L’assetto futuro dell’ospedale di Mirandola e i tempi della realizzazione della casa della salute di Finale Emilia sono fondamentali per capire quale volto avrà la sanità dell’Area Nord, oggi chiamata a rispondere a esigenze nuove e non certo prevedibili solo sei mesi fa. In proposito la capogruppo Pd in Consiglio comunale a Mirandola e nel Consiglio dell’Unione dei Comuni Cristina Ceretti ha presentato una specifica interrogazione.

Il sisma ha non solo danneggiato tutte le strutture sanitarie dell’area che va da Carpi a Finale Emilia, ma ha anche provocato patologie nuove e diffuse. L’intero sistema della sanità locale, quindi, non solo deve essere recuperato, ma deve essere anche messo in grado di rispondere a esigenze inedite e certo non prevedibili soltanto sei mesi fa. Su questi temi, che preoccupano profondamente cittadini e operatori del mondo della sanità e che si intrecciano con i tagli delle risorse pubbliche, il capogruppo Pd in Consiglio comunale a Mirandola e nel Consiglio dell’Unione comunale dell’Area Nord Cristina Ceretti ha presentato una interrogazione indirizzata alle Giunte di entrambi gli organismi. «A sei mesi dalle scosse che hanno cambiato la nostra vita, temo che la conta delle vittime del terremoto sia molto più alta di quella ufficiale. – dice Cristina Ceretti – Ognuno di noi ha nella cerchia familiare più allargata un anziano che si è lasciato morire velocemente perché ha realizzato di non avere davanti a sé il tempo sufficiente per uscire da questo incubo o un parente che si è lentamente malato di depressione. C’è un dato non ancora conosciuto che si mostra con evidenza solo a chi vive ogni giorno l’esperienza di ricerca della normalità: è la nostra fragilità, la condizione inaspettata di una precarietà esistenziale”. Proprio partendo da questa situazione Ceretti, nel testo dell’interrogazione, chiede di conoscere “se l’Usl stia facendo o intenda fare un’indagine sull’aumento della mortalità, dei casi di suicidio o tentato suicidio, dei casi di patologie legate all’evento traumatico del sisma”. Fondamentale per far fronte a questi nuovi fenomeni è capire quale futuro avranno le strutture a cui i cittadini della Bassa hanno sempre fatto riferimento: “L’ospedale di Mirandola, centro sanitario dell’intera area nord, – spiega Ceretti – svolge e svolgerà in futuro il ruolo centrale di collante sociale. Da questa struttura ci aspettiamo qualcosa di più della soluzione delle patologie dei pazienti, ci aspettiamo la ricerca e la realizzazione di una normalità perduta. La politica della riorganizzazione aziendale non può non tenerne conto». Nell’interrogazione, infatti, si chiede di conoscere “la situazione esistente il 19 maggio 2012 per quanto riguarda reparti, funzioni specialistiche e posti letto; le indicazioni precise relativamente alla riorganizzazione dell’ospedale di Mirandola; uno schema di confronto tra i due punti precedenti e i contenuti del PAL; la situazione aggiornata e puntuale del servizio di emergenza-urgenza di tutta l’Area Nord; tempi, modi e contenuti per la realizzazione della Casa della Salute di Finale Emilia e la tabella degli spostamenti dei pazienti della Bassa modenese in altri presidi ospedalieri in questi sei mesi post-sisma”.