“Contestiamo la fiducia che il Governo metterà alla Camera sul Ddl lavoro. Lo stesso Decreto lavoro per la Cgil è ingiusto, iniquo e sbagliato”.

Così Donato Pivanti segretario generale Cgil Modena, ha motivato stamattina in conferenza stampa le ragioni della mobilitazione regionale del sindacato oggi e domani 27 giugno e che a Modena ha visto oggi lo sciopero di 2 ore con presidio davanti alla Prefettura.

Lo sciopero che riguardava le ultime 2 ore di lavoro o di fine turno è relativo solo ai lavoratori privati, sono infatti esclusi tutti i lavoratori pubblici e quelli in legge 146 tenuti all’obbligo di preavviso e alla garanzia dei servizi minimi essenziali.

Dalle ore 16 alle 18 in concomitanza con le due ore di sciopero si è tenuto anche un presidio davanti alla Prefettura di Modena (viale Martiri della Libertà) a cui hanno partecipato anche folte delegazioni di lavoratori pubblici.

“Non ci illudiamo che il Governo tolga la fiducia sul Ddl, magari fosse così – ha detto il segretario Cgil – ma chiamiamo i lavoratori alla lotta per dare un segnale chiaro al Governo ma anche alle forze politiche, a quelle progressiste e di sinistra in particolare, che la riforma del mercato del lavoro così non va, come non va la riforma delle pensioni, dal lavoro bisogna ripartire per sostenere crescita e sviluppo”.

La riforma del lavoro non introduce lotta alla precarietà, semmai il testo che approda con le modifiche al Senato è stato ulteriormente peggiorato, non contrasta l’abuso delle Partite Iva, il ricorso irregolare e smisurato al lavoro a chiamata (in certi settori come il commercio è ormai la prima forma di assunzione), le false associazioni in partecipazione.

La riforma non darà più lavoro ai giovani e non contrasterà realmente il precariato.

Sugli ammortizzatori sociali, se è vero che allarga la platea dei beneficiari di 3-400.000 persone, ma non estende le tutele a chi sinora ne è escluso (lavoratori artigiani, commerciali, coop sociali e contratti flessibili). Inoltre riduce significativamente il periodo di copertura sia dalla cassa integrazione che della mobilità: oggi la copertura può essere sino a 5 anni tra Cigs e mobilità, con la riforma si va progressivamente negli anni ad un netto dimezzamento.

“Nonostante le modifiche introdotte, rimane la manomissione dell’art.18 e quindi la riduzione dei diritti – ha aggiunto Pivanti – se un licenziamento per motivi economici è illegittimo deve scattare automaticamente la reintegra (come adesso) e non il risarcimento!”

“Ci aspettavamo modifiche diverse alla riforma, così non è stato, per questo vogliamo tenere aperta la battaglia contro una riforma del lavoro iniqua e inadeguata, che non migliora la qualità del lavoro e non aumenterà l’occupazione giovanile. A ciò si aggiunge una riforma delle pensioni che consideriamo altrettanto sbagliata, perché oltre al tema degli esodati (si stimano tra i 2.500 e 5.000 a Modena, più altre diverse migliaia di persone soprattutto donne ammesse alla prosecuzione volontaria dei contributi a cui la riforma allunga di molto l’accesso alla pensione), c’è un allungamento al lavoro sino a 46-47 anni che per tanti lavori è inaccettabile!”.

La Cgil quindi vuole dare un segnale di forte dissenso su entrambe le riforme.

“Con Cisl e Uil proseguiremo la mobilitazione su tutti gli altri temi a cominciare dalla riforma fiscale per alleggerire il peso sul lavoro dipendente, far ripartire i consumi, sostener il potere d’acquisto di dipendenti e pensionati, fa ripartire gli investimenti”.

“Il lavoro lo si costruisce se si difendono i diritti delle persone e le tutele, e si garantisce la democrazia nei luoghi di lavoro – ha concluso Pivanti – Senza queste condizioni si va verso una deriva che rende le persone e il Paese più deboli, altera i poteri nei luoghi di lavoro, indebolisce il ruolo contrattuale dei lavoratori e del sindacato, e tutto ciò aumenta la separazione tra cittadini e istituzioni”.