Polizia Municipale di Sassuolo, confermano tale valutazione.

Di fatto, alle precise disposizioni legislative in materia di “polizia di prossimità”, con lo sviluppo di interventi interforze fra poliziotti, carabinieri e vigili di quartiere (oltre che il potenziamento del “posto integrato”), si riscontra invece un sostanziale arretramento e una rinuncia ad introdurre modalità più efficaci e un uso più razionale di uomini e risorse.

In tale ambito, le buone prassi si sono sostanzialmente ridotte e l’attività di poliziotti/carabinieri/vigili di quartiere sono residuali. Quali progetti sono stati messi in campo per far fronte ai punti suindicati?

5) MISURE DI COORDINAMENTO, RAZIONALIZZAZIONE, INTERSCAMBIO FRA LE DIVERSE FORZE

I tanti obiettivi indicati nell’articolato del Patto, sono precisi e condivisibili e tutti convergenti sulle necessità di accrescere il livello di coordinamento (gestione coordinata sistema video sorveglianza (art.2), programmi di formazione/aggiornamento congiunti su sicurezza urbana (art.11), interventi congiunti di polizia amministrativa, viabilità, infortunistica (art. 12)), e sopratutto, in ossequio alla Legge 121/1981 di trent’anni fa, lavorare per la “interconnessione delle diverse Sale Operative”: vero monumento alla separatezza, spreco di risorse e duplicazione di servizi.

Su questi punti, quali percorsi concreti sono eventualmente in cantiere?

6) CRIMINALITA’ ECONOMICA E SICUREZZA SUL LAVORO

E’ un capitolo fondamentale che può rappresentare una pagina nuova nella storia dei Patti locali. Chiediamo con forza che sia attivato un percorso, annunciato ma ancora sostanzialmente non avviato, per “individuare programmi di azione attraverso il confronto ed il coinvolgimento di Associazioni economiche, Sindacati, Comitati di cittadini, Associazionismo, rappresentanze delle Comunità di immigrati, Magistratura, Enti ed Istituzioni”.

E’ necessario perciò, riconoscere l’utilità e l’attivazione, di un “Tavolo periodico/permanente di concertazione” fra Istituzioni e Forze Sociali.

Queste, sono le principali riflessioni proposte dal Coordinamento Sicurezze della Cgil, con l’auspicio si possa aprire una partecipata e costruttiva fase di verifica sullo stato di realizzazione del Patto, anche ai fini di considerarne gli “aggiornamenti e le modifiche che si rendessero necessarie” .