Ieri, ai Musei civici di Reggio Emilia, si è riunita la Commissione cultura del Comune sul progetto di riqualificazione degli Musei civici. Sono intervenuti l’assessore a Cultura e Università Giovanni Catellani, l’assessore ai Progetti Speciali Mimmo Spadoni, il direttore dell’Area pianificazione strategica Massimo Magnani, il direttore dell’Area Servizi alla persona Giordano Gasparini e la dirigente dei Servizi museali, Elisabetta Farioli. Di seguito la descrizione del percorso progettuale e precisazioni sugli investimenti.

LA STORIA DEL PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE DEI MUSEI CIVICI – La storia del progetto di restauro e riqualificazione dei Musei civici di palazzo San Francesco a Reggio Emilia ha inizio nel 2001, con l’elaborazione dei primi progetti affidati all’architetto Cesare Mari di Panstudio/Arrigo Mari di Bologna. Il cantiere viene avviato nel 2002.

L’intervento si configurava come un adeguamento funzionale della struttura esistente: cercare cioè di: rispondere alle esigenze di maggiore funzionalità, abbattendo le barriere architettoniche, quindi rendendo accessibili i diversi piani anche ai diversamente abili, realizzando nuove scale e nuovi ascensori; ammodernare gli uffici e i servizi; riqualificare e ammodernare la sala delle esposizioni temporanee attigua al giardino su retro del museo. E, come plusvalore rispetto alle strutture già presenti, creare la nuova galleria di arte contemporanea.

Le novità di questo primo progetto erano quindi tre: far funzionare meglio la “macchina” dei Musei dotandola di servizi; realizzare un nuovo accesso ai Musei sul retro dell’edificio (lato parcheggio ex Aci), trasformando profondamente il sistema di accesso e percorrenza storico; e aprire un ulteriore piano, prima non utilizzato, in corrispondenza del sottotetto del palazzo San Francesco. Si prevedeva perciò un incremento dimensionale del museo.

Nel 2005, i lavori si interrompono, il cantiere viene chiuso a causa di un contenzioso con l’impresa.

LA NUOVA AMMINISTRAZIONE COMUNALE: UNA RIFLESSIONE SU PIAZZA E MUSEI – Nel frattempo, si insedia la nuova Amministrazione comunale (giugno 2004) e, a seguito della chiusura del cantiere, si apre una riflessione sul progetto museale, partendo da due elementi precisi di analisi:

1) il Piano strategico di valorizzazione del centro storico, che viene elaborato con l’obiettivo di mettere in moto la vitalità della città storica;

2) una ricerca commissionata appositamente al professor Zan dell’Università di Bologna, per svolgere una diagnosi di tutto il sistema museale, al fine di individuarne criticità e opportunità.

Da questi due strumenti, che hanno consentito una riflessione approfondita sui Musei reggiani, è emerso che:

– il Piano strategico di valorizzazione del centro storico, puntando sulla riqualificazione degli spazi pubblici, in primis con il concorso per la riqualificazione della piazza Martiri del 7 Luglio, ha ragionato sui Musei prospicienti la piazza stessa, prospettando lo spostamento dell’accesso, che era stato previsto sul retro del palazzo, portandolo nuovamente sul davanti e relazionandolo così coerentemente con la piazza. Inoltre, far diventare il Museo un sistema più permeabile e aperto alla città;

– dalla ricerca del professor Zan emergeva che i Musei civici, a differenza di tutti gli altri musei reggiani, era quello che presentava le maggiori criticità: affluenza inferiore alle sue potenzialità, rilevanti costi di gestione. Ma emergeva anche che era il museo con la maggiore opportunità di crescita rispetto agli altri e per questo necessitava della valorizzazione delle collezioni esistenti: non si doveva accantonare l’antico, ma partire da queste solide fondamenta per potenziare l’identità e trovare una nuova qualità e fruibilità.

L’INCARICO ALL’ARCHITETTO ITALO ROTA – A conclusione dell’istruttoria, si sono individuate, rispetto al Piano strategico, nuove e migliori relazioni tra il Museo e la piazza, attraverso il nuovo ingresso; si intende inoltre il Museo anche come elemento di qualità e attrattività del territoriale e, in particolare, come polo da relazionare meglio con il sistema culturale e la comunità, cittadina e non solo, nel suo complesso.

Dal punto di vista dell’analisi museologica, è emersa la forte volontà di trovare, anzi ridare un’identità forte valorizzando il fatto che il Museo è museo di se stesso. Grande attenzione è riservata perciò a qualità, spirito del tempo, importanza delle collezioni storiche e contemporanee. Ferma restando la preservazione delle collezioni storiche, si è lavorato sul rapporto tra antichità e contemporaneità.

L’Amministrazione comunale ha avuto, ed ha, la volontà di proseguire il progetto e nello stesso tempo compie una riflessione a 360° non interessandosi solo dell’aspetto infrastrutturale, ma anche integrando l’aspetto dell’architettura dell’edificio con altri due temi cruciali: il tema museografico (cioè come esplicito, comunico i contenuti del museo) e il tema museologico (cioè il valore e la funzione educativi e pedagogici del museo).

Si è cercata quindi una professionalità, che fosse in grado di muoversi con grande competenza in questi tre ambiti, integrandoli fra loro.

Tale professionalità, misurata con i curricula di altri architetti, è stata individuata nell’architetto Italo Rota, al quale è stato dato incarico di redigere un concept che tiene insieme gli aspetti: architettonico, museografico e museologico.

Rota ha lavorato fianco a fianco con il Comune per quanto riguarda gli aspetti infrastrutturali e fianco a fianco con il Museo per quanto riguarda gli aspetti museologici e museografici.

Non c’è nulla di estemporaneo, ovviamente. L’architetto Rota ha compiuto numerosi visite, approfondimenti, ha incontrato ispettori e tecnici comunali ed ha proposto all’Amministrazione la nuova idea concettuale dei Musei.

IL PROGETTO, I NUOVI SPAZI E LA CORRISPONDENZA CON GLI OBIETTIVI ORIGINARI – Si prevede il recupero del piano terra, che consente di dare continuità con la città e di “aprire” i Musei alla città stessa, sul piano reale-strutturale e simbolico, in corrispondenza con gli obiettivi originari. L’architetto Rota elabora quindi una proposta per cui, con le stesse risorse (il finanziamento previsto, più risorse recuperate dall’appalto in corso), si realizza un piano in più al museo (quindi aumentano le dimensioni) e non si enfatizza la dimensione architettonica, che avrebbe comportato l’impiego di ulteriori risorse.

L’unica licenza che Rota si permette di proporre, solo perché esplicitamente richiesta dall’Amministrazione nella strategia di riqualificazione dell’intera area urbana, è di individuare un nuovo ingresso, che sia di fatto continuo della piazza: l’ingresso si propone come tratto di unione tra museo e piazza, come se la piazza tendesse a entrare nel museo. All’architetto è stata chiesta una maggiore integrazione fra gli spazi e per questo egli ha proposto una soluzione che consiste nel nuovo ingresso.

Dal punto di vista museografico, Rota ha proposto un progetto di allestitivo, basato sulle tecnologie e rispettando le collezioni scientifiche esistenti, introducendo le period room e un embrione del museo del Novecento.

Dal punto di vista museologico, l’architetto ha lavorato appunto fianco a fianco con gli esperti della direzione dei Musei, per costruire i percorsi educativi e didattici.

I MUSEI SU QUATTRO PIANI – Nel progetto di Rota, i piani dei Musei sono quattro e si caratterizzano ciascuno per una sua specificità.

Il piano terra diventa il Foro coperto, punto di contatto e scambio tra Musei e città: si entra liberamente e si ha una prima affascinante intuizione e proposta descrittiva del museo. Questo è possibile attraverso il recupero di vecchi magazzini e bassi servizi, cioè spazi non in uso, sale non fruibili, in cui trovano posto il nuovo ingresso, il bookshop, i nuovi servizi igienici, l’ascensore.

Il piano primo e il piano secondo, quelli che ospitano le collezioni storiche di Spallanzani del Settecento e Chierici dell’Ottocento, non vengono toccati.

L’ultimo piano, nuovo, viene rivisitato per crearvi le period room, la galleria per esposizioni contemporanee (Kunsthalle) e il ristorante.

I COSTI – Come si può evincere dalle deliberazioni in materia, l’ultima delle quali è del 2008, per finanziare questo progetto di riqualificazione dei Musei, il Comune di Reggio aveva reso disponibili 2,8 milioni di euro, lo Stato si era impegnato, con firma di specifico Protocollo d’intesa, a erogare 1,5 milioni nell’ambito inserendo il progetto fra gli interventi per il 150° dell’Unità d’Italia, attraverso un bando, a cui il Comune aveva partecipato.

I 2,8 milioni di euro del Comune erano in parte recuperati dal vecchio progetto, risorse non spese a causa del blocco dei lavori, e in parte rifinanziati.

Al Comune era stato chiesto, dall’amministrazione dello Stato titolare del bando, di redigere comunque un progetto più complessivo della riqualificazione, quindi non un solo stralcio, per inquadrare tutto in un contesto più ampio. Questo per la eventuale possibilità di ottenere ulteriori finanziamenti statali, qualora la proposta complessiva fosse stata di particolare qualità.

In linea tecnica, quindi senza alcun impegno di spesa, il Comune ha approvato un progetto comprendente primo e secondo stralcio di riqualificazione, pari a 8 milioni e 140mila euro. Questo però con un’unica finalità: presentarlo appunto all’amministrazione dello Stato per poter avere un ulteriore eventuale finanziamento.

L’unico reale impegno di spesa del Comune era però di 2,4 milioni di euro.

Dopo vicende estranee al Comune di Reggio e note alle cronache nazionali, viene comunicato al Comune che il finanziamento statale è annullato.

Il progetto dei Musei, però, è giusto prosegua, il Comune e la città ci credono. Assurdo sarebbe fra l’altro abbandonare un cantiere avviato, in questo caso sì con inutile spesa di risorse.

Perciò nell’ambito del Pru, Programma di riqualificazione urbana del centro storico, che ha visto la costruzione di tutti gli atti negoziali ad esempio per l’Isolato San Rocco e palazzo Busetti, l’imprenditore Gino Montipò rende disponibili 1,4 milioni di euro per portare avanti il progetto.

A questo punto, non avendo più risorse dallo Stato e avendo il Comune risorse investibili vincolate dal Patto di stabilità, il progetto è stato rivisitato.

Dunque, un progetto che in origine era di 4,3 milioni di euro, è oggi un progetto da circa 4,2 milioni: cioè 2,8 milioni del Comune, più 1,4 milioni di euro da privato.

L’ONORARIO DELL’ARCHITETTO – L’incarico all’architetto Rota – per il concept, la direzione artistica e gli allestimenti – comporta complessivamente un impegno di circa 230.000 euro, di cui 170.000 liquidati. L’incarico è stato affidato a questo professionista di fama internazionale, perché l’Amministrazione comunale punta evidentemente sull’alta qualità e l’identità precisa, il tratto distintivo che parte dalla storia dei Musei.

I PARERI FAVOREVOLI DI SOVRINTENDENZE E DIREZIONE DEI BENI CULTURALI – Tale progetto è stato oggetto di confronto per tre volte con la Direzione regionale dei Beni culturali, due svolti a Reggio e uno a Bologna, in seguito ai quali la Direzione stessa ha espresso parere favorevole al progetto.

A questo via libera, si aggiungono i pareri favorevoli delle tre Sovrintendenze competenti: Beni artistici, Beni archeologici ai Beni paesaggistici e architettonici.

IL DIALOGO CON LA CITTÀ – La presentazione del progetto e il confronto con la città vengono proposti con Gli oggetti ci parlano, allestimenti curati dallo stesso Rota in mostra attualmente ai Chiostri di San Pietro e, sabato 19 maggio, alle ore 21, sempre ai Chiostri di San Pietro, nell’ambito della Notte europea dei Musei, in un incontro con lo stesso architetto Rota.

Nel 2010 si è svolto un altro importante evento di presentazione, con la performance delle installazioni L’amore ci dividerà, nell’ambito di Fotografia Europea 2010, visitata da migliaia di persone.