L’uso combinato delle migliori tecnologie di recupero rifiuti consente di aumentarne il potenziale energetico con un minore impatto ambientale. Queste le prime indicazioni che emergono a metà della realizzazione del progetto RELS, acronimo di “Innovative chain for energy REcovery from waste in naturaL parkS”, finanziato all’interno del bando Life+ Politica e governo ambientali, che prevede lo sviluppo di sistemi di recupero dei rifiuti a ridotto impatto ambientale per applicazioni dedicate ai parchi naturali.

Gli studi e le ricerche su questo progetto di valenza europea sono condotti da un gruppo di docenti del Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria (DISMI) dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, con alcune istituzioni partner del progetto: il Comune di Reggio Emilia, la Provincia di Cosenza (Parco Nazionale della Sila) e la Provincia di Forlì-Cesena (Parco delle Foreste Casentinesi). La Biblioteca universitaria della sede di Reggio Emilia coordina le attività di educazione ambientale e di divulgazione dei risultati del progetto.

Seguendo le priorità indicate dalla Comunità Europea, i ricercatori reggiani ed i loro partners si sono proposti di individuare soluzioni tecnologiche e processi culturali necessari a promuovere azioni virtuose che portino ad una forte riduzione della produzione di rifiuti, così come all’aumento del recupero di materia da rifiuti, in maniera da ottimizzare il recupero di energia. Il progetto RELS è ritagliato sulle esigenze ed applicazioni di questi obiettivi per quanto riguarda i parchi naturali, che vengono utilizzati come dimostratori ideali di un buon sistema di relazioni uomo-ambiente.

In particolare, il lavoro del gruppo di ricerca si è concentrato su due aspetti: lo sviluppo di un software di simulazione in grado di selezionare quantità e qualità dei rifiuti e la realizzazione di due architetture di impianti per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti nei parchi naturali.

Il software di simulazione studiato è uno strumento flessibile che consente di trattare i rifiuti, separati e non, attraverso la combinazione di diverse tipologie di impianti di trattamento, quali discariche, inceneritori, gassificatori, impianti di compostaggio o atri. Naturalmente su questi primi risultati si registra un interesse crescente degli operatori come quello dei Comuni.

Il progetto preliminare delle due architetture, la cui realizzazione dimostrativa si terrà presso i Parchi coinvolti, prevede che una combinazione di impianti tratti i rifiuti raccolti in forma differenziata mentre i rifiuti raccolti in forma indifferenziata vengono trattati attraverso l’incenerimento. Nella prima architettura, i rifiuti raccolti in forma differenziata che non possono essere direttamente recuperati (ovvero carta, plastica, lattine e vetro) vengono inviati all’inceneritore. Nella seconda, la parte organica viene trattata attraverso tecnologie di gestione anaerobica in cui il rifiuto organico durante il processo di fermentazione diventa biogas. Gli scarti della frazione differenziata e le porzioni di rifiuto ad elevata umidità vengono trattate attraverso un gassificatore, una tecnologia che consente di ricavare syngas con ottime prestazioni in termini di rapporto tra energia prodotta e rifiuto trattato.

Le due architetture sono state analizzate con riferimento ai rifiuti prodotti nei comuni del parco nazionale della Sila e dimostrano che l’uso combinato delle migliori tecnologie di recupero rifiuti consente di aumentare lo sfruttamento del potenziale energetico di alcune frazioni di rifiuti raccolte in forma differenziata (in particolare scarti di imballaggi e frazione organica e vegetale) con un minore impatto ambientale rispetto all’incenerimento.

Ma l’interesse per il progetto non si ferma qui, oltre 900 persone hanno seguito on-line il corso sulla gestione dei rifiuti ( http://www.eco-ambiente.unimore.it), tenuto da alcuni tra i principali esperti italiani della materia.