saldi_A poco più di un mese dall’avvio dei saldi di fine stagione è solamente il settore dell’abbigliamento per bambini a mostrare un andamento positivo. Gli altri, oscillano tra ‘faticose’ tenute e flessioni in alcuni casi marcate, specie per scarpe e giacche invernali. E mentre la zona di Carpi mostra una tendenza delle vendite sostanzialmente invariata rispetto l’anno passato, non si può dire lo spesso per l’area di Modena che raffrontata al medesimo periodo del 2012, evidenzia un calo degli affari tra le PMI del vestiario e delle calzature anche del 20%. Questa, la foto che emerge dal primo bilancio delle vendite di fine stagione, tracciato dall’Osservatorio di Confesercenti Modena che ha monitorato un campione di oltre 150 imprese sul territorio provinciale.

Dal primo bilancio dei saldi invernali, affiora ancora tanta curiosità e affollamento davanti ai negozi, specie nel fine settimana; di corse all’acquisto vere e proprie però, non ce ne sono ancora state. Si individua un capo, lo si osserva e si chiedono tutte le informazioni del caso, ma difficilmente lo si compera in prima battuta: si torna una seconda e magari una terza volta, con la speranza magari di trovarlo ulteriormente scontato. Il temporeggiare da parte dei consumatori è dettato dalla ridotta capacità di spesa: dovuta alla crisi che non molla la presa, alla pressione fiscale – il saldo dell’IMU di dicembre come pure di altre imposte continua a farsi sentire – ma pure il sisma del maggio scorso che non ha mancato di ripercussioni negative su ogni tipologia di consumi in tutta la provincia.

SETTORI, TIPOLOGIE DI PRODOTTI VENDUTI E PERCENTUALE DI SCONTO APPLICATA. Quasi scontato, il trend positivo – per diversi operatori, tutto sommato discreto – fino ad oggi riscontrato nel settore abbigliamento e calzature per bambini che segna rispetto al 2012 un +3% netto. Data la convenienza, in molti casi gli sconti sono anche del 50%, si scelgono i saldi non solo per acquistare capi da utilizzare nella stagione in corso, ma pure e soprattutto di una o due taglie maggiori da far indossare ai figli il prossimo inverno. Si registra invece una tenuta tra gli accessori – sciarpe, guanti, cinture e borse – l’intimo, maglieria e i capi casual uomo/donna. In flessione le calzature – unica eccezione gli stivali da donna – mentre l’andamento è decisamente negativo nella vendita di giacche e capi spalla tipicamente invernali. Quanto alle riduzioni, gli operatori commerciali quest’anno le stanno applicando in modo graduale: prevale uno sconto medio del 30% o poco superiore, mentre l’anno passato in questi giorni generalmente le vendite nei negozi erano già tarate su una media del 50%.

ANDAMENTO SALDI SUL TERRITORIO PROVINCIALE. Esclusa dal rilevamento per ovvie ragioni l’area nord della provincia (Mirandola e zone limitrofe), le vendite di fine stagione riscontrano un andamento stabile in linea con i valori dello scorso anno e di tenuta quindi, nelle zone di Carpi e Pavullo. La situazione peggiora invece nel comprensorio ceramico – Sassuolo, Formigine e Maranello – e nell’area di Vignola in cui il calo delle vendite è al momento del 15%. Male – si riscontra il valore negativo più accentuato – la zona di Modena: -20% le vendite, valore medio dello scontrino 60 euro, con una variazione di 20 punti di percentuale in meno rispetto al 2012. Da notare comunque che il valore medio dello scontrino, rispetto ai saldi precedenti è in flessione in ogni area della provincia presa in esame.

“La tenuta al momento, dove si è registrata può essere interpretata nulla più che una lieve boccata di ossigeno – dichiara FISMO-Confesercenti Modena – Come da previsione i saldi invernali quest’anno si sono trovati doppiamente a fare i conti con le tasche dei modenesi. Alla crisi ed al sisma si sono aggiunte nuove tasse che di conseguenza hanno abbassato ulteriormente il potere di acquisti dei consumatori. Quanto al settore, è noto ormai che costantemente si trova in una situazione di promozioni e svendite di ‘saldo’ continuo, 12 mesi l’anno con un’attrattività in calo che fatica sempre più ad animarsi in occasione delle vendite di fine stagione. Si evince dunque l’impellente necessità di una regolamentazione dato che la cosiddetta liberalizzazione ha portato al momento benefici solo a outlet e grande distribuzione, con le PMI del commercio costrette ad una corsa impari; come pure quella di ricreare l’appeal dei saldi, riposizionando la data di partenza più a ridosso della fine della stagione. Occorrono quindi azioni a livello nazionale, utili per rilanciare l’economia ed i consumi delle famiglie. Senza le quali, il settore distributivo sarebbe completamente affossato col conseguente danno incalcolabile per l’economia italiana”.

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