Il Consiglio comunale di Carpi nella seduta di giovedì 18 aprile ha affrontato il tema della perimetrazione delle U.m.i., ovvero le Unità minime d’intervento, previste dalla Legge regionale numero 16 del dicembre scorso e che definiscono edifici contigui o comunque vicini a quelli che a causa del sisma hanno subito danni. “Individuando le U.m.i. sul nostro territorio – ha spiegato presentando la delibera l’assessore all’Urbanistica Simone Tosi – cerchiamo di essere il più vicino possibile ai cittadini, potendo sostituirci a coloro che non vogliono e non possono intervenire per recuperare un alloggio o un edificio danneggiato senza utilizzare la via giudiziaria, arrivando anche all’esproprio. In questo modo il Comune diventa interlocutore di chi intende operare, definendo una data certa per l’inizio dei lavori e una certezza nei tempi. Nel caso vengano modificate le norme regionali o commissariali interverremo in Consiglio per l’opportuno adattamento delle stesse e presentando le modifiche necessarie. Riteniamo che questo sia un atto importante, che consente di mantenere un’organicità nella ricostruzione del centro storico”. Attilio Palladino, architetto in forza all’assessorato all’Urbanistica, ha brevemente presentato in aula alcuni numeri relativi alle U.m.i. carpigiane: nel centro storico sono 113, a cui si sommano 32 aggregati edilizi. Palladino ha poi ricordato anche come le U.m.i. fossero già previste nel Prg del 2002, pur se con altre finalità. L’assessore Tosi ha poi elencato i dati delle schede Aedes relative agli edifici danneggiati sul territorio comunale, 1906 in tutto: di queste 562 sono per inagibilità di classe A, 411 di classe B (58 in centro storico), 130 di classe C (22 in centro), 14 di classe D e 649 di classe E (408 nelle zone rurali, 58 in centro storico, le altre 183 in altra zona urbana) oltre a 66 di classe F. L’assessore ha poi spiegato su richiesta del capogruppo della Lega nord Argio Alboresi come funzionerà la procedura legata all’individuazione delle U.m.i.: non ci sarà un esborso diretto dalle casse comunali ma è previsto un apposito fondo della Regione, che verrà reintegrato con le risorse derivanti dalla vendita degli alloggi espropriati. Il Comune potrà dare il via ad una occupazione d’urgenza che potrebbe concludersi con un esproprio dell’immobile o dell’alloggio da ristrutturare: dopo i lavori si metterà questo all’asta garantendo una prelazione a chi lo occupava in precedenza. In caso di problematiche sorte in un condominio il Comune può sostituirsi agli inadempienti. Già alcune unità in città secondo l’ente locale sono quelle per cui è in corso un contenzioso: lo ha specificato l’ingegnere Norberto Carboni, dirigente dell’assessorato all’Urbanistica, che ha anche detto in aula che è possibile modificare la delibera sulle U.m.i. su istanza di cittadini e progettisti, anzi che è sicuramente utile che si attivino associazioni e consorzi.

Il consigliere del PdL Roberto Benatti ha allora preso la parola per sottolineare come ci sia il rischio che qualche ‘furbetto’ possa approfittarsi di questa procedura: ad esso ha risposto lo stesso Carboni confermando che il Comune può ma non deve intervenire per sostituirsi agli inadempienti e che il valore degli immobili è quello stimato ante-sisma. “In caso di comproprietà – ha detto l’assessore Tosi – ci possiamo sostituire: verremo in Consiglio in caso di attivazione di ogni procedura di esproprio”. E dopo che il consigliere Marco Bagnoli (Pd) si è detto soddisfatto per questa delibera, “che antepone in modo corretto gli interessi generali a quelli individuali” il capogruppo del PdL Roberto Andreoli ha espresso dal canto suo le sue perplessità per il fatto che nonostante l’obiettivo fosse quello di dare la possibilità di ricostruire a chi lo voleva “si sono emanate 147 ordinanze regionali che non agevolano di certo. Errani è il capo assoluto, i Sindaci non sono più vicecommissari: è necessario piuttosto che, visto che le case con inagibilità di tipo E sono rurali, si tolga innanzitutto il vincolo da Prg e su tutte le 408 non caso per caso dopo l’approvazione del Piano per la ricostruzione. E poi si dovrebbe poter consentire che si possa ricostruire in campagna con volumetrie diverse e minori, accorpando le superfici di diversi proprietari in un’area da definire dove possono trovare spazio servizi comuni, concentrando l’edificato”.

L’assessore Tosi ha ribadito come questo percorso al via possa rappresentare qualcosa di positivo se si valorizzerà la pianificazione partecipata come fatto ad esempio per la ricostruzione in Friuli: rispondendo alle sollecitazioni di Mauro Morellini (Lega nord) e Francesca Cocozza (Pd) ha poi ancora sottolineato come presto l’amministrazione porterà in Consiglio comunale l’eliminazione dei vincoli su fabbricati urbani mentre con il Piano per la ricostruzione si punterà a toglierne altri dando ulteriori risposte. “In zona agricola saranno 100-150 i fabbricati vincolati – ha detto – Le proposte fatte da Andreoli le terremo in considerazione per il Piano. Rispetto ai numeri carpigiani di Mude (i moduli delle richieste di concessione) e Sfinge infine posso affermare che da 57 che erano poche settimane fa ora sono già 90-100: e comunque anche in caso di errore le domande si possono ripresentare senza perdere il contributo”.

La delibera è stata poi approvata all’unanimità.

 

La delibera e i relativi elaborati grafici sono pubblicati da oggi su www.carpidiem.it: tutti i soggetti interessati hanno l’obbligo di presentare i progetti di intervento entro 90 giorni dalla data di pubblicazione dell’avviso di perimetrazione delle U.m.i.