Anotnio-IngroiaDomani sera (giovedì 27 giugno) Antonio Ingroia, ex procuratore antimafia di Palermo, pm nel processo sulla trattativa Stato-mafia e attuale leader di “Azione civile”, fa tappa nella nostra città. Dalle ore 21, a “La Gabella”, sotto l’arco di Santa Croce in via Roma, si parla di Costituzione e della trattiva Stato-mafia.

A condurre l’incontro Elia Minari della redazione di Cortocircuito, web-tv e giornalino studentesco indipendente di Reggio Emilia. L’evento è organizzato dal periodico di informazione locale Zon@civica in collaborazione con alcune associazioni. Introduce Donato Vena, direttore di Zon@civica e interviene Mauro Bortolani dell’Associazione reggiana per la Costituzione.

Ingroia, libero dagli obblighi della toga, vuole ora divulgare la sua verità sulla trattiva Stato-mafia, su cui ha indagato per anni. Si tratta di uno degli eventi cruciale su cui è nata la Seconda Repubblica e che avrebbe causato l’omicidio di Paolo Borsellino. «So che lo Stato ha avuto una responsabilità nella morte di Paolo Borsellino, non mi riferisco soltanto a una responsabilità morale ed etica. Sono convinto che uomini dello Stato hanno avuto una responsabilità penale in quell’eccidio», scrive Ingroia nel suo libro “Io so”, edito da Chiarelettere. «Gli elementi emersi negli ultimi anni sul clamoroso e criminale depistaggio, non fanno che confermare questa convinzione».

E sulla sua uscita di scena dalla magistratura, per Ingroia «è sotto gli occhi di tutti che appena l’inchiesta sulla trattativa è partita e si è capito che non sarebbe stata archiviata. Ho avvertito forte prima un senso di allarme e preoccupazione rivolta contro di noi magistrati della Procura di Palermo. Poi un’ostilità strisciante, che alla fine è diventata avversione evidente. Isolamento, ostacoli a ripetizione, fino ai ripetuti tentativi di neutralizzare le indagini, bloccando quei pm troppo ostinati nella ricerca della verità».

Così, il 14 giugno scorso, Ingroia ha lasciato la toga. La sua carriera aveva preso una svolta nel 1987, quando è entrato nel pool di Falcone e Borsellino, quest’ultimo l’aveva espressamente voluto al proprio fianco. Sostituto procuratore a Palermo dal 1992, è poi diventato un importante pubblico ministero antimafia, occupandosi di noti casi legati alla malavita organizzata e ai rapporti tra Cosa Nostra e il mondo della politica e dell’economia. Una delle indagini che hanno fatto capo a lui riguarda Marcello Dell’Utri, senatore del Pdl e cofondatore di Forza Italia, che secondo le sentenze già pronunciate avrebbe fatto da ponte tra mafia del sud e mondo imprenditoriale del nord.