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L’Italia con una dipendenza energetica dall’estero del 83,8%, di oltre trenta punti superiore al 52,7% medio europeo, a settembre registra il massimo della bolletta energetica del 4,1%. Importiamo energia per 5,4 punti di Pil, pari a 84.609 milioni di euro, equivalente 1.396 euro per abitante. I prezzi dell’energia per le imprese sono ai massimi storici: a settembre 2012 + 11,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente ed è stato anche superato il precedente massimo registrati nel luglio 2008. Nei nove settori ad alto consumo energetico – che rappresentano la metà (50,5%) del made in italy, sono attive 142.904 imprese artigiane con 577.255 addetti, pari al 18,1% degli addetti totali dell’artigianato italiano.

Per l’energia elettrica il costo per le imprese italiane sale nell’ultimo anno del 12,7%, più del doppio rispetto al 5,2% dell’Eurozona, con un gap di costo del 36,4%. A metà 2012 il gas per usi industriali mostra un prezzo di riferimento per una piccola impresa in Italia del 5,8% superiore alla media europea; divario generato da una dinamica dei prezzi in Italia del 30,4% contro il 12,9% nella media europea.

Ad ottobre 2012 i prezzi dei beni energetici per le famiglie italiane salgono di 5,6 punti oltre alla media europea. Per alcune commodities si registrano ritmi di crescita multipli rispetto all’Europa: +16,1% per carburanti e lubrificanti quasi il doppio rispetto all’8,7% dell’area euro; inflazione a doppia cifra anche per l’elettricità per le famiglie che mostra una dinamica dei prezzi del 15,9%, quasi tre volte il 5,9% dell’Eurozona. Per il gas acquistato dalle famiglie si conferma la regola della maggiore inflazione italiana, con una crescita tendenziale dei prezzi del 9,1% contro il 6,4% dell’Euro area.

L’Italia è il 1° paese europeo per costo dei carburanti: +12,2% in più rispetto all’Eurozona; in due anni abbiamo scalato la classifica di 6 posizioni. La ’tassa da pieno’, considerando 60 litri di carburante, sale di 8,85 euro rispetto all’anno precedente. A fronte di un aumento del prezzo al netto delle imposte del 6,6% la tassa da pieno sale del triplo, +19,5%, contribuendo fortemente all’aumento del prezzo alla pompa. L’incremento massimo si rileva per il gasolio (+22,5%), seguito da Gpl (19,6%) e benzina (+15,3%).

Nei primi nove mesi del 2012 le entrate da accise su oli minerali salgono di 3,3 miliardi (+23,5%). Dalla pompa di benzina entrano nelle casse dello Stato 2.677.160 euro all’ora (pari a 44.619 euro al minuto); nello stesso periodo i consumi dei prodotti petroliferi in calo del 9,3%. Il peso delle accise sugli oli minerali arriva ad 1,5% del PIL. Ad aggravare la situazione arrivano anche i primi segnali di sboom delle imprese dell’energia causato da recessione e dalle modifiche alle incentivazioni all’energia da fonti rinnovabili: nel III trimestre 2012 la crescita delle imprese dell’energia dimezza: +0,7% mentre era +1,2% di un anno prima. Una situazione che ha ripercussioni nell’indotto delle costruzioni: nei lavori specializzati in edilizia – quasi metà degli addetti nell’istallazione di impianti – gli occupati scendono del 3,8%, mentre salivano del 16,7% un anno prima. I minori ingressi sul mercato dell’energia penalizzano il segmento più dinamico delle piccole imprese: nel 2010 la crescita dell’occupazione del settore concentrata nelle micro e piccole imprese (+22%) mentre medie e grandi imprese diminuiscono gli occupati dell’1,6%.

Nell’ambito della produzione con alto consumo di energia sono compresi settori con una rilevante presenza di piccola impresa; di conseguenza si registra una importante presenza anche di imprese artigiane nei comparti ad elevata intensità energetica2. Sulla base degli ultimi dati disponibili del registro imprese attive dell’Istat si osserva che nei settori energivori sono attive 142.904 imprese artigiane con 577.255 addetti, pari al 18,1% degli addetti totali. La regione dove è più alta la quota di occupati in imprese artigiane energivore sul totale degli addetti dell’artigianato è l’Emilia-Romagna con il 21,0%, seguita dalla Lombardia con il 20,2% dal Piemonte con il 19,8%, dalla Sicilia con il 19,1% e dal Veneto con il 18,9%.

Le dieci province con la più alta quota di occupati nell’artigianato in settori ad alto consumo di energia sono con Lecco con 1.535 imprese, 7.351 addetti, pari al 29,5% degli addetti dell’artigianato, seguito da Brescia con 5.461 imprese e 27.214 addetti pari al 26,6%, da Prato con 1.869 imprese e 6.935 addetti pari al 26,5%, da Parma con 1.820 imprese e 8.064 addetti pari al 25,0%, da Reggio Emilia con 2.273 imprese e 10.484 addetti pari al 24,3%, da Vicenza con 3.587 imprese e 17.065 addetti pari al 23,7%, da Biella con 690 imprese e 2.851 addetti pari al 23,3%, da Verbano-Cusio Ossola con 620 imprese e 2.511 addetti pari al 23,0%, da Cuneo con 2.395 imprese e 11.192 addetti pari al 22,7% e da Caltanissetta con 603 imprese e 1.807 addetti pari al 22,7%.