Davide Baruffi, segretario provinciale del Partito Democratico modenese, risponde alle parole di Roberto Vezzelli, ex presidente Lega Cooperative, e Paolo Silingardi, portavoce di Modena Attiva, rimarcando la totale apertura del Pd al confronto, purché si tratti di un dialogo rispettoso. Di seguito, per esteso, le dichiarazioni del segretario Baruffi:

«Il Pd è interessato a confrontarsi con tutti sui problemi che investono questa comunità e il suo futuro, convinti come siamo che solo attraverso un dialogo proficuo anche tra opinioni diverse sia possibile costruire una proposta più forte e condivisa. Le alleanze si fanno appunto tra diversi, partendo dal merito, e anche nel nostro partito hanno diritto di cittadinanza – e anzi ne sono elemento costitutivo – opinioni differenti. Ci sono senz’altro molte cose da migliorare nel nostro confronto interno e coi cittadini: non vogliamo sottrarci ad un impegno di maggior ascolto, partecipazione e confronto sulle questioni importanti. Vorrei che questa non fosse intesa come un’affermazione di principio, ma come un impegno che assumiamo con questa città e con la comunità di questa provincia, a partire dalle questioni più significative sul tappeto: la ricostruzione dopo il sisma di maggio, una nuova chiave di sostenibilità per i nostri servizi nel quadro delle disponibilità strutturalmente mutate della finanza pubblica, il riordino e la semplificazione degli assetti istituzionali locali, la nuova programmazione territoriale in città e provincia. E’ su queste (ed eventualmente altre) questioni che il confronto deve svilupparsi in modo aperto e partecipato, perché riguardano il destino di tutti i modenesi nonché la capacità del campo democratico e progressista di essere all’altezza della sfida. Siamo nel cuore di una trasformazione epocale che intacca molte delle formule che hanno reso forte Modena e il centrosinistra che la governa. Non possiamo guardarci la punta delle scarpe. C’è però una precondizione: il confronto è possibile tra persone che si rispettano. Se dichiaro invece che il mio interlocutore sia un mascalzone, un portatore di interessi illeciti e dedito al malaffare, discutere diventa impossibile. Le parole di questi giorni di Roberto Vezzelli e di Paolo Silngardi mi hanno lasciato basito. Conosco abbastanza bene entrambi e con loro ho sempre avuto un rapporto di rispetto e di leale confronto, anche nei passaggi più controversi degli ultimi anni. Quel dialogo rispettoso è stato anche la premessa per compiere alcuni passi avanti su alcune scelte per la città. Che si trattasse di “piano casa” o “aree F”, di piscina o rifiuti, abbiamo avuto talvolta idee simili e spesso idee diverse, ma credo che le scelte compiute alla fine su ciascuno di questi temi siano state anche frutto di quel confronto. Ora siamo pronti ad allargare questo confronto ad altri temi, anche controversi, forti delle nostre opinioni ma consapevoli di aver bisogno di aprici e ascoltare, raccogliere e modificare. Se il primo passo in questa direzione è un attacco violento sul piano politico e soprattutto morale del mio partito e dei suoi amministratori cominciamo molto male. Silingardi ha accomunato nel suo ragionamento vicende giudiziarie molto diverse e vicende amministrative modenesi totalmente avulse da inchieste della magistratura. Per trarne il seguente giudizio: il Pd non ha “l’autorità morale e la serenità per contrastare questi fenomeni degenerativi”. Sarebbe un giudizio inaccettabile anche tra avversari che si rispettino, figuriamoci tra alleati o iscritti allo stesso partito. Un partito che, pur con mille difficoltà, fa della rigenerazione morale del Paese e della legalità un caposaldo: basti vedere che segno hanno i primi provvedimenti e gli accordi sottoscritti per la ricostruzione post-sisma, affinché non abbiano a ripetersi le vicende dell’Aquila in materia di appalti. Per quanto mi riguarda il confronto non si è mai interrotto, perché credo sia interesse nostro e della città tenerlo vivo anche nei passaggi più complicati. Ma attendo ora un segnale chiaro, perché quei giudizi sono oggettivamente falsi e, temo, esclusivamente volti a rendere il dialogo più complicato. Così i modenesi non ci capiscono».