Nella giornata di ieri, a conclusione di una pressante attività investigativa, i Carabinieri della Stazione di Bentivoglio hanno denunciato una coppia di coniugi calabresi di 47 e 42 anni, specializzati in truffe. L’indagine è iniziata qualche mese fa, quando un 75enne di Bologna, titolare di una ditta del luogo, si era presentato in caserma per sporgere denuncia-querela contro ignoti per il reato di truffa. Il commerciante aveva riferito ai Carabinieri che nel pomeriggio del 18 settembre scorso, due persone, un uomo e una donna, si erano presentati al suo magazzino per trattare un acquisto di prodotti alimentari. Al termine della trattativa – previa esibizione di una copia del documento d’identità e dell’autorizzazione all’esercizio di attività di commercio – veniva consegnata loro la merce richiesta del valore complessivo di euro 2.780. Il pagamento veniva effettuato con l’emissione di un assegno postale. Durante la trattativa, i due gli proponevano addirittura anche il pagamento di un anticipo in contanti e il saldo nei giorni successivi, ma il commerciante, ormai caduto nella trappola dei truffatori, eleganti e dalla faccia pulita, non dubitava ed accettava l’assegno. L’amara sorpresa è arrivata dopo due giorni, quando il personale di una banca di Bentivoglio lo informava che il titolo era privo di copertura.

Le indagini avviate dagli investigatori di Bentivoglio si sono concentrate sulla copia del documento che l’uomo aveva consegnato al momento dell’acquisto. I Carabinieri, una volta accertata l’autenticità dei documenti che il 47enne aveva rilasciato all’ignaro acquirente, sono risaliti anche alla coniuge che, come il marito, era gravata da diversi precedenti di polizia specifici, alcuni dei quali erano stati commessi in concorso tra i due. A carico del 47enne, i militari, hanno anche scoperto che nel 2003, la Corte d’Appello di Palmi lo aveva condannato per il reato di turbata libertà degli incanti e falsità ideologica mentre in un’altra occasione era stato condannato per patteggiamento per reati inerenti alla detenzione di armi clandestine e ricettazione. Nel 2002, la Corte d’Appello di Reggio Calabria lo aveva peraltro condannato alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Per i due coniugi l’accusa è ancora una volta di concorso in truffa.