ph-copyright-Moreni-LorenzoSi è tenuto martedì 12 marzo 2013, presso il Best Western Classic di Reggio Emilia, il Convegno “Agroalimentare e Reti di Imprese: sfida ai mercati internazionali”. L’incontro, organizzato da Global Marketing e ASSORETIPMI, con il Patrocinio della Regione Emilia Romagna e della Provincia di Reggio Emilia, ha visto la partecipazione di un pubblico numeroso di imprenditori e aziende, piccoli e medi produttori del settore agroalimentare, professionisti e rappresentanti di importanti associazioni di categoria, provenienti dall’Emilia Romagna e da tutta Italia, dal Friuli Venezia Giulia fino a Sicilia e Sardegna.

Obiettivo del pomeriggio: approfondire i vantaggi e le opportunità delle reti di imprese nell’agroalimentare, per fare export e internazionalizzarsi, in modo da portare aziende mature e competitive su nuovi scenari. Al momento questo settore, pur rappresentando, da solo, il 15% del PIL nazionale, sconta la mancanza delle conoscenze e dei mezzi necessari per puntare verso mercati più competitivi, come quelli delle economie estere emergenti. «È stata un’emozione avere qui, nella Food Valley Italiana, tanti imprenditori provenienti da tutte le regioni, a indicare un forte bisogno di cambiamento» afferma Maria Birsan di Global Marketing. «L’export non s’improvvisa e non basta più avere un prodotto Made in Italy per competere sui mercati internazionali. Per comprendere l’importanza di fare rete per arrivare sui mercati preparati e affrontarli con gli strumenti adeguati, soprattutto nell’agroalimentare, basta confrontare lo scenario economico italiano con quello di due paesi a noi molto vicini, Francia e Germania. I dati parlano chiaro. Nel 2011, queste nazioni hanno avuto, rispettivamente, un aumento delle esportazioni del 29,5 % e del 27,5%: l’Italia solo del 10%. A fare la differenza, è stata la capacità delle aziende francesi e tedesche di fare sistema e creare marchi collettivi».

L’economia italiana, a oggi, si basa per gran parte sulle piccole e piccolissime aziende, realtà spesso sotto i 10 dipendenti, che soffrono l’attuale congiuntura economica nazionale e hanno bisogno di aprirsi a nuovi mercati più dinamici. Da sole non riuscirebbero a farcela. In quest’ottica, la rete di imprese diventa lo strumento vincente per competere sullo scenario internazionale e l’input decisivo in termini di sviluppo occupazionale, sociale e di rilancio dell’economia. «Abbiamo contattato l’Associazione francese Agroalimentare, che sta promuovendo molto bene il marchio “France Bon Appétit ” per diffondere i prodotti transalpini nella Gdo e nei mercati degli altri paesi, per capire quali strategie avessero utilizzato» prosegue Birsan. «Il risultato? A fare la differenza è stata la loro capacità di fare sistema, di aggregare tante aziende in un’unica rete. Forse è meglio passare dalla teoria alla pratica e cercare di “copiare’’ le idee e le strategie dei paesi che in questo momento stanno cavalcando la crisi con progetti concreti. È giusto lamentarsi che i vari paesi esteri “falsificano‘’ i nostri prodotti alimentari di nicchia, ma sta a noi proteggerli con progetti di export concreti. Da soli i piccoli produttori non hanno le forze: dobbiamo fare rete, dobbiamo fare squadra».

Il convegno è stato arricchito dagli interventi dei professionisti chiamati a illustrare le specificità legali e finanziarie delle reti di imprese, tra i quali il dott. Stefano Gherardi di Sace, che ha presentato i vari strumenti che il gruppo assicurativo mette a disposizione per la garanzia del assicurazione del credito per l’export, protezione degli investimenti, cauzioni e garanzie finanziarie, per le piccole e medie imprese. Molto interessanti sono state le anche relazioni dell’avvocato Donato Nitti, dello Studio Legale Nitti & Associati, che ha affrontato le problematiche civilistiche del Contratto di Rete, con tutte le sue specificità giuridiche, e quelle di Franz Puccini di Gruppo Cariparma e di Francesco Lazzarotto di Warrant Group, che hanno affrontato, rispettivamente, la questione dei finanziamenti e dei bandi, regionali e nazionali.

Gli interventi più tecnici sono stati arricchiti da importanti testimonianze di Rete di Imprese italiane, quali “Il Chinotto nella rete” dalla provincia di Savona; “R.I.T.A. – Rete Italiana Tecnologie Agroalimentari”, una testimonianza di rete di imprese interregionale, e, infine, “Eccellenza, dono di natura”, sviluppato dalla Regione Sicilia. «Esempio concreti di come, insieme, si può far molto più che isolati».

«L’aggregazione in rete rappresenta, per le PMI, un’importante sfida da cogliere con gli strumenti necessari e con nuovi modelli organizzativi, che consentano alle piccole e medie imprese di affrontare il mercato in modo vincente, interagendo senza perdere la propria identità imprenditoriale. Occorre creare le basi strutturali e organizzative per penetrare nuovi mercati così come altre imprese estere e straniere stanno riuscendo a fare con noi» afferma Eugenio Ferrari, presidente di ASSORETIPMI, associazione senza scopo di lucro nata dal social media LinkedIn, che oggi conta 7100 iscritti, liberi professionisti, aziende, avvocati, commercialisti, uniti dallo stesso scopo: unirsi in rete per competere. “Le reti costituiscono uno strumento aggregativo ricco di opportunità di sviluppo per le imprese locali, che non deve essere finalizzato esclusivamente per ottenere agevolazioni fiscali o accedere a finanziamenti agevolati, ma alla concretizzazione di un progetto forte intorno a un’idea imprenditoriale, che sviluppi vantaggi competitivi duraturi per le imprese che vi aderiscono».

Sono in tutto 647 i contratti di rete stipulati in Italia, con la partecipazione di 3.350 imprese. I dati indicano una crescita costante e piuttosto rapida negli ultimi 18 mesi, in particolare nel Nord ovest e nel Nord est. Anche il sud e le isole, soprattutto la Sicilia, sono realtà dove il tema dei contratti d’impresa è in forte ascesa e riscuote sempre più consensi. Tra le regioni più attive nella scelta di questa forma di aggregazione imprenditoriale, dopo la Lombardia, spiccano l’Emilia Romagna e la Toscana: la maggior parte delle imprese in rete (41%) operano nell’industria in senso stretto, seguite da quelle dei servizi alle imprese (24,7%), delle costruzioni e dell’edilizia (10,1%), e, infine, dall’agroalimentare (5%), nonostante il costante aumento dai paesi emergenti rispetto ai prodotti di quest’ultimo settore.

 

Immagine: copyright Moreni Lorenzo – Agenzia Videopress Parma